Sinner il fenomeno: quali sono le sue nuove armi

Tre tecnici e commentatori tv, Laura Golarsa, Diego Nargiso e Giorgio Galimberti, analizzano la crescita del tennista azzurro: ci sono motivi, umani e tecnici nell’emersione di un campione
Sinner il fenomeno: quali sono le sue nuove armi© Marco Canoniero

Il fenomeno non nasce, tantomeno cresce per caso. In piena Sinnermania è bene cercare di capire come un ragazzo maturi la consapevolezza di potercela fare. Ci sono motivi, umani e tecnici nell’emersione di un campione. E uno staff di livello: i coach Simone Vagnozzi, Darren Cahill, il fisioterapista Giacomo Naldi, il preparatore Umberto Ferrara, l’amico consigliere Alex Vittur. Ne parlano tre commentatori tv, già giocatori e azzurri, ora tecnici.

Laura Golarsa di Sky

«Per sviluppare un campione ci vuole innanzitutto buona stoffa di base. A 16 anni già si vedeva il potenziale speciale di Sinner, peso di palla, timing e predisposizione al lavoro inconsueta. Terreno fertile. E quando ti circondi di gente che ti aiuta in un progetto a lungo termine, un coach che ha giocato, facendo tutte le scelte giuste, si arriva. Jannik si è messo alla prova, ha imparato, ha sentito di avvicinarsi sempre più. Un campione è fatto da qualità di gioco e capacità di gioco. Jannik contro Djokovic mi ha colpito per come gli prendeva la diagonale di dritto». Colpisce da sempre il rovescio: «La sua preparazione gli permette di avere quella velocità nel colpo. Fa passare la racchetta sulla palla, la spazzola pur giocando aperto, un po’ come Djokovic. Qualità innata, ma i colpi corretti si possono insegnare e sarebbe meglio fin da piccoli. Il gesto pulito aiuta a diventare forti. L’unica eccezione è Medvedev, ma ha un talento e un genio unico». Il servizio è il colpo più progredito: «Ognuno sente il proprio servizio e non c’è una sola via. Sampras serviva piedi chiusi, Federer piedi aperti. Sinner sta servendo in modo dinamico, ma a mio avviso ha qualità e fisico per arrivare a piedi aperti. Prima non ci riusciva perché non aveva sufficiente forza nelle gambe. L’aspetto in cui è cresciuto di più è proprio quello fisico. Contro Djokovic copriva un metro in più sul rovescio e sul dritto. Poi c’è l’esperienza maturata. Dopo la vittoria ha detto una frase sfuggita ai più: “La partita è stata molto tattica”. Vero, per esempio col servizio a uscire sul dritto ha messo in difficoltà Novak».

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Diego Nargiso di Supertennis Tv

«Innanzitutto Jannik è migliorato al servizio, ora riesce ad aprire meglio gli angoli, in particolare sul diritto dell’avversario. Sta migliorando l’efficacia del diritto tanto che si nota meno la grande qualità del rovescio. Può crescere ancora in avanzamento e a rete, ma io vado in controtendenza, Jannik deve esaltare le sua qualità, comandare il gioco come ha fatto martedì. Il rovescio è speciale certo, è la velocità di esecuzione, rapida, violenta, ma anche la traiettoria lo aiuta, tira dritto ma con un minima curva che gli dà sicurezza. Jannik è andato proprio sopra Djokovic nel gioco, perciò Novak ha sbagliato tanto di dritto. Sinner sta crescendo tanto fisicamente, ripeto, la sua caratteristica principale è avere due colpi così veloci e potenti. Ha aggiunto costanza e mi fa pensare sia una sorta di evoluzione di Agassi, con più forza. Il resto evolverà in quindici anni di carriera».

Giorgio Galimberti di Supertennis Tv

«Il progresso più visibile di Jannik è nella qualità del servizio non soltanto con la prima, anche con la seconda. Poi c’è il fisico: ha aumentato forza e resistenza, il problema principale nel 2022. Tecnicamente ha aggiunto parecchio e con la palla corta, pur sbagliando talvolta, ha destabilizzato il gioco di Novak. La consapevolezza di appartenere a questo gruppo ristretto è la chiave. Ha battuto Medvedev, ora Djokovic». Sul rovescio Galimberti, altro commentatore della tv creata dalla Fitp, aggiunge: «Ha questa capacità di creare spazio di accelerazione che rende la sua palla velocissima. Sinner ha l’Rpm (giri al minuto) più veloci di tutti sulla palla. Ha ancora margini di crescita a rete, a uno che tira così forte, renderebbe più facile chiudere i punti. Gli permetterebbe più attacchi in controtempo, come ha fatto Alcaraz. Detto questo tornerei sul servizio. Anche contro Tsitsipas, ha avuto il 70% di prime e ottenuto il 90% dei punti. Il greco non è Djokovic, ma pur sempre un top ten».

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Il fenomeno non nasce, tantomeno cresce per caso. In piena Sinnermania è bene cercare di capire come un ragazzo maturi la consapevolezza di potercela fare. Ci sono motivi, umani e tecnici nell’emersione di un campione. E uno staff di livello: i coach Simone Vagnozzi, Darren Cahill, il fisioterapista Giacomo Naldi, il preparatore Umberto Ferrara, l’amico consigliere Alex Vittur. Ne parlano tre commentatori tv, già giocatori e azzurri, ora tecnici.

Laura Golarsa di Sky

«Per sviluppare un campione ci vuole innanzitutto buona stoffa di base. A 16 anni già si vedeva il potenziale speciale di Sinner, peso di palla, timing e predisposizione al lavoro inconsueta. Terreno fertile. E quando ti circondi di gente che ti aiuta in un progetto a lungo termine, un coach che ha giocato, facendo tutte le scelte giuste, si arriva. Jannik si è messo alla prova, ha imparato, ha sentito di avvicinarsi sempre più. Un campione è fatto da qualità di gioco e capacità di gioco. Jannik contro Djokovic mi ha colpito per come gli prendeva la diagonale di dritto». Colpisce da sempre il rovescio: «La sua preparazione gli permette di avere quella velocità nel colpo. Fa passare la racchetta sulla palla, la spazzola pur giocando aperto, un po’ come Djokovic. Qualità innata, ma i colpi corretti si possono insegnare e sarebbe meglio fin da piccoli. Il gesto pulito aiuta a diventare forti. L’unica eccezione è Medvedev, ma ha un talento e un genio unico». Il servizio è il colpo più progredito: «Ognuno sente il proprio servizio e non c’è una sola via. Sampras serviva piedi chiusi, Federer piedi aperti. Sinner sta servendo in modo dinamico, ma a mio avviso ha qualità e fisico per arrivare a piedi aperti. Prima non ci riusciva perché non aveva sufficiente forza nelle gambe. L’aspetto in cui è cresciuto di più è proprio quello fisico. Contro Djokovic copriva un metro in più sul rovescio e sul dritto. Poi c’è l’esperienza maturata. Dopo la vittoria ha detto una frase sfuggita ai più: “La partita è stata molto tattica”. Vero, per esempio col servizio a uscire sul dritto ha messo in difficoltà Novak».

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Diego Nargiso di Supertennis Tv