Il fenomeno non nasce, tantomeno cresce per caso. In piena Sinnermania è bene cercare di capire come un ragazzo maturi la consapevolezza di potercela fare. Ci sono motivi, umani e tecnici nell’emersione di un campione. E uno staff di livello: i coach Simone Vagnozzi, Darren Cahill, il fisioterapista Giacomo Naldi, il preparatore Umberto Ferrara, l’amico consigliere Alex Vittur. Ne parlano tre commentatori tv, già giocatori e azzurri, ora tecnici.
Laura Golarsa di Sky
«Per sviluppare un campione ci vuole innanzitutto buona stoffa di base. A 16 anni già si vedeva il potenziale speciale di Sinner, peso di palla, timing e predisposizione al lavoro inconsueta. Terreno fertile. E quando ti circondi di gente che ti aiuta in un progetto a lungo termine, un coach che ha giocato, facendo tutte le scelte giuste, si arriva. Jannik si è messo alla prova, ha imparato, ha sentito di avvicinarsi sempre più. Un campione è fatto da qualità di gioco e capacità di gioco. Jannik contro Djokovic mi ha colpito per come gli prendeva la diagonale di dritto». Colpisce da sempre il rovescio: «La sua preparazione gli permette di avere quella velocità nel colpo. Fa passare la racchetta sulla palla, la spazzola pur giocando aperto, un po’ come Djokovic. Qualità innata, ma i colpi corretti si possono insegnare e sarebbe meglio fin da piccoli. Il gesto pulito aiuta a diventare forti. L’unica eccezione è Medvedev, ma ha un talento e un genio unico». Il servizio è il colpo più progredito: «Ognuno sente il proprio servizio e non c’è una sola via. Sampras serviva piedi chiusi, Federer piedi aperti. Sinner sta servendo in modo dinamico, ma a mio avviso ha qualità e fisico per arrivare a piedi aperti. Prima non ci riusciva perché non aveva sufficiente forza nelle gambe. L’aspetto in cui è cresciuto di più è proprio quello fisico. Contro Djokovic copriva un metro in più sul rovescio e sul dritto. Poi c’è l’esperienza maturata. Dopo la vittoria ha detto una frase sfuggita ai più: “La partita è stata molto tattica”. Vero, per esempio col servizio a uscire sul dritto ha messo in difficoltà Novak».