La tentazione di avvicinarlo a Tomba è forte. Stesso trasporto nazionale. E ricorsi storici importanti: se Albertone aveva interrotto Sanremo, Jannik Sinner ha sfondato i palinsesti di Rai 1 e Canale 5, pronte a spostare i loro programmi forti nel timore che il nuovo fenomeno italiano ne asfalti l’audience come ha fatto ieri con Rune nel primo set di ieri sera. Ma forse con Sinner abbiamo trovato qualcosa di diverso e interessante: stesso immenso talento, ma un approccio diverso nel gestirlo. Non c’è esuberanza, ma controllo; non c’è istinto, ma studio e poi maniacale applicazione, stoicismo agonistico e una sobria frugalità nel comunicare che, se proprio si deve richiamare un monumento dello sport italiano, riconduce più a uno Zoff, che a un Tomba.
Sinner fa bene allo sport italiano
Una cosa è certa, però, Jannik Sinner fa bene allo sport italiano e, in fondo, agli italiani stessi. Dopo aver provato l’inedito brivido di vincere i cento metri alle Olimpiadi, possiamo ambire ad avere il tennista numero uno del mondo. E intanto ci godiamo la storicità della semifinale nel torneo dei tornei che nessun italiano aveva mai raggiunto e che Sinner, schiena permettendo (che ansia hanno indotto in milioni di italiani quelle mani a massaggiarsi la zona lombare ieri sera), affronta con la possibilità di vincere e ambire a uno dei trofei più prestigiosi dello sport mondiale. E mentre ce lo godiamo, impariamo da lui che si può anche disciplinare la nostra genialità per dominare il mondo. Interessante novità: non c’è la furbizia speculativa di certi nostri trionfi calcistici, né la discontinuità di certi nostri vulcanici campioni che eruttavano solo quando gli girava bene.