TORINI - Ragazzo a Melbourne, uomo a New York con il trofeo degli US Open tra le braccia, mi chiedo se alle Finals troverò un Sinner un po’ invecchiato… Quella che sembra una battuta ha in realtà solide argomentazioni per non passare come una facezia. In effetti è una Sentenza, anzi una Sententia, una delle settecento, non più lunghe di un rigo, che Publilio Siro, schiavo, liberto, infine autore di testi teatrali nella Roma di Cesare radunò in un volume chiamato, per l’appunto, “Sententiae”, frasi che un attore avrebbe potuto piazzare a conclusione di una scena per reclamare attenzione, consenso, applausi. E dice: la vita in sé è breve, ma i mali la fanno allungare. Riferita a JS appare abbastanza chiaro dove si stia andando a parare. Non mi fido di ciò che stanno architettando i signori della Wada. Sono politici e burocrati, non riesco a cancellarlo dalla mente, e mi chiedo a che cosa serva una nuova sentenza quando tutte le parti in causa, Wada compresa, sono concordi su un aspetto che, forse sbagliando, io stesso ritenevo centrale in un processo sul doping, cioè la reale intenzione di doparsi, cosa che a Sinner non è passata nemmeno per l’anticamera del cervello.