Il numero uno più giovane nella storia
Resta, Alcaraz, con i 19 anni del suo primo avvento al soglio tennistico, il più giovane numero uno della storia del tennis, e nemmeno di poco. Due anni prima di Sampras (21 anni), tre di Federer e Nadal (22), cinque di Djokovic (24), giusto per confrontarlo con i grandi che l’hanno preceduto. Valeva la pena chiedersi, in controtendenza ai peana che giungevano da tutto l’orbe tennistico, se non fosse troppo presto per dotare Carlitos di una corona da reuccio. Lo era, in effetti, e non è stato così difficile scoprirlo. La crescita doveva completarsi, anche se i presupposti erano i migliori possibili. E qualcosa, nel carattere di Alcaraz, diceva che non tutto sarebbe filato liscio. Pur continuando a vincere ad alto livello, Carlos è rimasto meno del previsto sulla cima, appena 36 settimane, ma in due spezzoni.
Il suo tennis esprimeva le punte massime nelle grandi occasioni, ma il difetto era nella continuità, e un po’ nel suo carattere teso a stupire il pubblico, a strappare applausi. «È un fenomeno vero», prese la parola Juan Carlos Ferrero, ex numero uno e vincitore del Roland Garros, con l’intenzione di difenderlo. «Colpì tutti noi sin dai primi giorni all’Accademia. Era uno stecco, non aveva un muscolo sulle gambe, ancora meno sulla schiena. Ma lavorava come un matto e sui colpi era esplosivo come un mortaretto. Sapevamo che sarebbe riuscito presto a vincere qualcosa d’importante. Ma continuare a crescere sarà indispensabile anche a uno come lui. Dategli tempo».