"Odiare non è uno sport": una mobilitazione contro i discorsi d'odio online

Quando si parla di sport online, l’hate speech è ancora troppo diffuso. Per sensibilizzare e contrastare questo fenomeno ecco un flash mob in diverse città italiane
"Odiare non è uno sport": una mobilitazione contro i discorsi d'odio online

Oltre 1 milione di commenti d’odio in tre mesi di monitoraggio social sui profili delle principali testate sportive italiane. Dove per commenti d’odio si intendono espressioni aggressive in termini verbali e fisici, linguaggio volgare e vere e proprie parole discriminatorie. Quando si parla di sport online, l’hate speech è ancora troppo diffuso. Ed è per sensibilizzare e contrastare questo fenomeno che sta lavorando la campagna Odiare non è uno sport: il 6 aprile, in concomitanza con la Giornata internazionale dello sport per lo sviluppo e la pace, il progetto ha lanciato un flash mob in diverse città italiane con le parole d’ordine “stop all'hate speech”.

Odiare non è uno sport, i protagonisti

Tanti i campioni, le società e le persone comuni che si sono unite, rilanciando sui social il proprio messaggio. Dal Verona Volley alla Pallacanestro Cantù, dalla Scaligera Basket di Verona alla stella della squadra paralimpica di atletica Assunta Legnante, dall’olimpionico del canottaggio Stefano Oppo alla motociclista Francesca D’Alonzo (alias Velvet Snake), star dei social con le sue avventure in giro per il mondo, dallo skeletonista azzurro Mattia Gaspari alla rugbista Maria Magatti. Nomi che si aggiungono a quelli di tanti sportivi che negli scorsi mesi hanno aderito al progetto, offrendo la propria testimonianza anche in relazione a quanto avviene in rete, dove è sempre più difficile allentare i livelli d’odio. Le attività sui territori hanno coinvolto giovani di scuole e società dilettantistiche che hanno giocato e si sono allenate portando il messaggio in campo.

Odio sui social, i dati

Il monitoraggio sui social, da cui emergono i dati allarmanti, è opera del centro CODER dell’Università di Torino che ha realizzato un Barometro dell’odio nello sport, giunto alla sua seconda edizione. Rispetto ai dati del 2019, è emerso che la percentuale di post a cui non fanno seguito commenti d’odio su Facebook è diminuita dal 25,7% al 15,1%, mentre i post con più di 25 commenti di hate speech sono aumentati dal 13,6% al 29,8%. Anche su X (Twitter), dove il volume dei commenti è decisamente inferiore, l’odio online è cresciuto in maniera significativa: il 54,9% dei commenti è stato identificato come hate speech, mentre nel 2019 il dato era del 31%.

La dimensione più frequente di hate speech è rappresentata dall’aggressività verbale con una percentuale che su Facebook è pari al 67,3%, seguita da espressioni di linguaggio volgare (22,1%). Discriminazione ed espressioni riconducibili a forme di aggressività fisica registrano valori più bassi nel 2022 rispetto al 2019, passando rispettivamente dal 7% al 6,5% e dal 6% a al 4,1%.

Allegri, Bonucci, Egonu e Verstappen: i più presi di mira

Se il calcio risulta lo sport dominante nelle conversazioni online, tutti gli sport purtroppo suscitano commenti d’odio. Il Barometro ha evidenziato che nei tre mesi di monitoraggio sono state le notizie su Leonardo Bonucci a far registrare il livello maggiore di hate speech (16,5% su Facebook e 29,2% su Twitter – X), mentre tra gli allenatori il più bersagliato è Massimiliano Allegri. Tra gli sportivi non calciatori, forti attacchi si sono registrati nei confronti della pallavolista Paola Egonu e del pilota di Formula 1 Max Verstappen. Altro dato interessante è quello che riguarda le donne nello sport, le quali fanno notizia (e suscitano commenti d’odio) non tanto per le proprie prestazioni sportive, ma più come “elemento collaterale” della narrazione, in quanto mogli o compagne – ex o attuali – di sportivi, come nel caso di Shakira e Wanda Nara.

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