Sci: Goggia dei miracoli vince 17 ore dopo l'intervento

Sofia conquista il 20° successo in Coppa del Mondo nella discesa bis di St.Moritz, dove ieri si è rotta la mano sinistra arrivando seconda e venendo operata a Milano per ridurre le fratture scomposte con due placche e 9 viti. "Sono una ragazza felice, è stato più difficile a Pechino"
Sci: Goggia dei miracoli vince 17 ore dopo l'intervento© Getty Images

TORINO - No, Sofia Goggia non è la donna dei miracoli: è un fenomeno assoluto, totale, finanche trascendente lo sci e forse pure lo sport. Diciassette ore dopo essere stata operata a Milano alla mano sinistra infortunata (2 placche e 9 viti per ridurre le fratture scomposte del secondo e terzo metacarpo) nella discesa di ieri a St.Moritz, per altro conclusa sul podio alle spalle della compagna di squadra Elena Curtoni, la bergamasca non solo torna ad aprire il cancelletto, ma vince la discesa bis sulla Corviglia in Engadina con una manona gonfia tutta incerottata e legata con lo scotch verde al bastoncino, per permetterle di spingere.
Sofia attacca, fin dal primo metro. Incurante di punti che si aprono (la ferita alla fine sanguina, pazzesco). Passa come un treno nel punto dell'infortunio, una piega iniziale a sinistra. Travolge la "esse" tecnica con due inversioni in aria e tagli nella neve ghiacciata che fanno paura. Si lancia sul traguardo con un salto lunghissimo e la velocità di punta più alta. ll risultato è inevitabile: vittoria, la 20ª in carriera raggiungendo Federica Brignone al primo posto nella classifica delle azzurre plurivincitrici, la 15ª in discesa, specialità nella quale ha conquistato 11 delle ultime 17 gare disputate in mezzo ai soliti, tanti, troppi infortuni, con altri tra podi, compreso l'argento miracolo delle Olimpiadi di Pechino, 23 giorni dopo essersi lesionata il crociato e rotta il perone della gamba sinistra nel superG di Cortina.

Le parole di Sofia Goggia

«Sono felice - sorride la Goggia mostrando la manona gonfissima -. Mi sono svegliata abbastanza bene, senza tanto dolore. E quando sono andata a fare un giro in campo libero con la mano tutta scotchata per capire se sarei riuscita a gareggiare, ho capito che oggi non c'era nessuna ragazza felice come me. Poi, certo, ho avuto un attimo di paura, ma ho pensato al fatto che ho disputato die prove della madonna, dominandole, e mi somno detta: Sofia, se scii come sai fare puoi farcela».
E così è stato, scrivendo un'altra pagine della sua leggenda. Sì, perché Sofia sarebbe un pilota amatissimo dal Dottor Costa (per altro è un'appassionata di moto e due anni fa con Dainese ha fatto anche una giornata di prove in pista), uno di quelli che buttano il cuore oltre le pieghe della paura e della vita. Con coraggio, classe, cuore. «No, non è stata la mia impresa più difficile, a Pechino è stata molto peggio - afferma la trentenne bergamasca -. Uno dei pensieri che mi ha spinta è stato proprio il fatto che se alle Olimpiadi ho gareggiato e conquistato una medaglia con una gamba sola, cosa vuoi che sia una mano rotta».
E poi il pensiero più caldo. Per chi l'ha aiutata ancora, abbracciando e baciando il dottor Andrea Panzieri, il presidente della commissione medica Fisi che l'ha portata a Milano e assistita in sala operatoria dopo aver coordinato un'equipe d'eccellenza. «Mi hanno aiutato tante persone, tutte mettendosi il cuore: è commovente - racconta Sofia -. Ringrazio tutti, da Panzieri che mi ha seguita dal primo istante agli autisti di Armani che mi hanno riaccompagnata, dal Gruppo San Donato che ha recuperato i migliori specialisti della mano in Italia alla Clinica Madonnina dove mi hanno operata. Questa vittoria è di tutti, anche loro».

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