Non hai mai smesso di allenarsi. Nomen omen, dici Schwazer e pensi subito alla marcia, alla sua lunga marcia verso la verità e la giustizia, cominciata la mattina di Capodanno 2016 e costatagli le Olimpiadi di Rio e di Tokyo, l’inferno di una battaglia contro l’ipocrisia dei professionisti dell’antidoping, erettisi a giudici inappellabili anche quando l’evidenza di una plateale ingiustizia fa a pugni con loro.
Era il 29 dicembre 2019, a Vipiteno, il giorno in cui ho incontrato Alex, sempre sostenuto dal prof. Sandro Donati, campione mondiale di lotta al doping. Per Tuttosport, Schwazer mi raccontò per filo e per segno la scandalosa
vicenda di cui era rimasto vittima, con la manipolazione delle provette che ha causato la sua squalifi ca di otto anni.
Ma il 18 febbraio 2021, Walter Pelino, Gip del Tribunale di Bolzano, ha assolto l’atleta dall’accusa di doping con formula piena, l’ha dichiarato innocente e ha ordinato l’archiviazione del procedimento penale “per non aver commesso il fatto”, ritenendo “accertato con alto grado di credibilità razionale” che i campioni di urina “siano stati alterati allo scopo di farli risultare positivi e, dunque, di ottenere la squalifica e il discredito dell’atleta come pure del suo allenatore, Sandro Donati”.
Schwzer, basta ipocrisia
Sin dal primo momento, in beata solitudine e nel silenzio assordante di molta disinformazione usa e getta, Tuttosport ha
sempre creduto nell’innocenza di Alex. Esattamente il contrario di ciò che hanno fatto World Athletics, l’ex Iaaf presieduta da Sebastian Coe; Wada, l’agenzia mondiale antidoping; Tas e tribunale federale svizzero che, in ordine cronologico, non hanno mai accettato la sentenza del giudice altoatesino, non revocando la squalifica. Occhio alle
date: la punizione scadrà il 7 luglio 2024, quando l’atleta non avrà più chances di qualificarsi alle Olimpiadi parigine che scatteranno il 26 luglio. Eppure, si presume anche sotto la spinta dello straordinario successo riscosso dalla serie Netflix sul caso Schwazer che ha messo a nudo tutte le contraddizioni e le false verità propalate sino al verdetto di Bolzano, i nuovi sviluppi della vicenda alimentano la speranza di abbattere la resistenza dell’organizzazione di Coe.