Ciclismo in lutto: morto giovane belga trionfatore della Roubaix

Ancora una terribile tragedia: incidente con auto in allenamento, muore dopo due giorni
Ciclismo in lutto: morto giovane belga trionfatore della Roubaix

ANVERSA (Belgio) - Ancora una tragedia nel ciclismo: è morto a 22 anni il belga Tijl De Decker, vincitore della Pargi-Roubaix U.23. Il corridore della Lotto-Dstny due giorni fa si era scontrato con un'auto mentre si allenava a Lier. Trasportato all'ospedale di Lierre (Anversa), era stato sottoposto a un intervento chirurgico prima di essere trasferito all'Ospedale universitario di Anversa.

"È con grande tristezza che annunciamo la morte di Tijl De Decker, in seguito ad un incidente in allenamento mercoledì - ha scritto la squadra su X (ex Twitter) -. La squadra ha il cuore spezzato da questa notizia e invia tutto il suo affetto e i suoi pensieri alla famiglia e ai suoi cari di Tijl in questo momento incredibilmente difficile. Tijl si è schiantato violentemente contro la parte posteriore di un'auto ed è stato portato all'ospedale di Lier dove è stato immediatamente sottoposto a un intervento chirurgico. Più tardi la sera stessa è stato trasportato all'ospedale universitario di Anversa. Nonostante i massimi sforzi del personale dell'ospedale, Tijl non ce l'ha fatta e questa mattina ha perso la sua battaglia".

Chi era Tijl De Decker

Classe 2001, De Decker si era messo in mostra quest'anno, vincendo la Parigi-Roubaix U23. A luglio aveva anche vinto la prima tappa del Tour dell'Alsazia. Il suo passaggio al professionismo sarebbe avvenuto a inizio della prossima stagione. "Siamo devastati, purtroppo ricorderemo Tijl come un ragazzo molto promettente. Aveva mostrato grandi qualità quest'anno e aveva notevoli margini di crescita. Il passaggio al professionismo era il passo più logico in questo momento. Era anche una persona gentile, amichevole", le parole del Ceo della Lotto, Stephane Heulot. Quattro anni fa è morto un altro atleta della Lotto-Dstiny, Bjorg Lambrecht, anche lui 22enne, dopo una caduta durante il Giro di Polonia 2019.

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Tutte le precedenti tragedie

Ancora una morte nel ciclismo. L'elenco di corridori che hanno perso la vita sulla bici in strada, fra gare e allenamenti, si allunga ancora. L'ultimo di una tragica lista è Tijl De Decker, 22enne belga vincitore dell'ultima Parigi-Roubaix Under 23 e considerato una stella nascente del ciclismo internazionale. De Decker, che era nella Lotto Dstny, mercoledì era finito rovinosamente a terra a seguito di un incidente, nel quale è stata coinvolta una autovettura, mentre si allenava a Lier, e dopo due giorni di coma è arrivato l'annuncio che tutti speravano non arrivasse mai. Una tragedia che arriva un mese dopo la morte dello juniores Jacopo Venzo, appena 17 anni, vittima di una bruttissima caduta in discesa durante la prima tappa del Giro dell'Alta Austria. A giugno, invece, la scomparsa di Gino Mader, 26enne elvetico del team Bahrain Victorious, deceduto per le ferite riportate dalla caduta in un burrone durante le fasi finali della quinta tappa del Giro di Svizzera. Prima ancora di Mader, il ciclismo aveva pianto il 22enne belga della Lotto-Soudal, Bjorg Lambrecht, deceduto il 5 agosto 2019 in seguito alle ferite riportare per una caduta durante la terza tappa del Giro di Polonia, la Chorzow-Zabre di 150,5 complessivi.

L'8 aprile del 2018 Michael Goolaerts, belga della Verandas Willems-Crelan, era deceduto a 23 anni in seguito ad un infarto durante la Parigi-Roubaix. Impegnato nella seconda classica monumento della stagione, era stato trasportato in elicottero all'ospedale di Lilla in gravi condizioni in seguito ad una caduta durante il settore numero 28 di pavè, da Viesly a Briastre. Goolaerts era caduto dalla bicicletta in seguito ad un arresto cardiaco ed era stato soccorso a bordo strada con un defibrillatore. La sfortuna sembra essersi accanita con i belgi. Antoine Demoitiè, 25 anni, portacolori della Wanty-Groupe Gobert, aveva perso la vita dopo essere stato investito, in seguito ad una caduta, da una moto dell'organizzazione durante la Gand-Wevelgem del 2016. Un altro belga, Wouter Weylandt, 26 anni, morì al Giro d'Italia 2011 dopo una brutta caduta nella discesa del Passo del Bacco, nella terza tappa. Fermandosi alla sola Corsa Rosa il ciclista della Leopard Trek è stato il quarto a morire sulle strade del Giro. Orfeo Ponsin perse la vita nel 1952, cadendo lungo la discesa della Merluzza durante la quarta frazione, la Siena-Roma. Nel 1976 una caduta nel corso della prima tappa, ad Acireale, in Sicilia, costò la vita allo spagnolo Juan Manuel Santisteban, che andò a sbattere la testa contro un guardrail.

L'ultima vittima prima di Weylandt fu Emilio Ravasio: al Giro del 1986 rimase coinvolto in una caduta di gruppo nella prima tappa in Sicilia, salvo poi rialzarsi e arrivare al traguardo. In albergo, però, cadde in coma, spegnendosi due settimane dopo. Ma sfortunatamente il triste elenco è lungo. Al Tour de France, per esempio, la prima vittima risale al 1935, lo spagnolo Francesco Cepeda, caduto in un burrone a Bourg d'Oisans mentre nel '67 si vive il dramma col britannico Tom Simpson, morto per un collasso sulla celebre salita del Mont Ventoux. E come ovviamente dimenticare Fabio Casartelli che il 18 luglio del '95, durante la 15esima tappa della Grand Boucle, cade nella discesa del Colle del Portet-d'Aspet, battendo violentemente la testa contro un paracarro. Inutile il trasporto in elicottero all'ospedale di Tarbes, col corridore che non riprende mai conoscenza. Tragica morte anche quella di Serse Coppi, fratello di Fausto, al Giro del Piemonte '51: caduto a un chilometro dall'arrivo, arriva al traguardo ma si spegne nella notte. Si rivelano fatali le cadute per lo spagnolo Manuel Galera (Giro Andalusia '72), per il portoghese Joaquim Agostinho alla Volta ao Algarve (1984), per il belga Michel Goffin (Haut Var '87), per lo spagnolo Manuel Sanroma (Giro Catalogna '99) e soprattutto per Andrei Kivilev alla Parigi-Nizza del 2003.

Il kazako era in testa quando, finito addosso a Ordowski, a sua volta scivolato per un problema meccanico, battè violentemente la testa a terra. Fu con la sua morte che diventò obbligatorio l'uso del casco protettivo per i ciclisti. Che però non bastò a salvare Isaac Galvez, morto dopo una caduta alla Sei Giorni di Gand del 2006 mentre Alessio Galletti, un anno prima, fu stroncato da un arresto cardiaco durante la 'Subida al Naranco'. Ci sono poi coloro che hanno perso la vita in circostanze altrettanto tragiche, travolti da una moto (Camille Danguillaume ai campionati di Francia '50), da un camion (Sirassaka Noriakhi durante un allenamento per i Mondiali juniores di Atene '92) o da un'auto (Jean Pierre Monserè al Grand Prix di Retie '70, Vicente Mata al Trofeo Puig '87, Thomas Casarotto al Giro del Friuli del 2010 e Michele Scarponi nel 2017 vicino alla sua Filottrano). Nel 2014, durante una prova di Coppa del Mondo di mountain bike, moriva Annefleur Kalvenhaarè, 20enne olandese che si era imposta agli Europei under 23 di ciclocross. E lungo è anche l'elenco delle tragedie sfiorate, come, per tornare al Giro d'Italia, quella di Pedro Horrillo Munoz nel maggio 2009, nel corso della discesa del Culmine di San Pietro, a circa 70 km dalla partenza dell'ottava tappa. Il corridore finì in una scarpata e rimase in coma un paio di giorni prima di tornare alla vita. O come Claudia Cretti, caduta rovinosamente in discesa al Giro Rosa 2017.

C'è poi chi ha perso la vita nel sonno, come il 25enne belga Jeroen Goeleven, trovato senza vita il 18 aprile 2018 qualche settimana dopo aver portato a casa il titolo di campione del Limburgo nella cronometro. Nell'inverno del 2019, infine, il ciclismo americano, già toccato dal suicidio della pistard Kelly Catlin, pianse Tate Meintjes, 19 anni, investito da un'automobile mentre visionava il percorso della prima tappa a cronometro del Redlands Bicycle Classic.

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ANVERSA (Belgio) - Ancora una tragedia nel ciclismo: è morto a 22 anni il belga Tijl De Decker, vincitore della Pargi-Roubaix U.23. Il corridore della Lotto-Dstny due giorni fa si era scontrato con un'auto mentre si allenava a Lier. Trasportato all'ospedale di Lierre (Anversa), era stato sottoposto a un intervento chirurgico prima di essere trasferito all'Ospedale universitario di Anversa.

"È con grande tristezza che annunciamo la morte di Tijl De Decker, in seguito ad un incidente in allenamento mercoledì - ha scritto la squadra su X (ex Twitter) -. La squadra ha il cuore spezzato da questa notizia e invia tutto il suo affetto e i suoi pensieri alla famiglia e ai suoi cari di Tijl in questo momento incredibilmente difficile. Tijl si è schiantato violentemente contro la parte posteriore di un'auto ed è stato portato all'ospedale di Lier dove è stato immediatamente sottoposto a un intervento chirurgico. Più tardi la sera stessa è stato trasportato all'ospedale universitario di Anversa. Nonostante i massimi sforzi del personale dell'ospedale, Tijl non ce l'ha fatta e questa mattina ha perso la sua battaglia".

Chi era Tijl De Decker

Classe 2001, De Decker si era messo in mostra quest'anno, vincendo la Parigi-Roubaix U23. A luglio aveva anche vinto la prima tappa del Tour dell'Alsazia. Il suo passaggio al professionismo sarebbe avvenuto a inizio della prossima stagione. "Siamo devastati, purtroppo ricorderemo Tijl come un ragazzo molto promettente. Aveva mostrato grandi qualità quest'anno e aveva notevoli margini di crescita. Il passaggio al professionismo era il passo più logico in questo momento. Era anche una persona gentile, amichevole", le parole del Ceo della Lotto, Stephane Heulot. Quattro anni fa è morto un altro atleta della Lotto-Dstiny, Bjorg Lambrecht, anche lui 22enne, dopo una caduta durante il Giro di Polonia 2019.

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