Pagina 2 | Classifica Uefa, le più grandi d'Europa: non c'è la Juventus

TORINO - A quanto pare non basta salire sul tetto d'Europa in una singola edizione per rientrare nella classifica stilata dalla Uefa delle squadre più forti di tutti i tempi. C'è chi invece ha segnato un'era con risultati multipli o chi semplicemente - semplice per modo di dire - ha dato una svolta all'intero sistema del calcio. L'organo supremo europeo ne sceglie dunque nove che hanno scritto la storia di questo sport, attraverso le giocate dei loro campioni e le vittorie sul campo impossibili da dimenticare. Il dettaglio, non poco rilevante, è l'assenza in questa speciale classifica della Juventus, la squadra con più titoli italiani sulle spalle che ha portato a casa due Coppe dei Campioni grazie ai giocatori simbolo di quegli anni: da Platini a Del Piero, da Rossi a Vialli, da Tardelli a Deschamps, da Scirea a Ferrara. Scopriamo allora chi sono le altre.

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EPOCA D'ORO - Prima che iniziasse la competizione europea per club, nata nel 1955-56, una Nazionale ha dimostrato di essere la più forte dell'epoca: è l'Ungheria di Ferenc Puskas, vincitrice delle Olimpiadi del 1952 e che arriva seconda nella finale di Coppa del Mondo '54 (battuta dalla Germania 3-2), interrompendo un filone positivo di 32 gare senza sconfitte iniziato quattro anni prima. Una tale classifica senza il Real Madrid non avrebbe motivo di esistere. E non c'è dubbio che l'epoca madrilena più florida risale alla fine degli anni Cinquanta, dove i Galacticos del calibro di Francisco Gento e Alfredo Di Stefano sono capaci di consegnare alle Merengue ben 5 Coppe consecutive, comprese tra il 1956 e il 1960. Quello stesso club che nella finale del '57 battè la Fiorentina (2-0 al Bernabeu) e nel '58 il Milan (3-2 a Bruxelles). Di quegli anni sono da ricordare anche le gesta di Eusebio, la Pantera Nera del Mozambico, che con con il suo Benfica riuscì a interrompere il dominio blancos, vincendo due finali consecutive (1961 e 1962), di cui una proprio contro il Real (5-3 ad Amsterdam). 

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LA GRANDE INTER - Gli anni Sessanta sono segnati dalla Grande Inter guidata da Helenio Herrera: due Coppe dei Campioni e due Coppe Intercontinentali nel biennio '64-'65. La più grande rivale di tutti i tempi viene battuta nella finale di Vienna: la doppietta di Sandro Mazzola e la ciliegina di Aurelio Milani piega il Real Madrid 3-1 (inutile il gol di Felo). Tocca arrivare agli inizi degli anni '70 per assistere al periodo trionfale di un'altra squadra biancorossa: l'Ajax. Il calciatore simbolo di quegli anni? Facile: Johan Cruyff. Il giocatore in grado di regalare, insieme ai vari Neeskens e Keizer ben 3 vittorie, in 3 finali consecutive, battendo l'Inter nel '72 (2-0 con doppietta dell'olandese) e la Juventus di Altafini e Bettega un anno dopo (1-0). Alla metà di quegli anni tocca spostarsi di qualche km per trovarsi sulla strada il primo dominio tedesco della storia, quello del Bayern Monaco, vincitore anch'esso di 3 Coppe dei Campioni consecutive (1974-76). Ancora oggi quella formazione bavarese è considerata la più grande della storia della Germania. Basta citare tre nomi: Franz Beckenbauer, Gerd Müller e Sepp Maier.

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LA RIVOLUZIONE - Pensare al gioco del calcio alla fine degli anni '80 significa accendere una sola lampadina in testa. O meglio due, una rossa e una nera. Si legge Milan, si pronuncia Arrigo Sacchi. Per tutti, il Rivoluzionario. Ma ad essere rivoluzionata per prima è la società, che dal 1986 ha un nuovo padre: Silvio Berlusconi. Tempo un anno e in Via Turati arrivano, oltre al tecnico di Fusignano, Ruud Gullit e Marco Van Basten, coloro che segneranno una doppietta a testa nella finale dell'89 con la Steaua Bucarest (4-0), dopo aver annientato 5-0 il Real in semifinale. L'anno dopo: Frank Rijkaard, trio olandese, 1-0 al Benfica, Milan campione d'Europa. Ma ecco che i madrileni, tra la fine degli anni '90 e l'inizio del nuovo millennio, tornano a salire in cattedra: dopo 32 anni senza Coppe dei Campioni, il Real Madrid ne vince 3 in 5 anni (1998, 2000, 2002). Solo i nomi di quegli anni mettono i brividi: Raùl, Figo, Roberto Carlos, Salgado, Zidane, Ronaldo, Beckham. Galacticos, appunto. Si rimane in Spagna per assistere all'ultima striscia dorata del calcio europeo. Questa volta sponda Blaugrana, dove il successo inizia nel 2006 (2-1 all'Arsenal in finale), ma si consolida tra il 2009 (2-0 allo United nella finale di Roma) e il 2011 (3-1 sempre allo United a Wembley). Il Barcellona di Guardiola è stata una macchina da guerra. Chi sarà la prossima?

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EPOCA D'ORO - Prima che iniziasse la competizione europea per club, nata nel 1955-56, una Nazionale ha dimostrato di essere la più forte dell'epoca: è l'Ungheria di Ferenc Puskas, vincitrice delle Olimpiadi del 1952 e che arriva seconda nella finale di Coppa del Mondo '54 (battuta dalla Germania 3-2), interrompendo un filone positivo di 32 gare senza sconfitte iniziato quattro anni prima. Una tale classifica senza il Real Madrid non avrebbe motivo di esistere. E non c'è dubbio che l'epoca madrilena più florida risale alla fine degli anni Cinquanta, dove i Galacticos del calibro di Francisco Gento e Alfredo Di Stefano sono capaci di consegnare alle Merengue ben 5 Coppe consecutive, comprese tra il 1956 e il 1960. Quello stesso club che nella finale del '57 battè la Fiorentina (2-0 al Bernabeu) e nel '58 il Milan (3-2 a Bruxelles). Di quegli anni sono da ricordare anche le gesta di Eusebio, la Pantera Nera del Mozambico, che con con il suo Benfica riuscì a interrompere il dominio blancos, vincendo due finali consecutive (1961 e 1962), di cui una proprio contro il Real (5-3 ad Amsterdam). 

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