La pressoché unanime celebrazione sui nostri organi di informazione di Orsato, che saluta con le lacrime la sua lunga e prestigiosa carriera di arbitro internazionale, rappresenta l’ennesima perfetta dimostrazione dell’ipocrisia del racconto del calcio in Italia. Da arbitro al di sopra di ogni sospetto a grande colpevole, da simbolo dell’asservimento al potere a eccellente direttore di gara stimato in tutto il mondo: da queste parti possono raccontarti in tutti questi modi, a seconda delle esigenze, senza provare alcuna vergogna. Il paradosso si sublima già a ridosso del match che sembra possa addirittura valere per il titolo, Inter-Juventus dello scorso febbraio: ci si chiede come sia possibile che il miglior arbitro del mondo non possa essere designato per la partita più importante del campionato. “Come mai può arbitrare la semifinale del Mondiale ma non Inter-Juve?”. Eh, come mai?
2016. Nella settimana che precede Juventus-Napoli, si consumano le solite polemiche pretestuose e preliminari rispetto alla sfida: in una seguita trasmissione televisiva uno dei noti polemisti presenti si oppone alla designazione di Rizzoli allo Stadium, ricordando Calciopoli e paventando chissà quali inghippi. Il popolo napoletano chiede la presenza di un direttore di gara più affidabile e meno influenzabile, Daniele Orsato di Schio. Il caso vuole che tale preghiera venga accontentata a causa di un infortunio al fischietto bolognese, che viene dunque sostituito dal secondo. Vince la Juve 1-0, con l’indimenticabile rete di Zaza a sancire il sorpasso bianconero sugli azzurri.