Ieri top, oggi flop: cinque centrocampisti che non decollano da allenatori

Campioni del mondo, metronomi sopraffini, simboli e leggende dei club in cui hanno militato da giocatori: quanti problemi
Ieri top, oggi flop: cinque centrocampisti che non decollano da allenatori

BARCELLONA (Spagna) - Quant'è dura la vita di allenatore! Soprattutto se sei un ex fuoriclasse del pallone che, durante la tua carriera di calciatore, ti eri abituato a considerare scontata la vittoria e un evento straordinario la sconfitta. E che non ci sia nulla di scontato nemmeno per loro se ne stanno accorgendo 5 dei più grandi centrocampisti del XXI secolo, campioni che hanno fatto la storia dei propri club e delle rispettive Nazionali e che ci hanno messo davvero poco a capire che per arrivare a essere anche dei grandi tecnici dovranno fare non uno, ma due passi indietro e tornare a quando hanno cominciato a giocare per ricordarsi quanto hanno dovuto masticare amaro prima di raggiungere la gloria.

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Xavi (Barcellona)

A rendere perfettamente l'idea di quanto descritto è stato un mito del barcelonismo come Xavi Hernández che non si è fatto problemi ad affermare che «essere allenatore del Barça è un lavoro poco grato». Parole arrivate ancora prima della sconfitta nel Clásico di domenica scorsa. Era, infatti, bastata la delusione Champions contro l'Inter a fargli piovere addosso le critiche dell'opinione pubblica catalana - che non è disposta a digerire un'eliminazione dalla fase a gruppi per il secondo anno consecutivo - e gli sfottò di quella madrilena che si sta godendo il suo primo, vero fallimento. E già, perché, a differenza della scorsa stagione, quando subentrò a stagione in corso per correggere la rotta di una squadra che non si fidava più di Ronald Koeman, oggi Xavi non ha più scuse. Joan Laporta ha speso i pochi soldi che aveva in cassa e ha rimediato in qualche modo quelli che non aveva per consegnargli una rosa all'altezza della situazione. E, non c'è che dire, la qualità dei calciatori a sua disposizione non si discute. Ed è proprio per questa ragione che il tecnico catalano è sicuro che non sia ancora detta l'ultima parola: «La situazione è quella che è: abbiamo cominciato fortissimo e ora non stiamo bene. Ma questo non mi ferma. Continuo ad avere tutto l'entusiasmo del mondo, nonostante sia stato criticato molto nell'ultima settimana. Tutti mi mandano il loro sostegno, il mio telefono riceve decine messaggi manco fosse morto un mio parente... Sono consapevole che se le cose andranno male ci saranno delle conseguenze, ma sono convinto che la squadra possa vincere titoli e se così non sarà arriverà qualcun altro a provarci».

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Xabi Alonso (Bayer Leverkusen)

Nonostante non sia passato nemmeno un anno dall'arrivo di Xavi sulla panchina del Barça, la traiettoria di Xabi Alonso su quella del Leverkusen è di gran lunga più corta. L'ex centrocampista del Real Madrid, campione del mondo al fianco del collega catalano con la Roja nel 2010, ha diretto appena tre incontri da quando ha sostituito Gerardo Seoane, battendo lo Schalke all'esordio con un convincente 4-0, ma perdendo e anche in malo modo contro il Porto in Champions (0-3) e l'Eintracht in campionato (5-1): «La situazione è pessima», ha ammesso. Decisamente più dure, le parole che ha utilizzato Kerem Demirbay per descrivere quanto sta accadendo all'ombra della BayArena: «Siamo nella merda». A differenza di Xabi Alonso che non dovrebbe avere problemi a mantenere il proprio posto di lavoro, almeno non subito («dobbiamo ragionare sul lungo periodo e sono convinto che Xabi restituirà il fuoco alla nostra squadra», ha assicurato il ds del Leverkusen, Simon Rolfes), tre dei più grandi centrocampisti non solo del XXI secolo, bensì della storia del calcio, sono già costretti a vivere alla giornata, con la speranza che le rispettive squadre riescano a inanellare una striscia di risultati utili consecutivi per allontanare il fantasma dell’esonero.

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Andrea Pirlo (Fatih Karagumruk)

Per quanto riguarda Andrea Pirlo, alle delusioni in bianconero sono seguite quelle turche: soltanto nove punti dopo altrettante giornate per il suo Fatih Karagümrük che ha anche la terza peggiore difesa della SuperLeague turca avendo già incassato 17 reti.

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Frank Lampard (Everton)

Non va meglio a Frank Lampard, anche lui reduce da una brutta esperienza sulla panchina di un club dov’era stato l’idolo dei tifosi. Ora, però, piuttosto che pensare all’esonero al Chelsea, farà bene a concentrarsi su come evitare quello all’Everton e, di certo, il quattordicesimo posto in classifica non lo aiuta.

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Steven Gerrard (Aston Villa)

Steven Gerrard è messo ancora peggio del suo ex compagno di nazionale. Sedicesima piazza in Premier, con appena due vittorie dopo dieci turni, per il suo Aston Villa. Non a caso, all’ombra del Villas Park si comincia già a fare il nome del suo possibile sostituto: Mauricio Pochettino.

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BARCELLONA (Spagna) - Quant'è dura la vita di allenatore! Soprattutto se sei un ex fuoriclasse del pallone che, durante la tua carriera di calciatore, ti eri abituato a considerare scontata la vittoria e un evento straordinario la sconfitta. E che non ci sia nulla di scontato nemmeno per loro se ne stanno accorgendo 5 dei più grandi centrocampisti del XXI secolo, campioni che hanno fatto la storia dei propri club e delle rispettive Nazionali e che ci hanno messo davvero poco a capire che per arrivare a essere anche dei grandi tecnici dovranno fare non uno, ma due passi indietro e tornare a quando hanno cominciato a giocare per ricordarsi quanto hanno dovuto masticare amaro prima di raggiungere la gloria.

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