Spendi, spandi e... fallisci: la Premier e il sogno proibito di Al Khelaifi

I club inglesi hanno investito tre miliardi sul mercato in questa stagione e non hanno portato nessuna squadra nelle semifinali di Champions. Intanto a Parigi

BARCELLONA - Tre miliardi. Tanto le squadre inglesi hanno investito sul mercato in questa stagione. Sempre se di investimento - e non di sperpero - si può parlare. E già, perché nessuna delle quattro semifinaliste della Champions League gioca in Premier. Ed è per questa ragione che si può già parlare, senza timore di essere smentiti dai fatti, di fallimento sportivo. Poi i club d'oltremanica continueranno a fatturare e spendere più del resto delle società del vecchio continente, perché da qualche tempo, i bilanci, soprattutto a quelle latitudini, dipendono solo in parte dai risultati ottenuti sul campo, ma questo non toglie che l'obiettivo principale dei loro tifosi resti quello di vedere la propria squadra sollevare il maggior numero di trofei. E in nessun altro Paese, come in Inghilterra, i sentimenti della propria gente vengono presi in considerazione e condizionano le scelte dei dirigenti. Prova ne sia la rivolta che ha, di fatto, obbligato le inglesi a smarcarsi in tempo record dalla Superlega, anche perché, in fin dei conti, una Superlega di fatto loro ce l'hanno già in casa.

Premier, Liga, Bundesliga e Ligue 1: i soldi spesi

Per il calcio, però, almeno nella sua accezione sportiva, non è certo una cattiva notizia constatare come essere i più ricchi non sia necessariamente sinonimo di vittoria. Non che Real Madrid, Paris Saint Germain e Bayern Monaco siano le ultime della fila. Anzi. Tuttavia rappresentano campionati - e, quindi, club - che non si possono permettere di spendere e spandere a loro piacimento. Basti pensare che ai tre miliardi spesi dalla Premier, fanno da contraltare i 537 milioni della Liga e gli 853 della Bundesliga che rimangono un gradino più in giù anche rispetto al miliardo e 175 milioni investito dalla Ligue 1 per rinforzarsi. Ed è proprio il concetto di rinforzarsi a fare, nel caso delle inglesi, acqua da tutte le parti, perché all'abbondanza finanziaria non corrisponde, loro malgrado, la sensatezza nelle scelte strategiche. E così, capita che il Manchester City, nonostante abbia surclassato dal punto di vista della produzione offensiva l’avversario spagnolo, abbia segnato gli stessi gol della squadra orgogliosamente barricadera di Carlo Ancelotti e, contemporaneamente, un Bayern ostaggio della sua enorme crisi è riuscito a eliminare un Arsenal che è ancora in corsa per il titolo di campione d'Inghilterra.

Mbappé, l'ultima stagione al Psg

E quello che fa più male è che, salvo imprevisti, la Premier non riuscirà nemmeno a mettere le mani su uno dei primi due posti del ranking Uefa che garantiscono una quinta piazza in Champions, appannaggio, quasi sicuramente, della Bundesliga - che si gode anche l'exploit del Borussia Dortmund - e della Serie A. Discorso a parte per il Psg. Se Real e Bayern hanno fatto valere la propria tradizione e il Borussia il suo oramai consueto virtuosismo ‘value-for-money’, il club francese punta dritto verso la seconda finale della propria storia e lo farà con la consapevolezza che questa sarà l’ultima stagione di Kylian Mbappé al Parco dei Principi: «Kylian ha deciso di andare al Real Madrid perché ha capito che solo così potrà vincere il Pallone d’Oro», il ritornello più odiato da Nasser Al Khelaifi che, a questo punto, spera che il fenomeno di Bondy riesca a conquistare il più prestigioso tra i premi individuali prima del previsto e, magari, proprio battendo il suo nuovo club nella finale che si disputerà il prossimo 1 giugno a Wembley.

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