Euro 2016, Croazia-Italia: Tifiamo Antonio

Stasera tutti con la bandiera in mano a sventolare l’amor patrio e a urlare “votAntonio”
Euro 2016, Croazia-Italia: Tifiamo Antonio

TORINO - L’Italia gioca stasera, all’insaputa di tutti. Non scherzo ma basterebbe un giro nei peggiori bar del Paese per verificare il paradosso. Reduci da Berlino ecco che il punto di interesse massimo viene sollecitato dal calcio mercato, gente che va (tanta), gente che viene (poca), gente sconosciuta (moltissima). Nell’attesa dello scoop e del colpo della vita, non alla nuca, ecco, dunque, che Antonio Conte ritorna in prima pagina e stavolta per il football. Lo abbiamo massacrato di indagini, avvisi di garanzia, perquisizioni, interrogatori, squalifiche ma stasera tutti con la bandiera in mano a sventolare l’amor patrio e a urlare “votAntonio”. L’Italia riunisce famiglie divise dal tifo di squadra e poi di fronte c’è la Croazia che non è proprio il massimo della simpatia e il massimo della facilità. Anzi, il pericolo corre sul campo, contro la tecnica e l’astuzia croata siamo in difficoltà anche perché gli azzurri sono un po’ stinti, tendenti al grigio più che al celeste. Colpa di un calendario che pone questa partita alla fine del giro d’Italia e d’Europa, molte scorie nelle gambe, molto stress nel corpo e nella testa, Conte deve fare di necessità virtù, se diceva di non poter entrare con dieci euro al ristorante da cento ecco che stasera si deve limitare a un “fast-foot”, prendere e andar via. Non è un gran momento per il nostro calcio (quando mai lo è stato in questo secolo?), ultime di cronaca riferiscono che oltre alle scommesse adesso ci sono pure le estorsioni, ci è andato di mezzo Lotito che, a sentire i bene informati, sarebbe il vero capo del nostro pallone. Non c’è fotogramma che non lo inquadri con il telefono all’orecchio, tattica puerile per sfuggire ai contatti con la stampa o affini. Il suo caso è emblematico, la nazionale, in un certo senso, ne paga le conseguenze, l’eccessiva esposizione, anche sguaiata, del presidente laziale ha finito per intossicare alcune vigilie e lo stesso lavoro di Carlo Tavecchio. Per fortuna poi c’è il campo e qui gli azzurri hanno dimostrato che la cura Conte è stata assorbita, anche se non del tutto. Per il momento le voci di un abbandono sono state messe da parte, Conte vuole vincere stasera e togliersi il pensiero. Se non avesse accettato l’offerta azzurra oggi sarebbe al centro delle trattative di mezza Europa: avrebbe avuto l’imbarazzo della scelta, tra Firenze, Napoli, Milano, Roma, Madrid, Parigi, Londra. Arriverà quel tempo. Ma oggi Antonio Conte è un italiano vero e, dunque, oltre alla firma mette il cuore e sa che l’Italia all’Europeo, in Francia, potrebbe essere la laurea ad honorem dopo i tre scudetti consecutivi. Meglio non correre con la fantasia e i sogni di gloria, qui, piuttosto, occorre fare i conti con una realtà tecnica che non è affatto ricca ma al massimo promettente. E’ come giocare in borsa sperando di raddoppiare l’investimento. L’Italia ha gli stessi problemi della Juventus: che sarà dopo Buffon e Pirlo? Quale il portiere del futuro? Sirigu, Perin? Quale l’artista del gioco? Verratti? Trattasi di roba piccola dinanzi ai monumenti citati ma ci vuole pazienza, la nazionale non eccita e poi di venerdì stimola lo sbadiglio. Vincere stasera, approfittando di uno stadio vuoto su sentenza Uefa dopo le gentilezze dei tifosi croati, sarebbe un bel colpo di immagine e di classifica. Concludere la stagione con un aperitivo di champagne francese vorrebbe dire prepararsi a un autunno mite, in attesa dei sorteggi. Un ultimo urrah, un ultimo applauso prima delle partenze intelligenti. Non è molto. E’ tutto.

Tony Damascelli

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