Lo scandalo del calcio italiano, Gravina e la luce in fondo al tunnel

Un calcio da ristrutturare, non da buttare: l’editoriale del Direttore di Tuttosport
Lo scandalo del calcio italiano, Gravina e la luce in fondo al tunnel© Getty Images

La meravigliosa gente del San Nicola è l’immagine che fotografa perfettamente la nostra condizione: in un impianto diroccato, simbolo di un calcio italiano che fu, negli sfavillanti Anni 90, e oggi bisognoso di una profonda ristrutturazione, ribolle comunque la voglia di gioire, divertirsi, volersi bene grazie a un pallone. La voglia di calcio nonostante tutto. I gol che prevalgono sullo schifo. Insomma, una speranza o, perlomeno, una lucina in fondo al tunnel che inevitabilmente dovremo attraversare.

Tra scommesse e reality show, salvare la passione della gente

Quindi qualcosa di buono c’è ed è la passione delle persone che ci vogliono credere ancora. È per quelle persone che è necessario salvare il salvabile, evitando il disfattismo, ripulendo il movimento e sostituendo i fatti alle chiacchiere. Perché il nostro calcio è ridotto anche peggio delle scrostate tribune del San Nicola e non solo per i calciatori che scommettono, ma c’è ancora qualcosa di bello e appassionante. Purtroppo il fango dello scandalo dei ludopatici schizza un po’ ovunque, frullato dal ventilatore dei nuovi media dove vale tutto (forse troppo), con il beneplacito di chi sta trasformando la giustizia in una specie di reality show e favorisce il sensazionalismo, non la chiarezza. Certo, i confini dello scandalo sembrano ampi, forse ampissimi e le conseguenze potrebbero essere devastanti. Lo scenario che va tratteggiandosi è inquietante nel far emergere la pochezza morale e la stupidità dei protagonisti di questa storiaccia, ma non possiamo dire di non esserci già passati e non aver superato simili bufere. Il problema, adesso, è la confusione che genera nomi ad minchiam e retroscena apocalittici e che, soprattutto, non consente di avere un’idea precisa delle reali conseguenze.

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Le dimissioni di Gravina non sono la soluzione

È il momento dei giudizi affrettati e delle pericolose generalizzazioni, del “signora mia è tutto uno schifo” e del “devono tutti dimettersi”. Già, perché le dimissioni di chi comanda, nel nostro Paese, rappresentano sempre la soluzione al problema e non importa se chi le auspica abbia veramente capito quale sia, il problema. Dimissioni e via, si guarisce da tutto. Cacciare Gravina, secondo qualcuno, potrebbe risolvere il problema dei ludopatici in Serie A. Ora, Gravina ha sicuramente delle responsabilità nei problemi del calcio italiano (se non altro perché lo governa dal 2018), ma se quattro, venti o cinquanta giocatori di Serie A sono così stupidi e traditori (dei loro club e tifosi) da scommettere sul calcio, Gravina esattamente quali colpe ha? Non ha scelto lui quei giocatori, non li ha educati lui, non ha lui il compito di seguirli psicologicamente e se si comportano da idioti non è colpa del sistema calcio, semmai delle famiglie, della società in cui viviamo, delle scuole che, magari, non hanno frequentato abbastanza. Il problema del nostro calcio, ma verrebbe da allargare il discorso al Paese intero, è non capirli, i problemi che vanno affrontati con logica, non con emotività, con praticità e non con idealismo, con analisi e non con pregiudizio. Da quelli più seri fino a quelli di quattro scemi che mettono a rischio la gioia della gente che ieri sera, al San Nicola o davanti alla tv, si è perfino divertita.

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La meravigliosa gente del San Nicola è l’immagine che fotografa perfettamente la nostra condizione: in un impianto diroccato, simbolo di un calcio italiano che fu, negli sfavillanti Anni 90, e oggi bisognoso di una profonda ristrutturazione, ribolle comunque la voglia di gioire, divertirsi, volersi bene grazie a un pallone. La voglia di calcio nonostante tutto. I gol che prevalgono sullo schifo. Insomma, una speranza o, perlomeno, una lucina in fondo al tunnel che inevitabilmente dovremo attraversare.

Tra scommesse e reality show, salvare la passione della gente

Quindi qualcosa di buono c’è ed è la passione delle persone che ci vogliono credere ancora. È per quelle persone che è necessario salvare il salvabile, evitando il disfattismo, ripulendo il movimento e sostituendo i fatti alle chiacchiere. Perché il nostro calcio è ridotto anche peggio delle scrostate tribune del San Nicola e non solo per i calciatori che scommettono, ma c’è ancora qualcosa di bello e appassionante. Purtroppo il fango dello scandalo dei ludopatici schizza un po’ ovunque, frullato dal ventilatore dei nuovi media dove vale tutto (forse troppo), con il beneplacito di chi sta trasformando la giustizia in una specie di reality show e favorisce il sensazionalismo, non la chiarezza. Certo, i confini dello scandalo sembrano ampi, forse ampissimi e le conseguenze potrebbero essere devastanti. Lo scenario che va tratteggiandosi è inquietante nel far emergere la pochezza morale e la stupidità dei protagonisti di questa storiaccia, ma non possiamo dire di non esserci già passati e non aver superato simili bufere. Il problema, adesso, è la confusione che genera nomi ad minchiam e retroscena apocalittici e che, soprattutto, non consente di avere un’idea precisa delle reali conseguenze.

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