Lei è stato tra i protagonisti della rinascita bianconera, ora ci prova con il Milan: vede similitudini?
«Ci sono molte similitudini tra questo Milan e la Juve che era reduce dai settimi posti: molti giovani, una mentalità vincente da trasmettere. Abbiamo la fortuna di giocare in Europa e per il Milan è importante. Sono due grandissime società che hanno fatto la storia e simili nell’importanza. Sono fortunato ad avere fatto parte di Juve vincente e spero di esserlo nel Milan».
Quando è stato il momento in cui, da juventino vincente e super integrato in quel mondo, ha capito che il suo futuro poteva essere altrove e ha pensato al Milan?
«C’è stato un momento esatto che mi ha portato a fare valutazioni diverse da quelle della società: si è andati d’amore e d’accordo fino a fine anno e poi ognuno per la propria strada».
A fine carriera come vorrebbe essere ricordato: per i trionfi con la Juve o per essere stato il capitano che ha riportato il Milan al successo?
«Mi interessa essere ricordato come un vincente, le chiacchiere le porta via il vento. Ho messo trofei in bacheca con la Juve, ora voglia farlo con il Milan e la Nazionale».
I “social” si sono scatenati per il suo trasferimento…
«Siamo in un’epoca in cui ormai possono parlare e scrivere tutti. La cosa brutta è vedere cattiverie su chi non c’entra nulla a prescindere dal calcio. In Italia dovremmo fare un esame di coscienza per ciò che riguarda l’uso dei social».
Cosa le ha dato più fastidio?
«Essere etichettato come infame, traditore e mercenario. Sono aggettivi pesanti da mettere addosso a un giocatore che ha sempre dato il massimo per la maglia che ha indossato: non li meritavo. Non sono un mercenario: non sono andato via per i soldi perché quello che guadagnavo l’ultimo anno alla Juve è molto simile a ciò che percepisco ora. Traditore no perché è una scelta dettata da altre scelte precedenti: non ho tradito nessuno. Infame nemmeno, perché ho scelto un progetto e ci voleva coraggio, servivano le palle per fare le scelte che ho fatto. Non mi sono tirato indietro di fronte a queste responsabilità. La fascia per me è onore una grandissima responsabilità, mi sono buttato con il massimo di me stesso».
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