Il succo della riunione è tutto in una frase che il presidente della Figc rivolge a quello della Lega: «Vedrai Lorenzo, la riduzione a 18 squadre la dovrete fare voi». Al termine dell’incontro informale fra le varie componenti del calcio, ognuna può sostenere di aver ottenuto qualcosa, a partire dalla Lega Serie A che ottiene l’annullamento dell’assemblea dell’11 marzo, quella per l’abolizione del diritto di veto, che avrebbe spianato la strada alla riforma voluta da Gravina e osteggiata dai club di A, esclusi Juventus, Milan, Inter e Roma. E, quindi, la Serie A resta a 20 squadre, la linea del Piave del fronte di Lotito, che riesce a difendersi dalla riduzione a 18 anche con la minaccia di un ricorso al Tar che avrebbe bloccato tutte le riforme.
Gravina, l'altra parte della riforma
In compenso, Gravina ottiene di portare avanti l’altra parte della sua riforma (quella che peraltro gli stava più a cuore), ovvero un pacchetto di nuove regole finanziarie che inaspriscono i parametri bilancistici per l’iscrizione ai campionati e le norme per rimanerci. Un pacchetto che dovrebbe essere votato nel corso del prossimo mese e richiederà ai club italiani un maggiore rigore nella gestione dei conti, attraverso meccanismi come il già noto indice di liquidità (che dovrebbe salire di qualche punto), l’obbligo di avere il patrimonio netto positivo (regola che potrebbe risultare indigesta a non pochi club, a partire dall’Inter) e maggiori poteri alla Covisoc, l’organo di controllo che avrebbe più spazio di intervento. Il tutto introdotto in modo graduale, ma con l’obiettivo di portare il movimento in equilibrio economico nel 2029-30.