Serie A Juventus, l'inizio di un ciclo infinito

Circolo virtuoso di vittorie e guadagni: club sempre più ricco e organizzato
Serie A Juventus, l'inizio di un ciclo infinito© ANSA

TORINO - Il segreto della Juventus è un segreto di Pulcinella e il Napoli questa volta non c’entra. Perché l’organizzazione societaria bianconera non è esattamente innovativa, non cambia le regole del management e farebbe sorridere un esperto del settore, ma se inserita nel contesto del calcio, soprattutto quello italiano, è più che rivoluzionaria. Nel mondo dei presidenti padroni le cui squadre sono giocattoloni con cui divertirsi e avere visibilità, dei dirigenti maneggioni che assommano su di loro tutti i compiti cruciali per il funzionamento della struttura, dei factotum fuori organigramma che contano più di quelli che stanno in cima al medesimo, la struttura della Juventus è l’equivalente dell’invenzione del motore a scoppio nella storia della locomozione.

OGNUNO AL SUO POSTO - In corso Galileo Ferraris ognuno fa quello che deve fare secondo quanto previsto dalla gerarchia e secondo una precisa distribuzione delle deleghe e delle competenze: tanto banale, quanto essenziale per il funzionamento della macchina. Esiste una parte sportiva che fa capo a Beppe Marotta, sotto il quale si sviluppa una complessa struttura che parte da Fabio Paratici e Pavel Nedved e finisce con l’ultimo degli osservatori, il tutto però regolato da meccanismi che vengono rispettati. E poi c’è la parte amministrativa e finanziaria che fa capo ad Aldo Mazzia, l’uomo dei conti, colui che gestisce l’equilibrio fra uscite ed entrate. Mazzia e Marotta sono ovviamente in stretto contatto e collaborano, ma nessuno invade il campo dell’altro. A capo di tutto c’è Andrea Agnelli, che attualmente ha la responsabilità del marketing ad interim in attesa di riorganizzare il settore e che supervisiona il lavoro di tutti, dando sempre la massima fiducia e la massima autonomia ai propri dirigenti. La frase ormai diventata un tormentone, «Non chiedete a me di mercato, chiedete a Marotta», non è solo un modo per togliersi d’impiccio di fronte a una domanda, ma contiene una verità: il presidente si fida dei suoi uomini e cerca di interferire il meno possibile con il loro lavoro.

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