Feltri: «Se Ranieri vince la Premier League la Juventus deve chiedergli scusa»

«Talvolta gli allenatori italiani soffrono la concorrenza dei loro colleghi stranieri, e non si capisce perché»
Feltri: «Se Ranieri vince la Premier League la Juventus deve chiedergli scusa»© www.imagephotoagency.it

MILANO - Talvolta gli allenatori italiani soffrono la concorrenza dei loro colleghi stranieri, e non si capisce perché. Il Napoli ha avuto Benitez che ha fallito con grande disinvoltura. Mou all’Inter ha fatto sfracelli, addirittura fu l’autore del famoso triplete. Boskov conquistò il titolo italiano con la Sampdoria. Non ricordo altri precedenti clamorosi. Quest’anno invece rileviamo che due trainer connazionali sono sul punto di salire sul podio in Inghilterra, dove il calcio vale quanto la religione. Mi riferisco in particolare a Ranieri, un signore della panchina che fu cacciato (sul finire del campionato) dalla Juventus quasi che fosse un dilettante allo sbaraglio. Quest’anno, emigrato in Gran Bretagna, gli è stata affidata una squadra medio-bassa, cioè il Leicester, e l’ha portata in vetta alla classifica della Premier League.

L'ITALIA E' PAZZA DEL LEICESTER DI RANIERI 

Un miracolo con rari o nessun precedente che sta incantando i sudditi della regina. Sarebbe come se l’Empoli fosse primo in classifica del nostro torneo con molte probabilità di concluderlo con un trionfo. Ovvio che ciò susciti scalpore in tutto il mondo pallonaro, tranne che in Italia che tratta la performance del mister romano, snobbato in patria, come un fenomeno da baraccone: curioso ma non certo meritevole di lodi sperticate. Non si tiene conto che sfondare in Inghilterra è difficile con uno squadrone dei più celebrati, figuriamoci con una compagine modesta e priva di tradizioni gloriose.

RANIERI: «SENZA PAURA, IL DESTINO E' NELLE NOSTRE MANI»

Ecco perché a noi, viceversa, piace dare a Ranieri quel che è di Ranieri, un uomo di calcio bravissimo ancorché sottovalutato.Se, come pensiamo, farà sua la Premier vorremmo che, la Juventus in testa, tutte le società nostrane gli chiedessero scusa per non avere riconosciuto in lui un maestro della pedata. L’altro allenatore che desideriamo elevare agli altari è Guidolin, un personaggio di spicco che, nonostante i risultati eccellenti ottenuti dalle squadre al suo servizio, è stato mal ripagato da coloro che hanno beneficiato del suo lavoro. L’Atalanta lo cacciò dopo quattro o cinque giornate. Non andava a genio ai nerazzurri perché li costringeva a sopportare dure fatiche per preparare le partite. Soprattutto i giocatori più anziani, o indolenti, lo contestavano. Cosicché la presidenza nerazzurra lo mise alla porta.

Da quel momento in poi, Guidolin non ha più fallito un colpo: col Vicenza ha toccato il cielo con un dito, col Bologna è salito ad alti livelli, col Palermo di Zamparini (il più sfrenato licenziatore dell’universo) ha combattuto da pari a pari con le formazioni più titolate, con l’Udinese per alcuni anni è stato costantemente nelle zone alte della classifica, giungendo addirittura a disputare la Champions. Non ci sembra poco. Con un carnet del genere, chiunque avrebbe legittimamente aspirato a panchine di lusso (Inter, Milan, Juventus, Roma eccetera). Guidolin, invece, chiusa la parentesi friulana, è stato accantonato quale ferrovecchio, un rottame. Grave errore. Egli, infatti, non avendo trovato una sistemazione adeguata dalle nostre parti, se n’è andato, come Ranieri, in Inghilterra. Gli hanno rifilato una squadra candidata alla retrocessione, Swansea Association football club, che al suo arrivo aveva due punticini. La quale, grazie alle sue cure prodigiose, ha effettuato una rimonta pazzesca ed ora è in procinto di salvarsi. Siamo ammirati. E sentiamo il dovere di applaudire i due signori della panchina le cui prodezze abbiamo ricordato, nella speranza che l’Italia se li riporti presto a casa. Abbiamo bisogno di loro.

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