Calcio, l'Italia è pazza del Leicester. Ranieri: «La Nazionale? No, grazie»

Il tecnico italiano: «Quando ho allenato la Grecia avevo i ragazzi a disposizione solo 3, 4 giorni prima della partita e poi se ne andavano, ora non potrei farlo»
Calcio, l'Italia è pazza del Leicester. Ranieri: «La Nazionale? No, grazie»© REUTERS

LEICESTER - Le favole fanno sempre sognare: non è necessario che vi sia una principessa alta e bionda e un principe azzurro dagli occhi turchesi; a volte basta anche solo una squadra di calcio per far sognare. La Cenerentola in questione sta compiendo una delle imprese sportive più belle della storia di questo sport, dominando, a dir poco inaspettatamente, il campionato più competitivo, ma soprattutto più ricco del mondo, la Premier League inglese. Un miracolo sportivo che ha fatto innamorare anche il nostro Paese: il protagonista indiscusso di questa favola è Claudio Ranieri e la Cenerentola stavolta si chiama Leicester. Domenica scorsa il match tra Sunderland e Leicester è stato seguito da 228 mila telespettatori con 800 mila contatti unici, facendo registrare a Fox Sports il record assoluto di ascolti per un match trasmesso nel primo pomeriggio della domenica, in contemporanea con le partite delle 15 di Serie A.

 

LE MIE LACRIME - Il Leicester, domenica giocherà allo stesso orario del match con il Sunderland. Kantè e compagni ospiteranno il West Ham e cercheranno di battere il record di ascolti stabilito nel turno precedente. «Era più il viso che era ricco di grossa commozione, le lacrime non sono uscite ma avevo gli occhi lucidi perché prima di arrivare al campo ho visto dei pullman pieni di gente, di persone anziane che hanno fatto tanti chilometri per vedere l’incontro. Quando abbiamo vinto ho pensato a loro e mi sono smosso più del dovuto», ha dichiarato Claudio Ranieri a Fox Sports.

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LA NAZIONALE? NO, GRAZIE - Se le Foxes hanno le maglie azzurre, Ranieri non vuole sentire parlare di Nazionale italiana: «E se la chiamasse la Nazionale? “No. E’ bello e sono orgoglioso che venga fatto il mio nome però ho toccato con mano e per il momento non è il mio lavoro. Quando ho allenato la Grecia avevo i ragazzi a disposizione solo 3, 4 giorni prima della partita e poi se ne andavano. Anche se i ragazzi italiani li conoscerei già ma ho bisogno di stare giornalmente con loro. Non parlo molto ma mi piace dare dei piccoli flash ai giocatori per tenerli tutti motivati e così non ci riuscirei. In questo momento non potrei farlo».

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