Agnelli: «Vincere è lo stile Juve. Possiamo essere i primi in Europa»

Il presidente bianconero ospite di Sky Sport: «Pogba supereroe per mercati lontani. Con Allegri ottimo rapporto. Club solido, pronto alle sfide dei prossimi due o tre anni. Bonucci non concesso alla Nazionale? Non c'è un galateo»
Agnelli: «Vincere è lo stile Juve. Possiamo essere i primi in Europa»© LaPresse

TORINO - «Chiunque gestisce una società ha l'ambizione di vincere e noi l'abbiamo. Chi sta alla Juventus deve pensare solo a una cosa: vincere. Con la giusta ambizione, abbiamo i mezzi per arrivare a essere i primi in Europa». Andrea Agnelli si racconta nel corso di una lunga intervista negli studi di Sky Sport, novanta minuti tra passato, presente e futuro della Juventus. «La cosa migliore della stagione è stata come è iniziata e come è finita. Abbiamo iniziato in Cina con un trofeo e finito a Roma con un altro trofeo. Questa è la cosa più bella. La parte più brutta è stata la gestione del periodo di inizio novembre, prima del derby. La compattezza del nostro gruppo di lavoro ci ha dato la carica per risollevarci. Il rapporto con Allegri è ottimo, non ho mai cercato di condizionare le sue scelte», ha proseguito.

SFIDE PER IL FUTURO - Sui conti bianconeri, Agnelli è netto: «Chiedere un aumento di capitale ogni due o tre anni vuol dire gestire un'azienda che non è sana o avere uno stile di gestione che non è appropriato. Il rapporto con John Elkann non è buono, ma di più. Il nostro obiettivo è avere una società vincente che sia indipendente dal punto di vista economico. Siamo partiti da una perdita di 95 milioni dimezzandola anno su anno, abbiamo raggiunto 350 milioni di fatturato e un equilibrio economico-finanziario riuscendo a vincere: vuol dire che si può fare. Dal mio punto di vista la società è ben impostata per reggere alle sfide dei prossimi due o tre anni. Poi bisognerà capire cosa succederà al calcio italiano ed europeo per comprendere come restare competitivi e non perdere terreno dalle grandi potenze. Nel 2006 c'è stato un momento di discontinuità, da allora il calcio italiano ha perso occasioni. Noi dobbiamo capire qual è il nostro modello, il percorso da intraprendere, la mission da dare alle squadre di Serie A e da lì programmare. L'ultima volta che sono andato in Lega, abbiamo discusso un'ora per introdurre il Boxing Day tra due anni. Mi hanno detto "tu sei abituato a rinnovare, noi a proteggere". In questo momento non abbiamo la competitività del modello inglese, guarderei più alla Spagna proteggendo le sue squadre collettivizzando i diritti televisivi».

LA FAMIGLIA AGNELLI E TORINO - «Che cosa lega la mia Famiglia a Torino? Tantissime cose. In prima battuta la residenza mia e di mio cugino a Torino, viviamo lì. Se pensiamo ai grandi investimenti che sono stati fatti negli ultimi anni a Torino, dobbiamo pensare alla Juventus con il nuovo stadio e alla fabbrica della Maserati a Grugliasco, quindi grandi investimenti sono stati fatti sul territorio. Se poi vogliamo andare a valutare che la sede civile di FCA non sia più a Torino ma sia oggi in Olanda, ed essere Torino uno dei quattro centri direzionali, vuol dire essere un attimino miopi. Il centro direzionale per l'Europa e l'Africa rimane Torino, quindi Torino rimane assolutamente centrale. Al di là di quegli investimenti, rimane il grandissimo affetto per la città. Per quanto riguarda i prossimi appuntamenti amministrativi, io sono spettatore privilegiato, perché sono residente a Fiano Torinese, quindi voterò per altri candidati, quindi da questo punto di vista sono spettatore privilegiati. I rapporti miei personali, della Juventus e di FCA, saranno con le istituzioni e i rapporti saranno ottimi», ha continuato.

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DEL PIERO E CONTE - Alle domande sugli addii di Del Piero e Conte, Agnelli risponde così: «Ogni situazione è figlia dei suoi momenti. E’ un principio che vale per qualsiasi azienda, non solo per la Juventus. Juve più importante degli uomini? Steve Jobs non è più alla Apple, ma la Apple è diventata la società con la maggiore capitalizzazione al mondo successivamente. E non c’è più Steve Jobs. Qualsiasi azienda deve essere superiore ai propri uomini».

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SATELLITI - Agnelli non nega l'interesse per l'acquisto di un club satellite all'estero: «Sono delle possibilità che esistono e che possono essere utili e strumentali per avere un'armonizzazione con altre realtà competitive. Questo deve essere uno dei pilastri del calcio europeo nei prossimi anni. Il fatto di avere extracomunitari in rosa, in alcuni Paesi c'è libertà totale, in altri è contingentato, così come finestre di mercato aperte più a lungo o meno a lungo in altri Paesi. Sono delle possibilità che stiamo valutando, ma al momento non è all'ordine del giorno».

STRANIERI NEL CALCIO - Agnelli è favorevole all'ingresso di proprietari stranieri nel calcio. L'ultimo caso è quello dell'Inter, sempre più vicino al Suning Group: «Ben venga chi vuole investire nel calcio. Con i proprietari stranieri della Serie A come Saputo del Bologna e Pallotta della Roma c'è ampia sintonia. Aumenta la competitività e sarà uno stimolo. Se ci fosse qualcuno che vorrebbe comprare la Juventus come reagiremmo? Abbiamo il 63 per cento delle quote della società e senza la volontà di vendere non può esistere nulla».

MERCATO - Sul mercato, niente commenti: «Il futuro di Pogba? Bisogna chiedere a Marotta, se ne occupa lui. Paul è l'unico supereroe per mercati lontani dopo che abbiamo ceduto Tevez e Pirlo».

ANIMA ITALIANA - «Senza lo zoccolo duro di calciatori italiani, che danno identità, difficilmente ci saremmo rialzati a novembre», ha proseguito. «Sono quelli che non riescono facilmente ad andare dal panettiere e dal macellaio senza sentirsi dire quello che realmente pensa il tifoso e che veramente capiscono cosa significa vincere, pareggiare o perdere. Sturaro, Rugani, Zaza, sono tre che sono arrivati e che si aggiungono a Chiellini, Bonucci, Barzagli, Buffon, Marchisio e agli altri».

ROMA 2024 - Per Roma organizzare le Olimpiadi del 2024 «è un'opportunità da non perdere per ammodernare le sue strutture. Ed ospitare i Giochi è una giusta ambizione: Roma è la città eterna. I grandi eventi sportivi portano un grandissimo indotto. Il mio contributo, se ce ne sarà bisogno, sarà pieno e totale».

CASO BONUCCI-NAZIONALE - «Non esiste galateo con la Nazionale. Non abbiamo dato il giocatore prima della finale di Coppa Italia, anche se squalificato, perché ci faceva comodo tenerlo negli allenamenti e nello spogliatoio come uomo squadra. Un conto è affrontare Bonucci in allenamento, un altro è misurarsi con un ragazzo della Primavera. Mi sorprende che questo non sia capito», ha detto Agnelli sulle polemiche per la mancata partenza di Bonucci per Coverciano prima della finale di Coppa Italia.

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STILE JUVE- «Esiste lo stile Juventus? Sinceramente non lo so, è qualcosa che gli altri hanno trovato noi. Lo stile Juventus è vincere, quindi sicuramente esiste ancora».

SUDDITANZA JUVE? - A chi gli chiede perché molta gente sia convinta della sudditanza degli arbitri verso la Juve, Agnelli risponde così: «I cliché uno non li cambierà più. Se poi uno parla con i miei della parte sportiva, è tutto stravolto. Fa parte della tradizione. Non mi scoccia e non mi dà fastidio. Fa parte di quelli che sono i nickname o i soprannomi. I forti non hanno vantaggi? Se uno passa il 90 per cento del tempo nell’area avversaria, probabilmente prende più rigori di chi ci sta il 10 per cento».

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