Grazie Marotta ma la Juve va comunque avanti

Grazie Marotta ma la Juve va comunque avanti© www.imagephotoagency.it

Nel 1911 Umberto Boccioni dipinse Gli addii, secondo quadro della serie Stati d’animo, capolavoro del Futurismo. Un’opera conservata al MoMA di New York, che certamente Beppe Marotta, che sappiamo appassionato d’arte, avrà visto in uno dei tanti viaggi intorno al mondo. Competenza a parte, il titolo del quadro fornisce la suggestione per il commento odierno: anche l’ex ad, uno dei migliori dirigenti del calcio italiano, tra i più vincenti della storia, lascia la Juventus, in una stagione contrassegnata da una serie di addii che, a immaginarli a maggio, sarebbe stata pura fantascienza.

Tre dei cinque uomini dei sette scudetti e delle quattro coppe nazionali se ne sono andati, con motivazioni e temperature diverse: chi considerando finito un ciclo probabilmente irripetibile nella carriera di un calciatore, chi spinto a cercare fortuna altrove, chi mosso da quella punta di sottile risentimento, come a voler dimostrare di essere ancora il campione di un tempo, chi sacrificato per ragioni di bilancio e di mercato. Perché, non dimentichiamoci, la Juventus è un’azienda, improntata alla ricerca di un costante miglioramento e di nuove vittorie.

Dispiace rinunciare alla spinta sulla fascia destra di Stephan Lichtsteiner e alle sue liti con gli arbitri di linea; ci stiamo abituando al fatto che Gianluigi Buffon non abbia finito la carriera a Torino, e lo stesso vale per Claudio Marchisio, nato bianconero che certo si aspettava di non cambiare mai maglia. Vent’anni o due non fa poi così tanta differenza, e l’addio doloroso del Pipita Higuain ci ha altrettanto colpiti.

A me pare stucchevole e retorico parlare di gratitudine: non è questo il contesto adatto, in un mondo competitivo dove è indispensabile la rincorsa a traguardi sempre più alti, soprattutto per chi ha scritto nel proprio dna la vittoria. Nella vita ci sono dei cicli e nessuno di questi è infinito. Beppe Marotta ha contribuito a scrivere la storia della Juventus, che però deve andare avanti e inventare nuovi capitoli.

Non mi interrogo più di tanto sui motivi del divorzio, che solo i diretti interessati conoscono, e cito piuttosto la frase pronunciata da Henry Ford II al suo manager Lee Jacoc- ca, rimosso nonostante gli ottimi risultati raggiunti: “I just don’t like you anymore”.

 

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