Juventus, fino alla fine?

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Il vero problema della Juventus è che oggi è il 9 ottobre, la stagione è ancora lunghissima e risuona sinistra una parodia del motto aziendale: fino alla fine? E a quel punto interrogativo si attorciglia tutta l'angoscia di milioni di tifosi bianconeri, spaventati dalla prospettiva di sorbirsi l'amarissimo calice per altri otto mesi, pausa Mondiale inclusa. Anche perché giunti a questo punto il destino dell'annata è in equilibrio instabile: per lo scudetto serve un'impresa che questa squadra, adesso, non dà l'impressione di poter compiere; per superare il girone di Champions servirebbero almeno due vittorie, meglio tre, traguardo ambizioso alla luce delle carenze ormai conclamate della Juventus che offuscano le speranze e ripropongono l'inquietante dubbio: sarà così fino alla fine?

Allegri armeggia, la Juve nei guai

Nessuno sembra in grado di dare una risposta. Massimiliano Allegri armeggia fra giustificazioni, attenuanti e buoni propositi, individuando i problemi (per lo meno alcuni), non ancora le soluzioni. La dirigenza lo appoggia, lo aiuta e lo corregge, ma fino a quando potrà convivere con la catastrofica ipotesi di un'uscita ai gironi dalla Champions e a un mancato raggiungimento del quarto posto? Girano tanti, troppi soldi, oltre che le scatole dei tifosi. Ciò che preoccupa della crisi è, infatti, la scoraggiante stagnazione di tre fattori: atletico, tecnico, caratteriale. Dal 15 di agosto a oggi solo impercettibili segnali di miglioramento hanno lasciato intravedere tempi migliori e l'ottimismo portato da qualche risultato positivo è stato frustrato con implacabile rapidità e i guai della Juventus sono riemersi.

Dentro la crisi: il fattore atletico

Il primo in ordine di importanza è la questione atletica: la squadra non ha benzina sufficiente per durare novanta minuti. Anche ieri, come in quasi tutte le partite giocate finora, si è spenta dopo un'inizio promettente. Venti minuti abbastanza intensi, poi il calo, inesorabile, che ha rallentato le ripartenze e resa affannosa la fase difensiva. È una grana notevole perché con il calendario di questa stagione c'è pochissimo tempo per riparare il guasto.

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Il problema tecnico: da Alex Sandro a Vlahovic, un virus

Poi c'è un problema tecnico, una specie di virus che ha colpito ed eroso la qualità della squadra. Il numero di imprecisioni, passaggi sbagliati, scelte errate è impressionante. Perché incide anche su giocatori che dovrebbero essere immuni da certi errori di ortografia casistica. Ieri Alex Sandro non è salito, consentendo a Tomori di rimanere in gioco nell'azione del primo gol: è l'ennesimo errore esiziale del recidivo brasiliano che nelle ultime tre stagioni è costato punti preziosi per la sua sbadataggine. E Vlahovic, che già aveva perso palloni pericolosi a causa di controlli approssimativi, ha servito la palla del raddoppio con uno sciagurato passaggio impreciso e orizzontale. Inoltre ieri sono spiccate anche le sbavature di Kostic, Locatelli, Cuadrado, McKennie, Danilo: troppi per attutirne l'impatto.

Arbitri e Juve: Cuadrado falciato e poi l'1-0. E la Salernitana...

Certo, anche gli arbitri stanno mancando di precisione. Ieri il primo gol del Milan è nato da un corner che non sarebbe dovuto esserci, visto il fallo, tanto violento quanto inequivocabile, di Theo Hernandez su Cuadrado. Orsato, peraltro vicinissimo, non l'ha visto, condizionando così l'andamento della gara. Errore che si aggiunge a quello di Banti e Marcenaro in Juventus-Salernitana. Alla Continassa c'è irritazione, ma non si cercano alibi, anche perché di tutto ha bisogno la squadra tranne che di giustificazioni.

La Juve manca di carattere

Perché, e veniamo all'ultimo problema, già manca di carattere. Ci sono evidenti limiti in una squadra che va nel panico alla prima difficoltà e che ieri pomeriggio a San Siro ha chiaramente mollato quando mancavano ancora dieci minuti, calpestando proprio quel "fino alla fine" che dovrebbe accompagnare sempre e comunque il gruppo bianconero, nella buona e nella cattiva sorte. La Juventus manca di leadership, di giocatori in grado scuotere dalla abulia agonistica gente che, nel bene e nel male, pesa sul bilancio per 160 milioni lordi e offre una cattiveria inversamente proporzionale. È l'aspetto più angosciante e nello stesso tempo più incoraggiante: se la Juventus è ancora la Juventus può e deve trovare uno scatto d'orgoglio e di rabbia, utile a tamponare il ritardo atletico e trovare il coraggio tecnico. Viceversa questa squadra non è più la Juventus, ma ne veste solo la maglia.

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Il vero problema della Juventus è che oggi è il 9 ottobre, la stagione è ancora lunghissima e risuona sinistra una parodia del motto aziendale: fino alla fine? E a quel punto interrogativo si attorciglia tutta l'angoscia di milioni di tifosi bianconeri, spaventati dalla prospettiva di sorbirsi l'amarissimo calice per altri otto mesi, pausa Mondiale inclusa. Anche perché giunti a questo punto il destino dell'annata è in equilibrio instabile: per lo scudetto serve un'impresa che questa squadra, adesso, non dà l'impressione di poter compiere; per superare il girone di Champions servirebbero almeno due vittorie, meglio tre, traguardo ambizioso alla luce delle carenze ormai conclamate della Juventus che offuscano le speranze e ripropongono l'inquietante dubbio: sarà così fino alla fine?

Allegri armeggia, la Juve nei guai

Nessuno sembra in grado di dare una risposta. Massimiliano Allegri armeggia fra giustificazioni, attenuanti e buoni propositi, individuando i problemi (per lo meno alcuni), non ancora le soluzioni. La dirigenza lo appoggia, lo aiuta e lo corregge, ma fino a quando potrà convivere con la catastrofica ipotesi di un'uscita ai gironi dalla Champions e a un mancato raggiungimento del quarto posto? Girano tanti, troppi soldi, oltre che le scatole dei tifosi. Ciò che preoccupa della crisi è, infatti, la scoraggiante stagnazione di tre fattori: atletico, tecnico, caratteriale. Dal 15 di agosto a oggi solo impercettibili segnali di miglioramento hanno lasciato intravedere tempi migliori e l'ottimismo portato da qualche risultato positivo è stato frustrato con implacabile rapidità e i guai della Juventus sono riemersi.

Dentro la crisi: il fattore atletico

Il primo in ordine di importanza è la questione atletica: la squadra non ha benzina sufficiente per durare novanta minuti. Anche ieri, come in quasi tutte le partite giocate finora, si è spenta dopo un'inizio promettente. Venti minuti abbastanza intensi, poi il calo, inesorabile, che ha rallentato le ripartenze e resa affannosa la fase difensiva. È una grana notevole perché con il calendario di questa stagione c'è pochissimo tempo per riparare il guasto.

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