Marocchi: “Basterà fare la Juve. Allegri sa gestire i cervelli”

L’ex mezzala bianconera, commentatore TV, gioca per Tuttosport la sfida col Maccabi e indica la strada

HAIFA - Giancarlo Marocchi ne sa di Juve, per ovvi motivi, e ne sa di calcio. Praticamente dopo i primi due passaggi (mezzi svincolati per la verità) di Angel Di Maria contro il Maccabi, su Sky commentava quanto in realtà l’argentino stesse cercando di entrare in partita e prendersi la Juventus sulle spalle. Come volevasi dimostrare, così è andata. Con l’ex bianconero torna dunque utile riflettere su come e cosa possa accadere ad Haifa. Anche se, ovviamente, diventa impossibile non partire dal San Siro, onde contestualizzare. Il Milan ha resecato gli spiragli di rinascita…
"La Juve ha fatto delle cose buone: ci sono giocatori molto bravi in gruppo, questo è evidente. Ma in altri momenti la squadra… Come primo elemento mi viene da dire che va proprio piano: dal punto di vista fisico sembra soffre in quasi tutte le partite e questo è un dato importante perché è un aspetto che poi ti manda in difficoltà sia che tu giochi contro il Milan, ed è successo nel secondo tempo, sia che tu giochi contro il Maccabi, ed è risuccesso nel secondo tempo".

Ma vanno piano per la preparazione o perché non è nelle corde di alcuni pressare, togliere il tempo, tenere alto il ritmo?

"È sperabile che sia soprattutto la condizione fisica visto che su quella ci si può lavorare".

A livello mentale invece?

"Sul fatto mentale, almeno questo bisogna riconoscerlo, in tutta la sua carriera Allegri ha dimostrato che sa come gestire i cervelli dei giocatori. E’ bravo a dare micro obiettivi: ragionare di partita in partita, pensare da qui al 13 novembre e non oltre. Ci sarà l’interruzione lunga e non essere molto distanti dalle prime posizioni sarà importante, perché chiaramente un Mondiale così a metà stagione può creare dei disagi a qualcuno e far succedere qualcosa. Inoltre la sosta permetterà alla Juve di riavere al top un giocatore importante come Chiesa. Anche per questo non bisogna perdere troppo terreno".



Dopo una batosta come quella di San Siro come si riparte? Le vengono in mente situazioni analoghe a questo periodo bianconero nella sua carriera?

"Sì, ho avuto situazioni simili. Ci sono state e il disagio è enorme. Quando giochi nella Juve è chiaro che sei sempre messo tra i favoriti che possono vincere lo scudetto e mai tra quelli che possono andar male. Quando succede è dura. E poi la situazione può diventare ancora più brutta se si pensa solo a se stessi e non si riesce a sentirsi in colpa tutti allo stesso modo. E’ sempre meglio pensare positivo. Sì: pensare positivo sapendo che si sta sbagliando molto, quello sarebbe l’atteggiamento giusto. Ma la teoria è molto facile, poi la pratica invece…".

E’ giusto porsi il dubbio su quanto la squadra sia in sinergia con il tecnico?

"Io personalmente ho sempre dato per scontato che quello che avevo era il mio allenatore. Punto. Non mi sono mai posto il problema 'la società dovrebbe fare questo o quest’altro'. La società è sopra qualsiasi altra componente".



Rispetto a Juventus-Maccabi dell’andata può cambiare qualcosa?

"Io immagino grosso modo una partita simile a quella dell’andata avendo tuttavia ben chiaro che il Maccabi sarà un po’ meglio. Primo perché gioca in casa, secondo perché recupererà giocatori che a Torino erano rimasti in panchina per via del digiuno. Si è visto nettamente che un paio di coloro che sono subentrati erano meglio di quelli che hanno cominciato".

L’hanno stupita i tifosi allo stadio?

"Beh, per loro era comunque una festa già solo il fatto di esserci: hanno superato 3 turni di preliminari non contro squadre anonime, anzi… Pensiamo ad esempio alla Stella Rossa. Per loro questi giri in Europa sono un piacere. Ho percepito questo".

Di Maria può essere ancora la chiave?

"Lui è giocatore che prende palla non tanto per fare uno sviluppo troppo corale per cui la prende, la riappoggia dietro, poi si allarga eccetera… No: lui si gira e ti punta con l’idea sempre di servire l’attaccante. In questo senso, fermo restando l’obiettivo di arrivare al 13 novembre con non troppo distacco dai primi posti, a quel punto diventerebbe veramente molto interessante, e non semplice, il lavoro di Allegri. Se uno pensa di avere Chiesa, Vlahovic, Milik, Kostic e Di Maria… Beh: provare a farne giocare almeno 4 contemporaneamente permetterebbe di mettere in pista un bel potenziale offensivo. Sarebbe un bel lavoro da allenatore potercela fare".



Lei su chi punterebbe?

"Diciamo che se si vuol vedere tutto il potenziale di Chiesa, allora io lo farei giocare a destra con Kostic a sinistra. E due li abbiamo messi a posto. Inoltre i due centravanti hanno dimostrato di giocare anche bene insieme mentre Di Maria è l’ideale nel fare gli assist partendo leggermente da destra, comunque venendo in mezzo e svariando un po’. E così li abbiamo sistemati. Ora, è chiaro che ce n’è almeno uno di troppo. Però a questo punto subentra la squalifica di uno, l’indisponibilità dell’altro… Peraltro, anche avendo il gruppo al completo, non sempre lasci fuori il meno bravo: a volte il più bravo può esser meno funzionale per una determinata partita. Contano anche le percezioni durante l’allenamento in settimana".

In chiusura: perché non si verifichino brutte sorprese con il Maccabi, cosa deve fare la Juventus?

"Niente di eccezionale. Ripeto, deve giocare come nella prima parte dell’andata. Se il Maccabi decide di attaccare un po’, allora si aprono gli spazi e a quel punto…".

Insomma, la Juve gioca più con se stessa che con i rivali?

"Sì. Non la voglio fare troppo semplice, per carità, ma basta una prestazione come quella di 4 giorni fa. Quella Juve ha vinto facilmente pur avendo sofferto dopo il 2-1, dopo l’errore di Szczesny. E poi il ritorno di Di Maria, se c’è da andare un po’ in contropiede e mettere una palla filtrante, è decisivo".

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