Juventus, un tridente da affilare ma il potenziale è super

Di Maria, Vlahovic e Chiesa: cosa ha funzionato e cosa no alla prima prova. In fase di impostazione si è sentita la mancanza di un centrocampista. Bene la difesa, davanti il mix è eccezionale: serve solo trovare l’intesa

TORINO - Magari non proprio buona, ma di sicuro suffi - ciente e promettente, la prima. La prima apparizione del tridente Di Maria, Vlahovic, Chiesa, che avrebbe dovuto essere l’attacco tipo della Juventus 2022-23 e che invece Massimiliano Allegri ha potuto schierare per la prima volta soltanto domenica, alla 22ª giornata di campionato. Per quanto provato da settimane, praticamente da quando Vlahovic, l’ultimo dei tre a recuperare dai propri acciacchi, è tornato disponibile, l’assetto ha mostrato alcune prevedibili criticità al primo impatto con la partita. Nulla di irrisolvibile col tempo, però. Tempo che, con la crescita della condizione di Valhovic e Chiesa, oltre che dell’intesa tra loro e Di Maria e del trio con il resto dei compagni, dovrebbe far maturare le potenzialità che con la Fiorentina si sono solo intraviste.

Paradossalmente, non è stata la fase di non possesso a risentire del cambio di assetto e della presenza di un attaccante in più e di un centrocampista in meno rispetto al 3-5-2 con cui la Juve aveva giocato da metà ottobre. E questa è la prima buona notizia, anche se ovviamente per certifi care la tenuta difensiva della nuova formula serviranno test più probanti di una Fiorentina che ha nella sterilità off ensiva uno dei propri limiti più importanti. Ai viola comunque la squadra di Allegri ha concesso poco - conclusioni da fuori area e contrastate, solo una dall’interno dei 16 metri - e i componenti del terzetto d’attacco si sono tutti e tre sacrifi - cati anche in pressing e in copertura. Diffi coltà sono emerse invece in fase di impostazione, anche a causa del pressing che rimane una delle poche cose che la Fiorentina di Italiano riesce a fare con la stessa efficacia della scorsa stagione. Una pressione contro cui si è avvertita la mancanza di un uomo a centrocampo per contribuire al fraseggio. Peraltro l’uomo di maggior tasso tecnico, Nicolò Fagioli. La squadra bianconera ha avuto una percentuale di passaggi riusciti del 77%, la più bassa delle ultime sei partite tra campionato e Coppa Italia, nelle quali non era mai scesa sotto all’81% (contro l’Atalanta) e Manuel Locatelli e Adrien Rabiot, i due centrocampisti rimasti, hanno fatto registrari dati analoghi: 71% di passaggi giusti per l’azzurro, contro una media in campionato dell’81,4%, 73% per il francese, contro una media dell’84,4%. Difficoltà superabili con l’aumento della consuetudine con il nuovo assetto, né è da escludere, con il ritorno al completo del centrocampo, un passaggio al 4-3-3 che era il modulo immaginato da Allegri in estate, dunque di nuovo con tre centrocampisti.

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Evidente, nonostante la condizione ancora non ottimale di Chiesa e Vlahovic - e neppure di Di Maria, per quanto il più brillante dei tre - quali siano i benefi ci del tridente per la squadra bianconera: imprevedibilità, effi cacia in fase di rifi nitura come in zona gol, condizionamento psicologico e tattico degli avversari che devono fronteggiare tre giocatori in grado di decidere la partita con una giocata. Di Maria, come in altre occasioni, contro i viola ha confermato di essere un giocatore di un livello superiore alla totalità della Serie A (almeno per talento tecnico) e se troverà continuità fi sica può fare la differenza, a prescindere da chi gli giocherà accanto. Però affi ancargli la velocità, i dribbling e i tiri di Chiesa, la potenza e il senso del gol di Vlahovic, può dare origine a un attacco dal potenziale davvero diffi cilmente arginabile. Anche per la mobilità di tutti e tre i componenti: DV9 è sicuramente un centravanti, capace però di far male anche defilandosi grazie alla sua velocità (martedì scorso a Salerno ha sfi orato un gol memorabile partendo con un dribbling di tacco dalla fascia laterale, per citare l’ultimo esempio), Chiesa può giocare su entrambe le fasce ma anche attaccare la profondità centralmente, Di Maria può inventare da trequartista centrale come sugli esterni (di preferenza a destra, ma nella fi nale mondiale ha fatto la diff erenza a sinistra). E’ chiaro che, per esprimere tutto questo potenziale come reparto, i tre dovranno maturare un’intesa che ancora non possono avere: la tentata triangolazione Di Maria-Chiesa-Di Maria sulla sinistra dell’area viola al 43’ del primo tempo, interrotta da una diagonale di Biraghi, è stata uno spot decisamente accattivante.

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TORINO - Magari non proprio buona, ma di sicuro suffi - ciente e promettente, la prima. La prima apparizione del tridente Di Maria, Vlahovic, Chiesa, che avrebbe dovuto essere l’attacco tipo della Juventus 2022-23 e che invece Massimiliano Allegri ha potuto schierare per la prima volta soltanto domenica, alla 22ª giornata di campionato. Per quanto provato da settimane, praticamente da quando Vlahovic, l’ultimo dei tre a recuperare dai propri acciacchi, è tornato disponibile, l’assetto ha mostrato alcune prevedibili criticità al primo impatto con la partita. Nulla di irrisolvibile col tempo, però. Tempo che, con la crescita della condizione di Valhovic e Chiesa, oltre che dell’intesa tra loro e Di Maria e del trio con il resto dei compagni, dovrebbe far maturare le potenzialità che con la Fiorentina si sono solo intraviste.

Paradossalmente, non è stata la fase di non possesso a risentire del cambio di assetto e della presenza di un attaccante in più e di un centrocampista in meno rispetto al 3-5-2 con cui la Juve aveva giocato da metà ottobre. E questa è la prima buona notizia, anche se ovviamente per certifi care la tenuta difensiva della nuova formula serviranno test più probanti di una Fiorentina che ha nella sterilità off ensiva uno dei propri limiti più importanti. Ai viola comunque la squadra di Allegri ha concesso poco - conclusioni da fuori area e contrastate, solo una dall’interno dei 16 metri - e i componenti del terzetto d’attacco si sono tutti e tre sacrifi - cati anche in pressing e in copertura. Diffi coltà sono emerse invece in fase di impostazione, anche a causa del pressing che rimane una delle poche cose che la Fiorentina di Italiano riesce a fare con la stessa efficacia della scorsa stagione. Una pressione contro cui si è avvertita la mancanza di un uomo a centrocampo per contribuire al fraseggio. Peraltro l’uomo di maggior tasso tecnico, Nicolò Fagioli. La squadra bianconera ha avuto una percentuale di passaggi riusciti del 77%, la più bassa delle ultime sei partite tra campionato e Coppa Italia, nelle quali non era mai scesa sotto all’81% (contro l’Atalanta) e Manuel Locatelli e Adrien Rabiot, i due centrocampisti rimasti, hanno fatto registrari dati analoghi: 71% di passaggi giusti per l’azzurro, contro una media in campionato dell’81,4%, 73% per il francese, contro una media dell’84,4%. Difficoltà superabili con l’aumento della consuetudine con il nuovo assetto, né è da escludere, con il ritorno al completo del centrocampo, un passaggio al 4-3-3 che era il modulo immaginato da Allegri in estate, dunque di nuovo con tre centrocampisti.

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