Evidente, nonostante la condizione ancora non ottimale di Chiesa e Vlahovic - e neppure di Di Maria, per quanto il più brillante dei tre - quali siano i benefi ci del tridente per la squadra bianconera: imprevedibilità, effi cacia in fase di rifi nitura come in zona gol, condizionamento psicologico e tattico degli avversari che devono fronteggiare tre giocatori in grado di decidere la partita con una giocata. Di Maria, come in altre occasioni, contro i viola ha confermato di essere un giocatore di un livello superiore alla totalità della Serie A (almeno per talento tecnico) e se troverà continuità fi sica può fare la differenza, a prescindere da chi gli giocherà accanto. Però affi ancargli la velocità, i dribbling e i tiri di Chiesa, la potenza e il senso del gol di Vlahovic, può dare origine a un attacco dal potenziale davvero diffi cilmente arginabile. Anche per la mobilità di tutti e tre i componenti: DV9 è sicuramente un centravanti, capace però di far male anche defilandosi grazie alla sua velocità (martedì scorso a Salerno ha sfi orato un gol memorabile partendo con un dribbling di tacco dalla fascia laterale, per citare l’ultimo esempio), Chiesa può giocare su entrambe le fasce ma anche attaccare la profondità centralmente, Di Maria può inventare da trequartista centrale come sugli esterni (di preferenza a destra, ma nella fi nale mondiale ha fatto la diff erenza a sinistra). E’ chiaro che, per esprimere tutto questo potenziale come reparto, i tre dovranno maturare un’intesa che ancora non possono avere: la tentata triangolazione Di Maria-Chiesa-Di Maria sulla sinistra dell’area viola al 43’ del primo tempo, interrotta da una diagonale di Biraghi, è stata uno spot decisamente accattivante.