Eccolo qui, ci risiamo e ad ogni vigilia sembra di assistere allo stesso film. L’attesa, quella degli altri, in vista del derby si scalda sempre così: fumogeni, cori, urla, sfottò, video che impazzano sui social, diffusi da luoghi simbolo per caricare e caricarsi, partono scongiuri, ballano richieste, qualcuno magari avanti con l’età stringe il santino di una vecchia gloria in mano e si mette a pregare. E stavolta sembra quasi convinto che... «dai, non ce n’è, il derby lo vinciamo noi!». Loro, quelli della sponda granata di Torino, storicamente ci tengono di più e se fi nisce male - mannaggia, accade troppo spesso - la colpa è di qualcun altro, o qualcos’altro. Magari di un tipo vestito di giallo, con il fischietto in bocca e l’auricolare in funzione, oppure degli aborriti poteri forti; qualcosa a cui attaccarsi c’è sempre. Gli altri, da anni caratterizzati come «quelli di Venaria» (sfottò che non off ende, semmai fa sorridere), vivono invece la settimana di Juve-Toro quasi in silenzio, perché sanno che lo squilibrio nei rapporti di forza è tutto sommato una verità storica, a parte rispettabilissime eccezioni.