Il Toro nel nuovo Teatro dei Sogni bianconeri non vince mai
E non ha senso farsi troppe domande sul perché loro, gli eterni sconfitti, quelli che negli ultimi trent’anni di derby ne hanno vinti due o tre, reagiscono così. In fondo, voi come vi sentireste se vi togliessero la soddisfazione di un pareggio (un pareggio, eh...) negli ultimi secondi di una partita, a maggior ragione dopo essersi illusi di aver giocato persino meglio, o di aver tirato di più in porta rispetto agli altri? Pirlo nel 2014, Cuadrado nel ’15, accidenti a quei due. Figurarsi quando la vittoria è lì, a un passo, e insomma, il Pipita Higuain nel maggio ’17 non poteva farsi gli affaracci suoi, per una volta? E vogliamo parlare di Cristiano Ronaldo nel ’19? Niente, il Toro che atterra allo Stadium, per i suoi tifosi, è sempre vittima di un sopruso. Mai una volta che ci s’inchini davanti ai trionfatori. Di sicuro, il Toro nel nuovo Teatro dei Sogni bianconeri non vince mai, anzi spesso le prende: quattro reti alla volta, più o meno, da quando per venire a giocare a casa della Juve bisogna recarsi alla Continassa e pregare prima di entrare. Ma anche quando l’impianto si chiamava Delle Alpi, oppure in altri contesti (all’Olimpico, per dire) non è che il destino sia stato così diverso: Trezeguet, Maresca, fai questi nomi al tuo amico granata, gli brucerà ancora...
E se questa sera la storia non cambierà (perché attenzione: il rischio esiste, secondo la legge dei grandissimi numeri) assisteremo alla solita trama. «Si vince, stavolta si vince. Perché? Beh, gli hanno tolto 15 punti, per loro questa partita conta poco, molto meno che per noi, che sogniamo l’Europa»: l’ho sentito - giuro - al bar dai clienti granata, ignari di essere inevitabilmente ascoltati; l’ho risentito alla fermata del metrò, uscendo dagli uffici, persino all’ingresso della scuola frequentata dai miei figli, dove a poche ore dal fischio d’inizio della partita ti imbatti in gruppuscoli di bambini che si presentano bardati di granata e sorrisi precotti, chissà se per compiacere o meno l’orgoglio dei propri genitori. Perché spesso dietro di loro c’è il codazzo di papà col berretto della stessa tinta. «Sai, è tornato il gelo invernale, meglio coprirsi». Certo.
© RIPRODUZIONE RISERVATA