Allegri a Coverciano, i retroscena: fanatismi tattici, duttilità e Juve

Di cosa ha parlato il tecnico bianconero durante la lezione agli allievi dei corsi Uefa Pro e Uefa che si stanno tenendo alla Scuola Allenatori Figc

Due ore e un quarto intense di racconti e di domande sul calcio con protagonista d'eccezione Massimiliano Allegri. Il tecnico della Juventus è stato relatore, ieri mattina, nella lezione agli allievi, una sessantina, dei corsi Uefa Pro e Uefa A che si stanno tenendo alla Scuola Allenatori Figc a Coverciano. Allegri, accompagnato dal presidente degli allenatore Renzo Ulivieri, ha raccontato la propria esperienza di gestione umana e tecnica nei vari step di una carriera che si è snodata dalle categorie dei dilettanti in Toscana fino agli scudetti con Milan e Juventus passando dalle tappe intermedie con Sassuolo e Cagliari. La chiacchierata si è snodata tra questioni tattiche e gestionali con grande coinvolgimento dei futuri tecnici che hanno approfondito molte curiosità con il tecnico livornese.

Allegri, il calcio e la duttilità

Il tema di fondo che ha condotto la lezione è stato quella delle duttilità che deve stare alla base del mestiere: sia per poter affrontare le diverse problematiche che le varie categorie presentano, sia per potersi adattare nella maniera più efficace alle caratteristiche ambientali e tecniche dei giocatori che si hanno a disposizione. Allegri si è detto convinto che il mestiere di allenatore richieda duttilità e non debba essere piegato a certi fanatismi tattici. Un allenatore, ha sintetizzato il tecnico bianconero, deve certo coltivare e portare avanti una propria idea di fondo, ma non può sacrificare ogni aspetto alla difesa di quelle che troppo spesso in molti definiscono con testardaggine (e un filo di fanatismo, aggiungiamo noi) con il concetto sintetizzato nella frase “il mio calcio”.

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Allegri, l'allenatore il gruppo

Un allenatore, in sostanza, non può ergersi al di sopra delle esigenze del gruppo e non tenere conto delle caratteristiche tecniche di coloro che ha a disposizione pur di mantenere in primo piano le proprie convinzioni. Poi, certo, la condizione ideale è quella di poter lavorare con una squadra che si avvicini il più possibile alla propria “idea di calcio”. Una esposizione che ha mantenuto alto l'interesse dei corsisti, particolarmente intrigati dal ventaglio di esperienze che il tecnico livornese ha potuto attraversare durante la sua carriera in panchina. Un interesse che si è riverberato nelle numerose domande che gli hanno rivolto e che non hanno risparmiato neppure la stretta attualità relativa alla particolare situazione delle Juventus.

Allegri e le domande sulla Juve

Allegri, anche su questo, ha risposto senza reticenze descrivendo le difficoltà di questa stagione, con le questioni giudiziarie che hanno complicato ancor di più una già delicata fase di ricostruzione, con la certezza che si potrà invece fare meglio in questa stagione durante la quale lui e la Juventus potranno lavorare con maggiori certezze e linearità in tutti gli ambiti. E chi ha partecipato alle oltre due ore di conversazione racconta di un Allegri sereno ma soprattutto determinato ad affrontare la sfida e gli scetticismi che lo attendono nella prossima stagione alla guida della Juventus, una sfida che vorrà affrontare, ha ribadito, senza derogare dalla sua idea di fondo sulla semplicità di fondo del calcio. La stessa idea di fondo che gli ha permesso di portare alla vittoria le sue squadre e di essere premiato dagli stessi allenatori, soprattutto quando ancora non era nelle squadre top e dunque al netto del tipico pensiero svalutante che si formula così: “per forza, con la squadra che ha...”. Infatti ha ricevuto il riconoscimento del Settore Tecnico per la prima volta al termine della stagione 2007/2008, quando vinse la Panchina d'oro Serie C per il campionato alla guida del Sassuolo. Un anno più tardi ha vinto la Panchina d'oro - il riconoscimento dato al miglior allenatore della Serie A secondo il giudizio dei colleghi - per la stagione al Cagliari. Quindi, per i campionati di Serie A 2014/2015, 2016/2017 e 2017/2018, ha vinto la Panchina d'oro da allenatore della Juventus. Adesso, dopo averla raccontata a Coverciano, lo aspetta una nuova sfida sulla panchina della Juventus.

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Due ore e un quarto intense di racconti e di domande sul calcio con protagonista d'eccezione Massimiliano Allegri. Il tecnico della Juventus è stato relatore, ieri mattina, nella lezione agli allievi, una sessantina, dei corsi Uefa Pro e Uefa A che si stanno tenendo alla Scuola Allenatori Figc a Coverciano. Allegri, accompagnato dal presidente degli allenatore Renzo Ulivieri, ha raccontato la propria esperienza di gestione umana e tecnica nei vari step di una carriera che si è snodata dalle categorie dei dilettanti in Toscana fino agli scudetti con Milan e Juventus passando dalle tappe intermedie con Sassuolo e Cagliari. La chiacchierata si è snodata tra questioni tattiche e gestionali con grande coinvolgimento dei futuri tecnici che hanno approfondito molte curiosità con il tecnico livornese.

Allegri, il calcio e la duttilità

Il tema di fondo che ha condotto la lezione è stato quella delle duttilità che deve stare alla base del mestiere: sia per poter affrontare le diverse problematiche che le varie categorie presentano, sia per potersi adattare nella maniera più efficace alle caratteristiche ambientali e tecniche dei giocatori che si hanno a disposizione. Allegri si è detto convinto che il mestiere di allenatore richieda duttilità e non debba essere piegato a certi fanatismi tattici. Un allenatore, ha sintetizzato il tecnico bianconero, deve certo coltivare e portare avanti una propria idea di fondo, ma non può sacrificare ogni aspetto alla difesa di quelle che troppo spesso in molti definiscono con testardaggine (e un filo di fanatismo, aggiungiamo noi) con il concetto sintetizzato nella frase “il mio calcio”.

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