Le differenze tra la Juve di Delneri e quella di Conte
"Poi con Conte è cambiato tutto, abbiamo vissuto l’evoluzione del calcio italiano, è stato lui a portarla sia a livello fisico che tattico perché noi ogni tre mesi cambiavamo modulo. In un anno abbiamo fatto 4-2-4, 4-3-3 e 3-5-2, quindi appena gli altri provavano a studiarci non facevano in tempo a capirci che già avevamo una soluzione diversa per metterli in difficoltà. A dicembre nell’annata con Delneri in panchina, prima della partita con il Chievo a fine anno, eravamo primi in classifica: poi abbiamo avuto un crollo prima di tutto fisico, oltre al fatto che quel gruppo mancava d’esperienza… Eravamo ragazzi che non erano abituati a vincere come richiesto dalla Juve e non è stato neanche facile per il mister. Non eravamo proprio pronti. L’anno dopo sono cambiate tante cose, è arrivato anche Pirlo dal Milan che ci ha fatto questo bel regalo… E poi Lichtsteiner, Vucinic, tutti giocatori importanti che sono riusciti a esprimersi al massimo delle potenzialità. Il più simpatico nello spogliatoio ero io e non Pirlo [ride ndr]… Andrea fa ridere, lo vedi da fuori e sembra uno che parla poco ma fa ridere parecchio. Gli riconosciamo però più le doti calcistiche che la simpatia.
Eravamo un grande gruppo e nell’anno del primo Scudetto, parecchi di noi nella stagione precedente avevano sofferto tutti insieme e avevamo una voglia di rivalsa. Nessuno aveva mai lottato per vincere e avevamo una fame che andava oltre: l’obiettivo era quello di lasciare un segno nella storia del club. La Juve ha qualcosa che è complicato da spiegare agli altri: quando ti dicono che ha una mentalità diversa, molti si chiedono cosa voglia dire… Capire quello che respiri, quello che vivi: è un qualcosa che non si trova da nessun’altra parte. Una volta appesi gli scarpini al chiodo, non è facile staccare da quella vita: quando hai vissuto degli anni così belli, pieni di sacrifici, ma in cui hai coronato il sogno che avevi da bambino di giocare in Serie A, alla Juve, in Nazionale. Non è facile ripartire, reinventarsi, perché non hai fatto altro nella vita. Io sono intraprendente e mi sono creato una società di procuratori, ho cominciato a fare l’agente con un avvocato e altri due collaboratori. Però non tutti siamo uguali di carattere, c’è chi lavora in TV… Io ho preso questa strada perché volevo dimostrare a me stesso di saper fare altro oltre che giocare a pallone e questo mi ha dato tanta soddisfazione perché oggi gestire 23 ragazzi è un motivo d’orgoglio".