Allegri tra costi elevati e rapporti tesi con alcuni big: tenerlo o salutarlo?

Cinque ragioni per continuare con Max e cinque ragioni per divorziare: tutti i dubbi della Juve

1. Non manca gli obiettivi

Allegri non ha mai fallito la qualificazione in Champions in otto stagioni sulla panchina della Juventus (dando per acquisita quella in corso). Per chi deve pensare ai conti della società in un momento delicato, in cui ogni euro viene soppesato, non è una qualità di poco conto. Una rifondazione tecnica può anche contemplare un anno senza Champions, ma la Juventus in questo momento non se lo può permettere. E non è detto che un altro allenatore, alla sua prima esperienza alla Juventus, possa offrire le stesse garanzie di Allegri.

2. Sa navigare nella tempesta

Ha sempre guidato la nave in porto, anche quando il mare era in burrasca e l’ultimo esempio è stato nella scorsa stagione con l’uragano giudiziario che, a torto o ragione, ha travolto la Juventus.

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Gli altri motivi per tenerlo

3. Sa reggere le pressioni

La panchina della Juventus non ha esattamente una seduta comoda. Si è costantemente sotto i riflettori e la critica (a volte pesante) dei media; si sente forte la responsabilità di una tifoseria enorme; si è schiacciati dalla necessità di vincere per convincere tutti, dalla proprietà all’ultimo dei tifosi. Allegri ha dimostrato di saper reggere tutto ciò, un altro?

4. Lo devi pagare comunque

L’aspetto dei costi non è indifferente. Allegri e il suo staff pesano per circa 18 milioni lordi, che comunque la Juventus dovrà pagare nella prossima stagione e ai quali si aggiungerebbero quelli del nuovo allenatore che, per quanto poco esigente sotto il profilo economico, potrebbe pesare per 5/6 milioni lordi, staff compreso. Non una cifra enorme, ma per un’operazione di questo genere deve essere la certezza di non fallire gli obiettivi minimi, altrimenti sotto il profilo finanziario sarebbe un disastro e questo sarebbe difficile da giustificare alla proprietà.

5. Si adatta alle situazioni

Non è schiavo di un’ideologia tattica, tende a utilizzare i giocatori che ha a disposizione, non è particolarmente esigente, accetta gli impegni come tournée all’estero o calendari più fitti. Questo aspetto del suo “aziendalismo” è sempre molto apprezzato.

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I motivi per divorziare

1. Sensazioni da fine ciclo

Il girone di ritorno è stato disastroso e si è caricato di peso psicoemotivo, con una squadra sempre più nervosa, spaventata, spaesata. Quanto ha ancora presa sui giocatori? Nessuno gli gioca contro, anzi è apprezzato dalla rosa per come difende sempre i giocatori, ma sembra quasi non riesca più a trasmettere qualcosa alla squadra. E le critiche, continue e martellanti, che riceve possono inconsciamente influire sulla squadra, quasi deresponsabilizzata dal fatto che alla fine è sempre colpa di Allegri. Si respira aria da fine ciclo, da divorzio che farebbe bene sia alla Juventus che al tecnico. Sono grandi i rischi di un’altra stagione di transizione, di caccia al quarto posto giocando male e senza una visione sul futuro.

2. La proposta di gioco

Pochi gol e una proposta di gioco che non valorizza a pieno gli attaccanti. Non è tanto che la squadra giochi male (per quanto la noia di certe partite sta condizionando molto i giudizi su di lui dei tifosi oltre che dei critici di sempre) è che la squadra fatica a esprimere il minimo sindacale di agonismo e del provare a vincere preteso dai tifosi.

3. Rapporti tesi con alcuni big

Con Chiesa e Vlahovic non è proprio amore. Il che non è necessariamente un problema, perché raramente ci sono allenatori amati da tutti i giocatori della rosa, ma se i due giocatori, teoricamente, più forti non si trovano con il tecnico, la situazione va comunque analizzata. E, in generale, i giocatori più offensivi si sentono penalizzati dal tipo di gioco della Juventus.

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Le altre ragioni per divorziare

4. Avrebbe bisogno di una rosa diversa

Questa non è una squadra per Allegri. Un allenatore che ha guidato quasi tutti i migliori giocatori degli ultimi quindici anni (da Ronaldinho a Ronaldo) è abituato ad altri tipi di problemi, per esempio come far convivere molti campioni, non come dare linee di gioco rassicuranti per chi non è dotato di quella tecnica e quella fantasia per inventare qualcosa in modo estemporaneo. Quando dice che a lui «piacciono i giocatori tecnici», più che lanciare un’accusa, spiega che questa non è la Juventus fatta per lui. Ma in questo momento storico non si può costruire una Juventus come quella che lui sogna.

5. È fortemente divisivo per i tifosi

I tifosi si sono spaccati come mai la storia del club abbia mai visto. Non è tecnicamente colpa di Allegri, ma è una conseguenza degli ultimi tre anni che lo hanno trascinato e hanno trascinato la tifoseria in un dibattito sempre più tossico fra pro e contro. Un altro anno così potrebbe disamorare molti, non tanto per il gioco della Juventus, ma perché parlare di Juventus, in questo momento, significa troppo spesso litigare su Allegri.

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1. Non manca gli obiettivi

Allegri non ha mai fallito la qualificazione in Champions in otto stagioni sulla panchina della Juventus (dando per acquisita quella in corso). Per chi deve pensare ai conti della società in un momento delicato, in cui ogni euro viene soppesato, non è una qualità di poco conto. Una rifondazione tecnica può anche contemplare un anno senza Champions, ma la Juventus in questo momento non se lo può permettere. E non è detto che un altro allenatore, alla sua prima esperienza alla Juventus, possa offrire le stesse garanzie di Allegri.

2. Sa navigare nella tempesta

Ha sempre guidato la nave in porto, anche quando il mare era in burrasca e l’ultimo esempio è stato nella scorsa stagione con l’uragano giudiziario che, a torto o ragione, ha travolto la Juventus.

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