Lotito prepara il dossier con gli errori anti Lazio

Nel mirino non c’è soltanto Di Bello, che verrà sospeso un mese, e la gara contro il Milan. Il patron biancoceleste contesta un danno sportivo ed economico

ROMA - Un dossier con tutti gli errori arbitrali che hanno penalizzato la Lazio. Dalle parole ai fatti, Claudio Lotito è pronto a mantenere le velenose promesse ribadite fino a notte fonda nella sala stampa dell'Olimpico dopo il discusso ko interno con il Milan. Di Bello, secondo il club, è solo l'ultimo di una serie di fischietti che hanno contribuito a ostacolare, attraverso diverse decisioni più che discutibili, il percorso della Lazio verso la riconferma in Champions League. I precedenti che il club biancoceleste non dimentica hanno come protagonista anche l'arbitro Maresca, in due occasioni: dal caso McKennie, con il pallone raccolto a ridosso della linea laterale prima del gol di Vlahovic in Juventus-Lazio di settembre, alla mancata espulsione di Fabbian nel Lazio-Bologna di qualche settimana fa. Un danno economico e sportivo secondo la società, che pesa sugli umori e sulle casse del club. Per questo il presidente laziale in queste ore sta studiando le contromosse e le azioni potrebbero essere clamorose. Lotito ha ufficialmente avviato la sua battaglia contro quel sistema «non più capace di garantire l'affidabilità», tra latinismi e stilettate ha auspicato l'intervento di «figure terze capaci di rimette al centro i valori dello sport». È sul piede di guerra ed è pronto ad andare fino in fondo. Ha messo il bavaglio ai suoi tesserati nel post partita, si è preso la scena e pure la responsabilità in vista di un'eventuale squalifica, anche se al momento dalla procura Figc non arrivano segnali circa l'apertura di un fascicolo nei suoi confronti per le dichiarazioni infuocate rese dopo la partita.

Stop Di Bello

Il vulcanico patron nelle sue arringhe non ha mai citato il fischietto pugliese: «Di Bello? Non so neanche chi sia», ha risposto. Nonostante sia lo stesso arbitro già protagonista con la Lazio di errori da matita rossa: a Formello non dimenticano un Lazio-Torino del 12 dicembre 2017, quando Di Bello (Var) e Giacomelli (arbitro) a suon di errori condannarono i biancocelesti di Inzaghi a un ko casalingo (1-3) decisivo a fine stagione per la mancata qualificazione in Champions. In quello stesso anno si ricorda anche il tuffo in area di Strootman, nel derby poi vinto dalla Lazio, dopo un (non) contatto con Wallace. All'epoca - senza Var - Di Bello era il giudice di linea a pochi metri dall'episodio: nessuna correzione suggerita a Orsato e rigore confermato. La gestione "disastrosa" di venerdì sera (questo l'aggettivo circolato nei corridoi dell'Aia ieri mattina) gli costerà un mese di stop, il secondo fermo dopo i 36 giorni di panchina cui è stato costretto dopo il rigore solare non concesso al Bologna contro la Juventus a inizio stagione. I vertici hanno reputato molto negativa la gestione di un finale reso bollente da decisioni fin troppo severe, condividendo la solo scelta del rigore non assegnato ai biancocelesti dopo il contatto Castellanos-Maignan.

Rischio stangate

Il giudice sportivo, Gerardo Mastrandrea, è chiamato ora a un lavoro straordinario. Il bilancio in casa Lazio è già pesantissimo, in molti rischiano un lungo stop. A partire dai tre giocatori espulsi, che prima di uscire hanno urlato di tutto ad arbitro e assistenti, quello con l’Udinese potrebbe non essere l’unico turno di stop. C’è poi da ricostruire quel capannello finale che ha visto protagoniste entrambe le panchine per un totale di circa trenta persone coinvolte nella maxi rissa dopo il triplice fischio.

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