De Laurentiis e le due Serie A: "Le piccole squadre falsano il campionato"

Il presidente del Napoli parla in Senato del movimento calcistico italiano: "Riforme? Non è riducendo le rose che risolviamo i problemi"

Aurelio De Laurentiis non si è fermato alla conferenza di un paio di giorni fa a Castel Volturno, ma è andato anche in Senato per parlare del movimento calcistico in Italia. Temi sicuramente diversi quelli che ha voluto trattare rispetto all'altro giorno dove ha parlato principalmente del momento della squadra e dei vari addii di Spalletti e Giuntoli. Il presidente della società azzurra è andato al cospetto dei membri del Napoli Club Parlamento per dire la sua sul calcio italiano. 

De Laurentiis, la Legge Melandri e la Serie A

De Laurentiis ha esordito così in Senato: "Serve il varo di una normativa sugli stadi, la legge Melandri deve essere azzerata totalmente. I sindaci dei comuni devono prendere atto del fatto che gli impianti sportivi dovrebbero diventare beni a disponibilità gratuita di chi vuole investire 10 milioni di euro". Sulla possibile riforma in Serie A: "Riduzione squadre? Non è riducendo la Serie A a diciotto squadre che si risolvono i problemi. C'è un campionato della parte sinistra della classifica e uno della parte di destra. Le squadre che rappresentano città con ventimila abitanti falsano il campionato. Sulla questione extracomunitari bisogna resettare la Lega".

Ancora sui diritti Tv: "La comunicazione cambia continuamente, l'estensione dell'assegnazione da tre a cinque anni non è stata una cosa positiva. Va fronteggiata la pirateria. Tra l’altro, pure i contratti all’estero sono bassi. Bisognerebbe cedere i diritti a un unico concorrente al prezzo più alto". Il presidente del Napoli è tornato a parlare anche della Superlega: "E' stato lo strumento per far dire all'Europa che non esiste il monopolio". E in chiusura sugli agenti: "Le società devono poter essere i procuratori dei propri calciatori: se ingaggio un ragazzo di 17 o 18 anni, non posso fargli soltanto cinque anni di contratto, ma devo essere libero di metterlo sotto contratto per sette-otto anni. E se poi alla fine del periodo contrattuale vuole andare via, allora può andare. Devo decidere io, non i procuratori".

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