Juric-Torino, le strategie per il rinnovo: mazzi di fiori e più poteri

Cairo lo corteggia: “Mi piace da morire”. Vagnati torna all’estero per il mercato. E Ivan ottiene un altro fedelissimo
Juric-Torino, le strategie per il rinnovo: mazzi di fiori e più poteri© /Ag. Aldo Liverani Sas

TORINO - Altri mazzi di fiori per Ivan. Da parecchio non vedevamo Cairo corteggiare così un uomo. L’ultimo era stato Giampaolo. Ma fu un amore volatile, per quanto pagato a caro prezzo, composto da illusioni e speranze fallaci, prima di un divorzio anticipato. Sentimenti buoni più per portarlo nel Toro che per tenerlo a lungo. Longo e Nicola erano invece state scelte usa e getta, 6 mesi di contratto, giusto il tempo di fare le pulizie, salvare la baracca (in A: una doppia impresa) e tanti saluti. Con Mazzarri, piuttosto, il legame era diventato profondo nel tempo sull’onda dei risultati, quasi una lieta sorpresa da lavori in corso, prima dello sfaldamento dei tessuti della fiducia. Cairo si era infatuato di WM una decina di anni prima, ma quando lo prese sapeva di dover rilanciarlo e un po’ ci scommise anche: era ancora scosso dall’addio in piena notte a Sinisa, non aveva la mente libera, i conflitti psicologici sono lunghi da digerire. Aveva nutrito soverchia fiducia in Mihajlovic: però furono presto scintille necessariamente in serbo, come tutti gli amori subito impetuosi, totalizzanti. Un legame che bruciò troppo in fretta, infine contrastato da insoddisfazioni e incomprensioni. Sarebbero tornati buoni amici solo parecchio tempo dopo aver firmato la separazione. Il dopo Ventura, 5 anni di luna di miele in crescendo, è quasi sempre risultato un percorso tribolato, post 2016: tanto è vero che i due si sentono ancora spesso, si vedono, non si nascondono più. Ma Cairo adesso si è di nuovo innamorato come da tanto non gli capitava. Mettiamoci nei suoi panni: dall’incubo retrocessione alla parte sinistra della classifica, la contestazione calmierata dall’entusiasmo portato da Juric nella tifoseria, il rendimento di questa stagione persino superiore rispetto a quello dell’anno scorso (punti, mica riccioli e belletti), la resurrezione di giocatori dati da altri per impanati (Rodriguez, Djidji, Linetty), la zeta aggiunta a Lazaro (altro redivivo), la plusvalenza di Bremer che più ricca non si poteva, la vista lunga su Vlasic, la valorizzazione di Lukic, Schuurs, Ricci, Buongiorno.  

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Cairo se lo tiene stretto

Un allenatore così te lo tieni ben stretto, se puoi. Cairo dixit, giorni fa: «Mi piace da morire. Juric ha un bel caratterino, però è bravo bravo: mi ricorda tantissimo quel tremendismo granata che incarnava Giagnoni. Se fossimo nel 2017, quando eravamo reduci da 5 stagioni belle, in estate avrei fatto di più per lui»: e per Cairo è una gran ammissione, come se Fonzie avesse chiesto scusa nei telefilm di 40 anni fa. «Devo dire che Juric è stato bravo a rilanciare molti giocatori. E a valorizzare i tanti giovani che Vagnati è stato abile a scovare andando in giro per il mondo». Bravo anche Davide, insomma. Nelle speranze programmatiche di Cairo, d’altra parte, Juric sta a Ventura come Vagnati sta a Petrachi. Grandi matrimoni: 5 anni Gian Piero, 10 Gianluca. E mai come adesso Cairo e Vagnati appaiono determinati a comprendere Ivan, a cercare di assecondarlo, motivarlo ulteriormente. Cairo come Ranieri (il cantante, non il tecnico): “Rose rosse per te ho comprato stasera”. Quantomeno in prestito con diritto. Organizzazione del lavoro sempre più nelle mani di Juric, in testa ora questo ritiro in Spagna richiesto e scelto da Ivan in totale libertà, come già quello austriaco in estate. Migliorie nelle strutture sportive: lavori al Fila sia nel ventre dello stadio (sale mensa, relax, mediche e per la fisioterapia) sia per nuove “vele anti-spie” telecomandate. Altri investimenti anche per rafforzare lo staff tecnico (vedi l’ingaggio di Ivan Moschella, un fedelissimo di Ivan). Rinnovo di contratto sino al ‘25 per Vagnati con spedizione allegata al Mondiale «per capire bene se ci siano dei talenti per Juric». E adesso il dt è di nuovo all’estero sempre con vista sul mercato di gennaio: altro snodo chiave per far venire voglia a Juric di prolungare il contratto dal 2024 al ‘25. Senza mettergli pressioni, però: i corteggiamenti migliori non hanno fretta e per consumar bene un matrimonio non vanno consumati i rapporti. 

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TORINO - Altri mazzi di fiori per Ivan. Da parecchio non vedevamo Cairo corteggiare così un uomo. L’ultimo era stato Giampaolo. Ma fu un amore volatile, per quanto pagato a caro prezzo, composto da illusioni e speranze fallaci, prima di un divorzio anticipato. Sentimenti buoni più per portarlo nel Toro che per tenerlo a lungo. Longo e Nicola erano invece state scelte usa e getta, 6 mesi di contratto, giusto il tempo di fare le pulizie, salvare la baracca (in A: una doppia impresa) e tanti saluti. Con Mazzarri, piuttosto, il legame era diventato profondo nel tempo sull’onda dei risultati, quasi una lieta sorpresa da lavori in corso, prima dello sfaldamento dei tessuti della fiducia. Cairo si era infatuato di WM una decina di anni prima, ma quando lo prese sapeva di dover rilanciarlo e un po’ ci scommise anche: era ancora scosso dall’addio in piena notte a Sinisa, non aveva la mente libera, i conflitti psicologici sono lunghi da digerire. Aveva nutrito soverchia fiducia in Mihajlovic: però furono presto scintille necessariamente in serbo, come tutti gli amori subito impetuosi, totalizzanti. Un legame che bruciò troppo in fretta, infine contrastato da insoddisfazioni e incomprensioni. Sarebbero tornati buoni amici solo parecchio tempo dopo aver firmato la separazione. Il dopo Ventura, 5 anni di luna di miele in crescendo, è quasi sempre risultato un percorso tribolato, post 2016: tanto è vero che i due si sentono ancora spesso, si vedono, non si nascondono più. Ma Cairo adesso si è di nuovo innamorato come da tanto non gli capitava. Mettiamoci nei suoi panni: dall’incubo retrocessione alla parte sinistra della classifica, la contestazione calmierata dall’entusiasmo portato da Juric nella tifoseria, il rendimento di questa stagione persino superiore rispetto a quello dell’anno scorso (punti, mica riccioli e belletti), la resurrezione di giocatori dati da altri per impanati (Rodriguez, Djidji, Linetty), la zeta aggiunta a Lazaro (altro redivivo), la plusvalenza di Bremer che più ricca non si poteva, la vista lunga su Vlasic, la valorizzazione di Lukic, Schuurs, Ricci, Buongiorno.  

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