Ferrari, ricordi? Vent'anni fa l'ultimo Schumacher Mondiale

Il pilota tedesco nel 2004 firmò il quinto e ultimo titolo col Cavallino grazie a una stagione leggendaria, entrando nella storia della Formula 1 con sette campionati del mondo in bacheca

L'ultima danza mondiale di Michael Schumacher è un interminabile inno alla gioia, trionfo dopo trionfo, dominio dopo dominio molto oltre l’abitudine che diventa regola. Il prossimo 7 marzo saranno vent’anni esatti dall’avvio della stagione del settimo titolo iridato del campione tedesco, il quinto consecutivo con la Ferrari: lo splendido campionato 2004. Quello che si chiude con Rubens Barrichello ottimo secondo in un festival di vittorie fatte di poesie dipinte curva dopo curva per un dominio che riesce a regalare entusiasmo nonostante le rare sorprese.

Immenso

In avvio Schumi di Gran Premi ne vince cinque di seguito e a quel punto sarebbe sembrato impossibile immaginare che sta per arrivare il crepuscolo di un’epoca immensa: Melbourne, Sepang, Manama, Imola, Montmeló. Siamo ancora a maggio e la graduatoria è già una sentenza: 50 punti, 18 di vantaggio sul compagno di scuderia, con il terzo classifi cato (Jenson Button, Bar) più che doppiato a quota 24. A Monaco il campione tedesco si ritira dopo essere stato centrato dalla Williams di Juan Pablo Montoya. Così Jarno Trulli conquista l’unica vittoria della sua carriera, che vale doppio perché dovrà avere a che fare con le trappole interne al team Renault, dove il capo Flavio Briatore è anche il manager dell’altro pilota, Fernando Alonso. Ai box, su input del capo, truccano i dati della benzina e a Trulli ne mettono meno per favorire una strategia più aggressiva di Alonso. Jarno però lo viene a sapere e riesce a guadagnare quei secondi in più che bastano per evitare il rischio sorpasso ai box. La vittoria di un italiano mitiga l’amarezza dei tifosi ferraristi per la striscia di trionfi interrotta per lo schianto con Montoya.

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Verso la gloria

Dopo, Schumi ne vincerà altri sette di Gran Premi consecutivi. Così la conquista del Mondiale non sarà mai messa minimamente in dubbio. Dal Nurburgring all’Hungaroring passando per Montreal, Indianapolis, Magny Cours, Silverstone e Hockenheim, ci sarà sempre la solita danza sul podio con il saltello prima di canticchiare in rapida sequenza “Deutschland, Deutschland u?ber alles…” e “Fratelli d’Italia, l’Italia s’è desta…”. In una sola occasione è l’unico ferrarista sul podio, poi quattro volte su sette il compagno di scuderia è secondo e altre due terzo.

Giochi di squadra

Non c’è bisogno neanche di architettare quegli odiosissimi e inutili giochi di squadra che un po’ hanno macchiato la corsa alla conquista dei precedenti titoli, in particolare nel 2001, quando in Austria viene imposto a Barrichello di cedere la seconda piazza a Schumi. È il 13 maggio e il campionato è ancora in bilico: Michael ha vinto tre volte e una è secondo, solo che c’è un ritiro che pesa e il rivale più pericoloso David Coulthard (McLaren) è distante appena otto punti e sul circuito di Stiria è al comando. Seguono polemiche che il presidente Luca Cordero di Montezemolo cercherà di spegnere dicendo che «se ci fosse stata in ballo una vittoria non l’avremmo fatto». Non ci sarà bisogno di offrire la riprova, almeno in quella stagione, perché dei restanti undici Gran Premi, il tedesco ne vincerà sei e tre volte sarà secondo. Purtroppo per la Ferrari, ancora in Austria, un anno dopo, il 12 maggio, la storia dell’ordine di scuderia si ripeterà. Con la vittoria in ballo e senza una reale necessità. Schumi ha già portato a casa quattro delle prime cinque sfide, il vantaggio sul secondo – Juan Pablo Montoya (Williams) – è di 21 punti: 44 contro 23. Barrichello invece ha appena sei punti e quel Gran Premio lo sta vincendo. Prova anche a resistere, dai box insistono. Lui alla fine dice «va bene» ma fa a modo suo, spostandosi platealmente all’ultima curva per farsi sorpassare in prossimità del traguardo. Il giro d’onore si tramuta in un giro della vergogna, tra fischi e invettive corali. Sul podio Michael, in evidente imbarazzo, cede il primo gradino e il trofeo al compagno. Per quella sceneggiata ci sarà anche una salatissima multa (un milione di dollari) e dal giorno dopo fino al 2011 saranno vietati gli ordini di scuderia.

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Cinque titoli, cinque storie

Fra i cinque titoli ferraristi di Schumi, l’ultimo, quello di cui ci apprestiamo a celebrare il ventennale, è il più agevole. Nel 2000, il distacco nei confronti di Mika Hakkinen sarà ampio (19 punti, 108 contro 99) ma maturerà solo in coda. E anche nel 2001, con un distacco più marcato, il dominio sarà esercitato solo nella seconda parte della stagione: 123 punti contro i 75 di Coulthard. Nel 2002 l’unico rivale, ma a debita distanza, è il compagno di scuderia, che alla fine sarà secondo a 67 punti di distanza: 144 a 77. Nel 2003 invece la contesa è tirata, lo sfidante è Kimi Raikkonen (McLaren): finisce con soli due punti di distacco. E così si arriva al 2004, quello dell’avvio senza speranze per i rivali. L’appuntamento con il sigillo della matematica è il 29 agosto sulla pista belga di Spa-Francorchamps, che Schumi considera come quella di casa, perché dominio mondiale dalla natìa Kerpen sono meno di 90 chilometri in linea d’aria. Non c’è grande attesa, perché dei 13 Gp precedenti Schumi ne ha vinti 12, lasciando a Trulli solo Monte Carlo.

L’unico rivale teorico sarebbe il compagno di squadra Barrichello, grazie a dieci piazzamenti sul podio, sette volte secondo e tre volte terzo. Stavolta non ci sarà la vittoria ma il secondo posto a Schumi basta e avanza, Barrichello è terzo. Il Gran Premio lo vince Raikkonen al volante della McLaren e quel podio rappresenta anche un ponte verso il futuro, perché il rivale sarà poi l’unico ferrarista capace di vincere un Mondiale piloti dopo Schumi, nel 2007. Per Michael quel trionfo sembra routine, sul podio non fa granché festa. Ad Alberto Antonini di Autosprint la racconterà così: «Più che altro dopo il Belgio ho festeggiato fra me e me. Così come era accaduto l’anno scorso a Suzuka (campione con un ottavo posto in gara, ndr) c’erano emozioni diverse. Non ero sicuro di come avrei dovuto prenderlo, questo secondo posto. Ho dovuto riflettere un po’ sulle mie emozioni, anche se poi, naturalmente, quando ci siamo trovati tutti al motorhome della Ferrari, l’atmosfera era grandiosa».

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Dalla grande gioia alle grande paura

Al rientro a casa ci sarà ancora da festeggiare con amici e familiari, ma non troppo a lungo perché l’agenda prevede già i test sulla pista di Monza per il 1° settembre, tre giorni dopo. Ed è qui che si passa dalla grande gioia alla grande paura. Giovedì 2, alla seconda giornata di prove, in pieno rettilineo scoppia uno pneumatico Bridgestone e la monoposto di Schumi si schianta a 345 all’ora. Lui esce a fatica dai rottami e si sdraia sull’erba. Sempre ad Antonini, che gli chiede se non abbia avuto paura, risponde: «Mettiamola così: domenica 5 settembre, al Ferrari Racing Day del Nu?rburgring, sono tornato per 15 minuti nell’abitacolo della mia Ferrari. E mi sono semplicemente divertito! Io amo questo sport anche quando non è al 100 per cento sicuro». Alla Ferrari resterà ancora due stagioni, quella piuttosto deludente del 2005, con l’unica vittoria nel Gp farsa di Indianapolis delle sole sei monoposto gommate Bridgestone in gara. E quella del 2006 con la grande speranza di celebrare l’ottavo titolo svanita nell’ultima sfida. A Monza e in Cina le ultime vittorie, quelle del canto del cigno e poi il ritorno in pista con la Mercedes dal 2010 al 2012. Ma l’ultimo Schumi trionfale, quello di venti stagioni fa, è il migliore da conservare nel cuore. Da dieci anni a questa parte, dopo l’incidente sugli sci di Méribel, il suo fluttuare nel tempo sospeso diventa ancora più struggente quando dal cuore e dalla memoria riaffiorano i ricordi migliori.

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L'ultima danza mondiale di Michael Schumacher è un interminabile inno alla gioia, trionfo dopo trionfo, dominio dopo dominio molto oltre l’abitudine che diventa regola. Il prossimo 7 marzo saranno vent’anni esatti dall’avvio della stagione del settimo titolo iridato del campione tedesco, il quinto consecutivo con la Ferrari: lo splendido campionato 2004. Quello che si chiude con Rubens Barrichello ottimo secondo in un festival di vittorie fatte di poesie dipinte curva dopo curva per un dominio che riesce a regalare entusiasmo nonostante le rare sorprese.

Immenso

In avvio Schumi di Gran Premi ne vince cinque di seguito e a quel punto sarebbe sembrato impossibile immaginare che sta per arrivare il crepuscolo di un’epoca immensa: Melbourne, Sepang, Manama, Imola, Montmeló. Siamo ancora a maggio e la graduatoria è già una sentenza: 50 punti, 18 di vantaggio sul compagno di scuderia, con il terzo classifi cato (Jenson Button, Bar) più che doppiato a quota 24. A Monaco il campione tedesco si ritira dopo essere stato centrato dalla Williams di Juan Pablo Montoya. Così Jarno Trulli conquista l’unica vittoria della sua carriera, che vale doppio perché dovrà avere a che fare con le trappole interne al team Renault, dove il capo Flavio Briatore è anche il manager dell’altro pilota, Fernando Alonso. Ai box, su input del capo, truccano i dati della benzina e a Trulli ne mettono meno per favorire una strategia più aggressiva di Alonso. Jarno però lo viene a sapere e riesce a guadagnare quei secondi in più che bastano per evitare il rischio sorpasso ai box. La vittoria di un italiano mitiga l’amarezza dei tifosi ferraristi per la striscia di trionfi interrotta per lo schianto con Montoya.

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