Arnaldi lavora come Sinner in Australia per un 2024 da big

Petrone: "Stiamo lavorando su servizio, risposta, mentalità, pure il gioco a rete. Adesso sa di poter giocare con i grandi"
Arnaldi lavora come Sinner in Australia per un 2024 da big© /Agenzia Aldo Liverani Sas
Matteo Arnaldi e il suo coach Alessandro Petrone sono a Melbourne e in piena preparazione per l’anno che verrà: «Matteo ha volato quasi subito verso l’Australia dopo la grande vittoria in Davis Cup - sottolinea Petrone - e io l’ho raggiunto venerdì scorso. Gli allenamenti sono in pieno svolgimento e stiamo curando tutti gli aspetti del gioco». 
 
Su quali aspetti in particolare lavorate? 
«Prima di tutto il servizio, colpo sul quale Matteo ha ancora indubbi margini di miglioramento, quindi gli altri d’inizio gioco, nello specifico la risposta e il primo dopo il servizio, che sono sempre più importanti nel tennis moderno». 
 
Non mancano gli sparring speciali. Chi sono in questo periodo?  
«L’altro giorno Matteo ha fatto una sessione con Borna Coric, ieri con Thanasi Kokkinakis. Ovviamente al lavoro sul campo alterniamo quello sotto il profilo fisico che non è mai venuto meno, nel rispetto della filosofia di Matteo che fin da quando ha iniziato il percorso nel circuito internazionale ha dato molta importanza a tale aspetto». 
 
Un’applicazione costante facilita anche il vostro rapporto di coach e giocatore? 
«Senza dubbio. In oltre 2 anni e mezzo di rapporto quasi quotidiano non ho mai dovuto fare dei richiami a Matteo sotto questo punto di vista. E’ un modo di operare che stimola entrambi e devo dire che il mio compito è questo, predisporre tutto in modo tale che Matteo non debba distrarsi e pensare ad altro che non siano i tornei e il modo migliore per disputarli. Devo metterlo nelle condizioni ideali, curando anche il dettaglio, per poterlo fare». 
 
Quali sono i punti di forza di Arnaldi? 
«Proprio la dedizione al lavoro e la capacità di apprendere in fretta. In questo, e con le dovute distinzioni, è molto simile a Sinner. Rispetto ad altri giocatori lavorano di più e meglio». 
 
E quelli deboli? 
«Come detto il servizio su cui stiamo facendo aggiustamenti tecnici e l’esperienza che deve ancora acquisire a certi livelli. Senza dimenticare la ricerca delle variazioni di ritmo e una maggior presenza a rete. È stata quella appena conclusa la prima stagione in cui Matteo ha potuto mettersi alla prova nei grandi tornei e contro dei giocatori di alto livello. La differenza sta proprio nel numero di questo tipo di incontri che si riescono a disputare. L’esperienza con i top player permette di imparare a gestire meglio le diverse situazioni e le variabili che i tornei del circuito propongono ogni settimana». 
 
E’ più facile fare un salto come quello operato quest’anno da Matteo, che è passato dal posto numero 134 del 2 gennaio scorso all’attuale di 44, o salire ancora? 
«Ogni step ha le sue difficoltà, a partire da quando si entra nei top 200. Il salto compiuto in stagione da Arnaldi è stato importante, se vogliamo ha anche anticipato i tempi previsti. Quando parti dai Challenger e approdi nel circuito maggiore per salire come ha fatto lui devi vincere e molto, con quasi tutti gli incontri che ti vedono partire da sfavorito. In questo senso direi dunque un’operazione complicata. Lo sarà anche proseguire il percorso di crescita, ma le condizioni quando sei tra i top 50 sono più agevoli sotto ogni punto di vista, economico, logistico fino alla possibilità di allargare lo staff presente a fianco del giocatore con altri professionisti, vedi il preparatore atletico». 
 
Quali sono gli obiettivi 2024 e i programmi? 
«Non parliamo di classifica, ma di consolidamento del livello raggiunto. Matteo ha dimostrato di averlo e poterlo confermare. Molto dipenderà anche dagli accoppiamenti nei tabelloni Slam che verranno fuori dall’urna. Anche la sorte può aiutare nella crescita, ma l’aspetto primario è la consapevolezza acquisita da Arnaldi di poter giocare alla pari con i big. I risultati saranno la logica conseguenza. La stagione partirà dal torneo Atp 250 di Brisbane e passerà per quello di Adelaide. Quindi gli Australian Open, poi la trasferta in Messico, e ancora Delray Beach, i Masters 1000 americani in marzo prima dell’inizio della stagione europea. In questo senso la programmazione è più facile e quasi scontata, poche variazioni». 
 
Chiudiamo con la vittoria in Davis Cup. Come l’avete vissuta? 
«Un grande momento per entrambi, soprattutto per la condivisione con un gruppo allargato di tecnici e giocatori, cosa che raramente capita in stagione. Matteo non ha voluto rivedere la partita vinta contro Popyrin perché sa di aver giocato male. Ma contava il risultato che ancora negli occhi di tutti». 

 

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