Sinner alieno per Tsitsipas
Per carità, il problema al gomito destro Tsitsipas lo ha avuto, e di sicuro non lo ha aiutato a costruirsi un piano di resistenza umana a questo Sinner per lui alieno. Ma se hai davvero male lì non fai degli ace a 215 orari, né spari certe bordate di dritto, alla resa dei conti più incisivo di un rovescio sul quale troppi, forse lui per primo, favoleggiano a sproposito. Neppure è verosimile che il piccolo acciacco – che già nel brillante allenamento della mattina non aveva lasciato tracce visibili - possa averlo condizionato più di tanto negli scambi prolungati, praticamente tutti appannaggio di Sinner, inesorabile nel prendere il sopravvento accelerazione su accelerazione, angolo su angolo e abile a ribaltare l’inerzia di punti avviati in difesa con improvvisi schiocchi di rovescio. Ora come ora, tra Stefanos e Jannik, più che due posizioni di differenza nel ranking mondiale sembrano esserci due categorie di differenza. E permane forte la convinzione che il nostro avrebbe vinto questa partita anche contro uno Tsitsi apparentemente meno dimesso.
Semmai conforta assai il fatto che Sinner non abbia mai dovuto elevare più di tanto la velocità di crociera, al di là dei picchi per chiudere i punti spartiacque: significa non solo che è in possesso di una riserva che sarà sicuramente necessaria nel prosieguo del torneo, ma che passo dopo passo ha raggiunto quello status di “gestione e controllo della partita” che soltanto i grandi maturano. Quelli che non corrono rischi inutili tanto per cercare il colpo a effetto, quelli che salvaguardano le energie psicofisiche viaggiando un 20 per cento al di sotto del loro top quando non è necessario esprimersi al massimo del potenziale, quelli che pensano all’oggi ma hanno già la capa al domani. In questo caso è rossa.