Il tranello fallito di Medvedev
E Sinner ha sentito all’improvviso l’importanza del momento. L’avevo scritto che sarebbe stata una finale da vincere prima di tutto con la testa, e non mi sono sbagliato. Ma era una facile predizione. Che potesse risultare così complicato inserire tutte le tessere al posto giusto del puzzle, davvero non lo pensavo. È stato bravo Medvedev, a mettere in campo ciò che gli restava ancora dentro, a fingere di essere inarrivabile come nella finale degli US Open 2021 in cui sfilò il Grande Slam a Djokovic. Ancor più bravo, però, è stato Sinner, a cadere solo in avvio nella fiction che il russo aveva predisposto. Capita l’antifona, scoperto a “che gioco stava giocando” Medvedev, sono tornate a galla tutte le certezze che Sinner ha accumulato in questo Slam australiano. E avere nelle gambe sette ore di tennis in meno del russo è diventata una delle chiavi del successo. La festa è stata sincera, ma nei modi minimalisti ai quali Sinner non è disposto a rinunciare. Niente esaltazione, nessuna celebrazione di se stesso. Solo un sorridente entusiasmo...
Sinner: nessun punto di arrivo
Il match point trasformato l’ha visto stendersi sul tappeto dell’Arena solo per qualche secondo, l’urlo dello stadio non l’ha scosso, l’abbraccio con il suo team è stato lungo e caldo, forse il momento più sentito della giornata. È il primo Slam di Jannik, la prima vittoria del tennis italiano in un torneo di vertice, e giunge 48 anni dopo quella di Adriano Panatta al Roland Garros. Ma non è un punto di arrivo. Sinner ha lavorato anni sul suo progetto, che prevede un miglioramento continuo. Verrà il giorno in cui non ci sarà più modo di progredire, ma siamo ancora lontani, Sinner è giovane, e altre domande bussano alle porte. Adriano Panatta sostiene che Jannik sia, in questo momento, "il miglior prodotto italiano da esportazione". È un’indicazione impegna- tiva, probabilmente realistica. E per Sinner è un ruolo tutto da scoprire. Vi saranno nuovi sponsor e altissimi guadagni da gestire.

