La Torre: "Tamberi trascinerà ancora tutti"

Intervista al direttore tecnico della Nazionale: "Gimbo è perfetto per questo ruolo: dovremo essere bravi a gestirci"
La Torre: "Tamberi trascinerà ancora tutti"© EPA

Antonio La Torre è il DT dell’atletica italiana dal 2 ottobre del 2018. Si arrivava da un periodo di vacche magre, completamente opposto al momento attuale, assai prolungato, che l’atletica azzurra sta vivendo. Da allora La Torre tutte le settimane trascorre dai 3 ai 4 giorni a Roma. Avanti e indietro sul Frecciarossa e, gallerie permettendo, è forse uno dei momenti dove si può dialogare con il pugliese, trapiantato a Milano, nato nel 1956. Professore all’Università degli Studi di Milano, non ha mai lasciato l’insegnamento, nonostante la concomitanza con il ruolo federale.

Professore, come sta andando l’insegnamento all’Università?

«Ho esaurito il mio compito annuale, Ora solo esami con gli studenti».

Non le intralciano il suo lavoro come tecnico della nazionale?

«No. Mi serve per avere contatti con i ricercatori in tutto il mondo, stiamo costruendo un’équipe scientifica di assoluta importanza».

Come vede il 2024?

«Sarà un anno complicato. Partiamo con i Mondiali indoor (Glasgow 1/3 marzo), poi i Mondiali di cross il 30 marzo (Belgrado), dove però non saremo presenti. Mi preme sottolineare che il 21 aprile ci giochiamo molte carte nella Coppa del mondo di marcia in Turchia. Proveremo a qualificarci con la staffetta mista per Parigi. Ai Giochi saranno ammessi solo 25 team, 22 di questi debbono qualificarsi ad Antalya. Poi i Mondiali di staffette a Nassau (Bahamas) a maggio, anche in questo caso 14 delle 16 squadre dovranno centrare l’obiettivo olimpico in quell’occasione».

A giugno ci attendono gli Europei e Roma.

«Qui non possiamo nasconderci. Ma sarà opportuno fare delle precisazioni alcuni atleti, facendo delle scelte oculate, senza spegnere i sogni di nessuno. Si deve però tenere presente che dopo 55 giorni ci sono le Olimpiadi. Ci siamo fatti le ossa, nel 2022 prima i Mondiali di Eugene, poi gli Europei a Monaco. Quest’anno è il contrario. Per atleti come “Gimbo” Tamberi, Zane Weir, Leo Fabbri e gli staffettisti doppiare l’impegno non avrà alcuna controindicazione, molto diverso il discorso nelle prove lunghe».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Che notizie ha su Jacobs?

«Molto confortanti. Si sta allenando bene negli Usa con atleti di alto livello. Vedremo se disputerà le indoor o meno».

Forse più complicato il discorso sui Giochi. Il presidente Stefano Mei vola alto in fatto di medaglie. Se tutto andasse per il meglio ipotizza 6/8 allori.

«Il presidente ci contagia con il suo entusiasmo positivo, non crea mai tensioni con gli atleti e non interferisce nel mio lavoro. Per quanto mi riguarda sarei felice del comportamento complessivo della squadra, sia singolarmente che per team, firmerei il bilancio dei Mondiali di quest'anno a Budapest (4 medaglie). Teniamo presente che gli Usa si stanno preparando alla grande, già ora, per Los Angeles 2028. L’esempio ci arriva da un atleta del calibro di Noah Lyles (3 ori mondiali 1001/200/ 4x100) che ambisce a correre anche la staffetta 4x400. Per competere a determinati livelli occorre continuare a non accontentarci con grandi dosi di umiltà e caparbietà».

Il rapporto con il presidente?

«In grande sintonia».

Se la sente di esprimersi su capitan Tamberi?

«A lui chiedo di essere, come sempre un trascinatore, lo sta facendo alla grande, basta vedere con un ragazzo come Mattia Furlani lo ammiri».

Nell’ultima gara dell’anno l’Europeo di cross a Bruxelles, la nazionale è letteralmente affondata.

«Inutile nasconderci, sul fango siano sempre andati male, salvo alcune accezioni, leggi Lalli, De Nard qualche anno fa. Si sono fatte 4 prove di selezione, su tracciati che erano polverosi, dove non ha mai neppure piovuto. Occorre fare una riflessione generale, da quando è finita l’era di Stefano Baldini, la disciplina è ferma, è un problema che non affrontiamo da anni. In compenso abbiamo sei candidati alla maglia azzurra per Parigi in maratona».

Il suo contratto scade alla fine del 2024, con le elezioni presidenziali. Qualora le chiedessero di guidare ancora la nazionale cosa risponderebbe?

«Se mi danno fiducia e il programma collima con le mie idee, prendo in considerazione l’offerta».

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Antonio La Torre è il DT dell’atletica italiana dal 2 ottobre del 2018. Si arrivava da un periodo di vacche magre, completamente opposto al momento attuale, assai prolungato, che l’atletica azzurra sta vivendo. Da allora La Torre tutte le settimane trascorre dai 3 ai 4 giorni a Roma. Avanti e indietro sul Frecciarossa e, gallerie permettendo, è forse uno dei momenti dove si può dialogare con il pugliese, trapiantato a Milano, nato nel 1956. Professore all’Università degli Studi di Milano, non ha mai lasciato l’insegnamento, nonostante la concomitanza con il ruolo federale.

Professore, come sta andando l’insegnamento all’Università?

«Ho esaurito il mio compito annuale, Ora solo esami con gli studenti».

Non le intralciano il suo lavoro come tecnico della nazionale?

«No. Mi serve per avere contatti con i ricercatori in tutto il mondo, stiamo costruendo un’équipe scientifica di assoluta importanza».

Come vede il 2024?

«Sarà un anno complicato. Partiamo con i Mondiali indoor (Glasgow 1/3 marzo), poi i Mondiali di cross il 30 marzo (Belgrado), dove però non saremo presenti. Mi preme sottolineare che il 21 aprile ci giochiamo molte carte nella Coppa del mondo di marcia in Turchia. Proveremo a qualificarci con la staffetta mista per Parigi. Ai Giochi saranno ammessi solo 25 team, 22 di questi debbono qualificarsi ad Antalya. Poi i Mondiali di staffette a Nassau (Bahamas) a maggio, anche in questo caso 14 delle 16 squadre dovranno centrare l’obiettivo olimpico in quell’occasione».

A giugno ci attendono gli Europei e Roma.

«Qui non possiamo nasconderci. Ma sarà opportuno fare delle precisazioni alcuni atleti, facendo delle scelte oculate, senza spegnere i sogni di nessuno. Si deve però tenere presente che dopo 55 giorni ci sono le Olimpiadi. Ci siamo fatti le ossa, nel 2022 prima i Mondiali di Eugene, poi gli Europei a Monaco. Quest’anno è il contrario. Per atleti come “Gimbo” Tamberi, Zane Weir, Leo Fabbri e gli staffettisti doppiare l’impegno non avrà alcuna controindicazione, molto diverso il discorso nelle prove lunghe».

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