Mettiamo subito in chiaro una cosa: per l’Italia è stato un buon Mondiale. Parlare di delusione è sbagliato, tanto più cedere alla schizofrenia tipicamente calciofila di utilizzare il risultato di giornata come metro per esaltare o bocciare il nuoto azzurro, che era e resta miniera di medaglie. E pesanti. Per la portata, la visibilità e lo spessore, prim’ancora che per il colore. Certo, paragonare il terzo posto nel medagliere dietro Usa e Australia di un anno fa con l’ottavo di adesso può spingere a individuare un calo, che per alcuni c’è stato e che per altro era preventivato. Ma bisogna tenere conto che il mondo è tornato a volare su ritmi clamorosi come avviene sempre quando si avvicinano le Olimpiadi. L’Australia, la Cina soprattutto. E nuovi fenomeni: Mollei O’Callaghan che ha tolto il record dei 200 alla Pellegrini, il ranista Haiyang Qin, il tuttologo Marchand... Eppure come numero comoplessivo di medaglie (14) siamo quarti e se ci precedono Germania (7) e Francia (8) sono solo per i 4 ori targati rispettivamente fondo e Marchand. La Gran Bretagna è dietro.
Italia, la lezione di Fukuoka per Parigi
Detto questo in federazione, una Fin da un anno affossata politicamente dalla squalifica del presidente Barelli e dalla sua battaglia con World Aquatics, devono riflettere. L’Italnuoto ha pagato un 2022 troppo tirato, tra un super Mondiale e un Europeo in casa che ha prosciugato le energie a tutti. Thomas Ceccon, la nostra punta, è stato troppo sfruttato anche inutilmente in alcune staffette. Chi non era in forma per motivi vari, come Martinenghi e la Pilato, alla fine la medaglia l’hanno portata a casa, per non parlare di Paltrinieri, che salute permettendo (sono due anni che soffre) sicuramente sarà protagionista a Parigi dove la sua carriera in piscina si chiuderà per dedicarsi solo al fondo. Piuttosto i giovani non sono cresciuti e le seconde linee non hanno aiutato. I farfallisti si sono persi, Miressi è un eterno godot. Nel 2024 con Europeo, Mondiale e Olimpiadi bisognerà fare delle scelte. Ma la vera lezione di Fukuoka per Parigi è che il mondo è tornato a nuotare più forte per il cosiddetto quinto stile (subacquea) e pure il sesto (partenza, cambiata con i nuovi blocchi) e il settimo (virata). Dettagli che storicamente ci vedono indietro. Un gap aumentato. E che c’è costato medaglie, anche ieri. Bisogna lavorare su questo. C’è un anno di tempo.