Brignone: "Sono un bulldozer e non ho più paura"

La sciatrice azzurra apre la caccia alle medaglie nella combinata: "Sugli sci faccio quello che voglio, basta non farsi stressare dal resto"
Brignone: "Sono un bulldozer e non ho più paura"© Getty Images

«Sto sciando bene, sono in forma, in controllo. Direi quasi totale». Federica Brignone non ha paura. Non di presentarsi ai Mondiali come una delle donne che si giocheranno le medaglie, e in più gare, a partire dalla combinata che apre oggi il programma di Courchevel-Méribel 2023. Tanto meno di sé stessa, che poi forse è l’aspetto più importante. La svolta di queste ultime stagioni. Sicuramente dopo il flop, per altro inatteso, di Cortina 2021, i campionati di casa ruzzolati nella disperazione a partire proprio dalla caduta nello slalom della combinata, nel quale era partita con il miglior tempo nel superG. Insomma, per il podio se non la vittoria. Da lì una serie di delusioni, specie l’eliminazione nei quarti fratricidi del parallelo con Marta Bassino. E giù subito in gigante. Con i propositi di addio. Ma la vera Federica, matura, solida, donna anche da manifestazioni di un giorno, è uscita l’anno scorso alle Olimpiadi di Pechino (argento in gigante, bronzo in superG) e, anche se molti non lo ricordano, proprio la combinata, disciplina desueta e fors’anche d’altri tempi, è forse il suo punto più forte. «È una disciplina molto difficile, occorre essere competitiva in due specialità e si tratta di una gara che richiede molta concentrazione lungo tutta la giornata» la definisce pensando al superG mattutino e alla manche di slalom del pomeriggio. Cinque vittorie delle sue 21 vengono da lì, comprese le ultime 4 combinate disputate da Crans Montana 2018 a Crans Montana 2020. Successo chiave per la conquista (unica azzurra) della Sfera di Cristallo. «Sì, è già un’opportunità» ammette la valdostana prima di raccontarsi. Partendo proprio da quel lungo vuoto da riempire, col “solo” bronzo in gigante perso nei tempi (Garmisch 2011) nel suo palmares iridato.

Federica, è inevitabile partire proprio da lì: dai numeri, dalle medaglie.

«Già, tutti a parlare dei miei 53 podi in Coppa, ma proprio qualche giorno fa io con mio fratello facevo un altro conto: oltre a questi ci sono trenta-quaranta quarti e quinti posti. E nelle ultime due Olimpiadi sono sempre stata lì, sul podio o molto vicina. Sono queste le statistiche che andrebbero sottolineate. Certo, la gente pensa e ricorda solo chi vince e chi sale sul podio, ma la costanza di rendimento ad alto livello per me conta molto, ma davvero molto».

Siamo ai Mondiali, ovvio che si parli di medaglie. Lei è “ferma” all’argento in gigante di Garmisch 2011, quand’era una “bambina”.

«Ho conquistato “solo” quella medaglia per tante ragioni, ma soprattutto perché due anni fa a Cortina è andato tutto storto. Prima avevo un conto aperto con le grande manifestazioni, ma dopo le Olimpiadi di PyeongChang 2018 (bronzo in gigante, diventato argento a Pechino 2022 col bronzo in combinata, ndr). Non ero serena anche se stavo sciando bene. Non ho trasmesso in gara quello che valevo e quei mondiali li ho vissuti malissimo».

Anche nelle passate edizioni dei Mondiali è sempre successo qualcosa.

«Nel 2019 ad Aare sono arrivata dopo aver preso unabella “cartella” a Garmisch e comunque avevo rincorso tutta la stagione il problema al piatto tibiale che mi aveva fatto perdere la preparazione estiva in Sud America. Alla fine non andò neppure male (5ª in gigante, 6ª in combinata, 10ª in superG, ndr). A St. Moritz 2017 ero malata ed è arrivato un quarto posto in gigante, tanto per cambiare. A Vail 2015 sono partita forte ma uscita presto, a Schladming 2013 non c’ero: infortunata. Insomma, per una storia o l’altra “quel giorno” non ero pronta. E i Mondiali sono gare di “quel giorno”».

Méribel (dove gareggiate voi donne) 2023 come sarà? (sorride)

«Ah, saperlo... Disicuro mi sono presentata ai Mondiali dopo un gennaio positivo, in condizione e con tanta voglia di essere performante in tante gare. Sì, come piace a me. Non ho la pressione dell’evento di un giorno, ho dimostrato alle ultime due edizioni delle Olimpiadi che lo so gestire. Di sicuro l’ambizione è il podio, ma voglio vivere alla giornata, gara per gara. Di sicuro non ho paura, anzi».

Ovvero?

«Zero scaramanzia, so che in questo momento valgo la vittoria o il podio in superG come in gigante. La combinata invece è una gara particolare, a sé. Strana, difficile. Ma la sostanza è che, come ho detto, sto sciando bene. È questo il punto di partenza, soprattutto per una come me, che non sa frenare. E che se non si fida, non va veloce. Da un po’ di tempo a questa parte invece sugli sci faccio quello che voglio. Quando vado al cancelletto ho le idee chiare e so che posso mettere giù il piede».

Almeno tre gare con chance di podio: non teme la fatica?

«Macché, sono un bulldozer. Voglio giocarmi qualcosa di grande giorno per giorno, senza pensare alla fatica. Anche perché io sono una che ho un sacco di energie, mentali e fisiche. E se mi tieni ferma è peggio... L’importante è non farsi stressare dal contorno, da tutto quello che non è sci»

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