Tacconi, storia di vita e di coraggio

Dal 23 aprile 2022, giorno in cui l'ex portiere della Juve venne colpito da un malore, i figli e la moglie sono stati il simbolo della forza di un amore immenso

Oggi sono settantuno. Settantuno giorni da quando, in quella sera astigiana, Stefano Tacconi venne colpito da un malore mentre partecipava a una cena benefica in favore della Croce Rossa Italiana, ospite della rassegna “La giornata delle figurine”. La diagnosi: emorragia cerebrale causata dalla rottura di un aneurisma. La prognosi: molto riservata. Accanto a lui, quella sera, c’era Andrea, uno dei quattro figli che Stefano ha avuto dalla moglie, Laura Speranza: gli altri sono Virginia, Vittoria Maria e Alberto. Andrea è stato il primo a soccorrere il padre e Dio solo sa che cosa provi un figlio quando vede il padre accasciarsi improvvisamente sotto i suoi occhi, dopo avergli sorriso per tutta la sera, dopo avere conversato con lui parlando di tutto e di più.

Da quella sera, Andrea insieme con i fratelli e la mamma, è stato il simbolo della forza di un amore grande, immenso, distillato ogni giorno e ogni notte, trasmesso a Stefano, sorretto dall’affetto e dalla simpatia di chi ama il calcio e ha ammirato il portiere della Juve che con la Juve aveva vinto tutto, in Italia e in Europa: due scudetti, una Coppa Italia, tutte e tre le coppe europee, la Coppa Intercontinentale. Stefano l’erede di Zoff. Stefano detto Tarzan per via del fisico atletico e della guasconeria, del coraggio e dell’orgoglio. «Non sono secondo neanche a Buffon». Stefano che dopo quella magica punizione calciata da Maradona sotto l’incrocio dei pali, sbottò: «Se avessi parato il tiro mi avrebbero dato una medaglia, ma è stato un onore avere preso quel gol da Diego. Quando ti segnano certi campioni puoi anche ricordarlo per tutta la vita e raccontarlo ai nipoti».

Passo dopo passo, giorno dopo giorno, Stefano sta meglio. Passo dopo passo, giorno dopo giorno, Andrea informa e il suo social diventa un punto di riferimento per chi vuol sapere come stia papa: «Mi manchi, stai combattendo come un guerriero. Sono con te, giorno e notte». E poi la foto tutti insieme e una parola scritta a lettere maiuscole: uniti. Accanto, l’emoticon del cuore. E il 23 maggio: «È passato esattamente un mese da quel terribile giorno, un mese fatto di terrore, paura, fiducia e speranza... e tu continui a lottare come un leone, Sono orgoglioso di te». Un altro cuore. Il 10 giugno, Stefano ha scritto un bigliettino: “S+L love”. L’ha fatto dopo la seconda operazione cui è stato sottoposto. Il 14 giugno, Stefano ha lasciato l’ospedale di Alessandria ed è stato trasferito in un centro di riabilitazione dove ha iniziato il percorso di recupero.

Il 21 giugno, Stefano ha scritto un altro bigliettino: «Dai, fra poco insieme». Andrea commenta: «Meraviglioso». Il 29 giugno, Andrea comunica un’altra buona notizia: «Oggi con l’aiuto dei fisioterapisti, papà ha fatto i suoi primi passetti. Un’emozione indescrivibile». Omnia vincit amor et nos cedamus amori, L’amore vince tutto, arrendiamoci anche noi all’amore. L’emistichio virgiliano è in calce a questa straordinaria storia di vita, di coraggio, di resilienza. Buona domenica, Andrea. Dillo anche a papà.

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