L’uomo che ha rivoluzionato il modo di fare comunicazione in Italia non poteva che essere a sua volta un grande comunicatore. Ha cambiato il linguaggio italiano, Silvio Berlusconi, abile narratore, uomo dalla battuta pronta e specialista nel raccontare barzellette che, sapeva bene, attiravano sempre l’attenzione. Molte sue frasi passeranno alla storia, come colui che le ha pronunciate. Ne abbiamo raccolte alcune tra le più celebri.
CALCIO
«Il Milan è un affare di cuore, costoso, ma anche le belle donne costano».
«Diego è un grande giocatore, ma nel Milan non potrebbe essere inserito. Ha un carattere difficile» (Berlusconi su Maradona).
«Se credo che Agnelli si divertirebbe a essere il presidente di questo Milan? Credo che mi divertirei di più io a essere il presidente della Fiat».
«Io il successo me lo sono meritato, come Franco Baresi che si è fatto i suoi miliardi giocando da grande difensore».
«Santità, lei assomiglia molto al mio Milan. Lei, come noi, è spesso all’estero, cioè in trasferta, a portare in giro per il mondo un’idea vincente. Che è l’idea di Dio». (Berlusconi a Giovanni Paolo II).
«Ho insegnato al Milan come si gioca a calcio».
«Zidane era sempre libero di creare gioco, non si poteva non vederlo. Lo avrebbe visto anche un dilettante e noi avremmo vinto. D'altra parte l'intelligenza e l'arguzia o si hanno o non si hanno. Sono veramente indignato. Si doveva mettere uno come Gattuso su Zidane. Un giocatore di quel tipo, uno che non lo lasciasse libero di scorrazzare a piacimento per tutta la partita. Sarebbe bastato questo per vincere». (Berlusconi sull’allora ct Zoff dopo la finale persa dall’Italia all’Europeo 2000).
«Sono preoccupato per Ronaldo, bisogna mandarlo a Lourdes. Gli avevo imposto di farsi crescere i capelli perché diventasse più bello. In realtà ha esagerato: adesso è veramente brutto. Vorrà dire che lo manderò dal mio parrucchiere».
«Il suo addio non è stato voluto da noi, né è stato causato dalla volontà del giocatore. Ha dovuto subire i desideri della moglie. E si sa che, spesso, le mogli sono dei kapò a cui non si può dire di no». (Berlusconi sull’addio di Shevchenko).