Silvia Romano: "Sto bene. Mi sono convertita all'Islam liberamente"

La volontaria milanese è tornata in Italia dopo 535 giorni di sequestro tra Kenya e Somalia: "Non ho subito costrizioni né violenze"
Silvia Romano: "Sto bene. Mi sono convertita all'Islam liberamente"© ANSA

ROMA - "Sto bene, per fortuna, sto bene fisicamente e mentalmente. Ora voglio solo stare un po' di tempo con la mia famiglia". Sono queste le prime parole pronunciate da Silvia Romano, atterrata alle 14 all'aereoporto di Ciampino, dopo 18 mesi di prigionia tra Kenya e Somalia. La cooperante 24enne scende la scaletta dall'aereo Aise avvolta in una veste islamica verde, con il capo coperto e con indosso la mascherina che si toglie dopo pochi passi per salutare. La ragazza ha poi detto di essersi convertita: "È vero, mi sono convertita all'Islam. Ma è stata una mia libera scelta, non c'è stata nessuna costrizione da parte dei rapitori che mi hanno trattato sempre con umanità. Non è vero invece che sono stata costretta a sposarmi, non ho avuto costrizioni fisiche né violenze".

Il ritorno in Italia di Silvia Romano

Ad attenderla, finalmente sorridente, il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte e il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, insieme alla famiglia."Benvenuta Silvia, è un segnale di speranza e fiducia che lo Stato c'è. Quando lavoriamo insieme e coesi ce la facciamo". È il messaggio con il quale il premier accoglie il ritorno della cooperante della Onlus Africa di Miele. "Eravamo in dirittura finale da qualche mese", aggiunge Conte, spiegando che l'operazione per liberarla ha richiesto una complessa attività di intelligence ed è stata svolta da personale dell'Aise in collaborazione con i servizi turchi e somali. Di Maio saluta la ragazza con il gomito, gesto dettato dall'emergenza Coronavirus, e sottolinea come il suo ritorno a casa coincida con il giorno della Festa della mamma: "Un augurio speciale alla mamma di Silvia e un saluto a tutte le mamme degli altri cittadini che sono ancora prigionieri all'estero, lavoreremo per riportarli a casa, lo Stato non lascia indietro nessuno".

Il rapimento di Silvia Romano

Silvia stringe forte i genitori e la sorella, ma prima di tornare a casa a Milano viene ascoltata dai magistrati di Roma nella caserma dei Ros per ricostruire le varie fasi del sequestro. Sorride dopo 535 giorni di prigionia, incertezza e silenzi. "Sono serena. Durante il sequestro sono stata trattata sempre bene" ha riferito, si apprende, durante l'audizione davanti agli inquirenti, che l'hanno ascoltata per quattro ore. "Mi hanno assicurato che non sarei stata uccisa e così è stato" trapela dall'audizione davanti ai pm romani, a cui la cooperante rivela: "In questi mesi sono stata trasferita frequentemente e sempre in luoghi abitati e alla presenza degli stessi carcerieri". Rapita la sera del 20 novembre del 2018 da un gruppo armato di fucili e machete, lavorava a Chakama, un villaggio del Kenya a 80 chilometri da Malindi. Per i primi mesi è stata tenuta all'interno del Paese, poi è stata portata nel sud della Somalia ed è stata ceduta ad Al Shabab, gruppo terrorista somalo affiliato ad Al Qaeda. "Il sorriso di Silvia - scrive il premier Conte - infonde in tutti noi, in tutto il Paese, una grande energia, una boccata di ossigeno più che mai necessaria in questo momento".

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