Coronavirus, Galli: Se Natale e Capodanno come Ferragosto non ne usciamo più

L'infettivologo dell'ospedale Sacco di Milano mette in guardia: "Se chiudiamo tutto ora e riapriamo a Natale è evidente che comunque la riapertura non sarà quella che può consentire alle persone di andare a cenoni e veglioni"
Coronavirus, Galli: Se Natale e Capodanno come Ferragosto non ne usciamo più

Massimo Galli, infettivologo dell'ospedale Sacco di Milano, è tornato a parlare dell'emergenza samitaria scatenata dal Coronavirus sia in termini generali che specifici con riferimento all'ospedale milanese dove opera. "E' una situazione di pressione molto significativa, il dato di fatto è che stamattina avevamo una quantità di codici rossi e gialli in pronto soccorso, l'ospedale è carico di pazienti e grande spazio non ce n'è e non ce ne sarà nei prossimi giorni. Stamattina abbiamo avuto 14 codici rossi, 21 gialli e 23 verdi, e la sensazione è che i verdi sono arrivati dopo un po', dopo averci pensato bene, dopo non aver avuto risposta dai servizi territoriali". 

Galli: "Il 95% dei positivi non è da ricovero"

"Qualcosa che non funziona sulla medicina territoriale c'è dall'inizio dell'epidemia, ancora i medici lamentano una importante carenza della organizzazione, della disponibilità di presidi, della gestione complessiva che possa portare a una miglior gestione del paziente domiciliare. Nella malattia il 95% dei colpiti non ha sintomi che portano a un ricovero, la maggioranza ha una malattia mite o non ha sintomi, ma ha bisogno di indicazioni comunque. Poi c'è quel 5% circa che in ospedale ci deve venire. Un aspetto pesante da sopportare è la povertà di farmaci di cui disponiamo per le preoccupazioni di chi sta a casa, vengono usati molti antibiotici che non servono a nulla, ma in fin dei conti le possibilità terapeutiche a domicilio sono molto limitate. Non che siano impattanti anche in chi sta in ospedale, il grosso del recupero viene dato da tutta la terapia di supporto, che ti consente di valicare la parte più nera della malattia" ha aggiunto Galli. 

Galli su Natale e Capodanno

"Credo che sia una questione di stanchezza, non di paura, e del dover constatare che molti sforzi fatti ci hanno portato a una fotocopia di quello che abbiamo vissuto. Poi possiamo discutere che non è una fotocopia esatta, ci sono molte cose differenti ma la sostanza è questa, si poteva evitare e contenere il fenomeno molto di più, c'è stato molto lavoro e sacrificio perché potesse essere fatto da parte della popolazione nei mesi del lockdown, ritrovarci in questa condizione è difficile da ingoiare. Abbiamo fatto il lockdown a marzo fino a maggio, avevamo ottenuto in gran parte d'Italia l'annullamento della presenza del virus, abbiamo fatto un'estate come quella che abbiamo fatto e il Ferragosto è diventato un elemento di grande amplificazione dell'epidemia. Natale e Capodanno sono grandi feste, se le affrontiamo con lo stesso spirito di Ferragosto non ne usciamo più, se chiudiamo tutto ora e riapriamo a Natale è evidente che comunque la riapertura non sarà quella che può consentire alle persone di andare a cenoni e veglioni. E' necessario purtroppo che gli italiani abbiano quelle cautele che impediscono al virus di circolare. Dovremo abituarci all'idea che al sacrificio non può seguire il 'liberi tutti' fino a che il vaccino non risolverà il problema" ha sottolineato. 

Galli e il vaccino antinfluenzale

"Il periodo influenzale va di regola da novembre fino ai primi di marzo e di solito il picco di sindromi simil-influenzali è verso la quarta settimana di gennaio. La vaccinazione antinfluenzale era il caso che partisse in maniera efficiente da diversi giorni a questa parte, ora non solo siamo in ritardo, ma la recrudescenza dell'epidemia limita la possibilità ad accedere la vaccinazione. Anticiparla troppo non va bene per altri versi, ma che ci siano dei ritardi soprattutto in Lombardia mi sembra palese" ha concluso. 

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