Jovanotti: "Vi racconto il mio viaggio in bici da Santiago a Buenos Aires"

Da venerdì 24 aprile sarà disponibile gratuitamente su RaiPlay il film della sua avventura
Jovanotti: "Vi racconto il mio viaggio in bici da Santiago a Buenos Aires"© ANSA

La Santiago-Buones Aires non è una classica, ma in un periodo in cui cancellano tutto, dalla Sanremo alla Liegi, ci si può accontentare: anche perché il viaggio di Jovanotti è duro quanto una Roubaix. Corsa di cui il cantante è appassionato: «Sono amico di molti ciclisti professionisti e glielo chiedo sempre: ma come diavolo fate su quel pavé? Siete dei fachiri!», esclama in videoconferenza dalla sua casa di Cortona, dov’è confinato dai primi di marzo, quando è tornato dal Sud America dove aveva appena concluso il suo raid in bicicletta: «Ero partito per prendere le distanze da tutti. Sono tornato che dovevo stare distante dagli altri per legge», ride. «Attraversare il deserto di Atacama in Cile è il sogno di ogni avventuriere in bicicletta, è il più estremo di tutti per clima, per l’altitudine e per la solitudine che ti circonda, visto che è difficilissimo incontrare altri esseri umani: è il più estremo di tutti, ma d’altra parte tutto quello che scaccia la gente normale attira il ciclista viaggiatore».

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Jovanotti lo è da quasi trent’anni e nelle sue gambe, abbronzate con la riga perfetta del pantaloncino, ha tantissimi viaggi estremi in bicicletta. Questo però è diventato anche un film di viaggio, un «docutrip» come lo chiama lui, che da domani sarà possibile vedere gratuitamente sulla piattaforma di Raiplay scaricando la app o collegandosi al sito dal proprio computer. Si intitola «Non voglio cambiare pianeta» e consta di sedici pillole da un quarto d’ora l’una, nelle quali si può assumere una salutare dose di libertà, perché le immagini registrate dalla Go-Pro di Jovanotti pennellano scenari sconfinati e strade lunghissime. «E’ il racconto del mio viaggio, attraverso le stupidaggini che dico, le canzoni che ho registrato appositamente per la colonna sonora e le poesie di Neruda. Ma in fondo è anche un tutorial sulla fase 2, perché si vede un tizio che va in giro in bicicletta mantenendo una distanza di sicurezza notevole dagli altri. Certo, mi rendo conto che nel deserto è un po’ più semplice», ride ancora Jovanotti, che soffre la clausura forzata: «E’ un’importante e paradossale gesto di libertà quello che stiamo facendo tutti rimanendo a casa, perché è un gesto che serve alla comunità. E’ dura, ho degli sbalzi morali tipo montagne russe, per fortuna in queste settimane c’è stato il lavoro sul film che mi ha tenuto impegnato».

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