Trainotti: "Cresce un sistema Italia. Avremo il nostro basket"

Intervista al direttore delle nazionali tra playoff e Mondiale: "L'Academy nata per l’Under 14 sarà ampliata a Under 13 e 15"
Trainotti: "Cresce un sistema Italia. Avremo il nostro basket"© Fip.it

È riapparso tra i nomi del mercato dirigenti, seguito da Brescia come futuro gm: «Io non ho sentito nessuno e non sono abituato a commentare le voci». Potrebbe avere il part time, ma intanto Salvatore Trainotti prepara l’estate azzurra da direttore delle nazionali

Trainotti, parliamo di avvicinamento al Mondiale.
«Abbiamo la fortuna di partire da un gruppo consolidato agli Europei, che ci ha dato soddisfazioni e ha margini di miglioramento. Il ct Pozzecco qualche modifica la porterà, però è importante che abbiamo un gruppo solido e motivato che ha piacere di venire in Nazionale. Andremo a Manila con umiltà e grande ambizione. Ci ritroveremo il 24 luglio».

Si parla sempre di sistema Spagna. Pozzecco ha detto che stiamo lavorando a uno nostro. C’è un sistema per le giovanili?
«Dal mio arrivo 3 anni fa abbiamo cercato di ricostruire un sistema Italia. Il primo passo è stato tornare con i raduni delle varie nazionali sul territorio. Poi è partito il progetto Academy, rivolto agli Under 14, che nei prossimi anni allargheremo a Under 13 e 15, facendolo diventare triennale. L’obiettivo è ampliare la base dei giocatori che andiamo a valutare e monitorare. E ampliare la nostra presenza sul territorio per ricostruire un sistema unico. Non possiamo avere un verbo unico, ogni allenatore ha un proprio modo, ma principi comuni su possono avere e in quella fascia di età è importante condividerli sul territorio. La fase successiva sarà avere un’idea di basket comune dall’Italia A fino all’Under 16. E il ruolo del ct è cruciale, abbiamo cominciato: Pozzecco è presente a tutti i raduni e comunica con i tecnici».

Come funziona l’Academy?
«In ogni regione, tre-quattro giornate e 4 appuntamenti con gruppi diversi, oppure lo stesso gruppo si trova tre volte insieme, ovviamente in base a ogni regione, che in Italia ha diffusione diversa del basket. Giriamo e proponiamo un modello di allenamenti. Oltre ai responsabili tecnici sono coinvolti gli allenatori dei ragazzi convocati, così condividiamo. In futuro vogliamo offrire momenti di competizione. Far giocare i ragazzi bravi uno contro l’altro: vogliamo organizzare eventi e aumentare la frequenza. Con l’Academy vogliamo anche aiutare le società a portare al basket i talenti fisici».

Ci sono aspettative per le giovanili 2023. In particolare la U16
«Difficile avere aspettative di risultato, noi vogliamo che i ragazzi competano in termini di mentalità, approccio, forza. Abbiamo giovani di valore in ogni annata, nell’Under 18 per esempio Sarr».

Adrian Mathis è italiano. Jalen Montonati: lo è? È nei preconvocati Usa
«Entrambi sono italiani. Su tutti questi ragazzi abbiamo la concorrenza di team Usa. Ma possiamo offrire il nostro programma serio. Possono vivere una bella esperienza e migliorare, giocando in un Europeo con i più forti. Montonati, stando ai contatti in linea teorica dovrebbe esserci».


E Darius Thompson in Nazionale A.
«È un giocatore di altissimo livello, secondo quintetto di Eurolega. Sappiamo che ha in corso l’iter. Quando avrà la cittadinanza, potrà esserci molto utile. Ma deciderà il ct».

Un giudizio sulla Serie A.
«Campionato di equilibrio incredibile. Tutte le società hanno alzato il livello degli investimenti e la qualità dei giocatori negli ultimi 4 anni. LBA con la Final Eight e altre attività ha migliorato la visibilità. Sono arrivate in fondo le 4 squadre più forti. Milano e Bologna sono favorite, però Tortona e Sassari hanno mostrato qualità. Trento, Varese e Verona hanno puntato sugli italiani: dopo qualche anno di abulia, la serie A ha una sua identità. Alcuni giocano per vincere, altri sviluppano giovani, altri cercano idee nuove. Per i giovani la vera differenza è giocare con responsabilità, non tanto lo spazio. Tra quelli non già in Nazionale ho visto progressi in Spagnolo, Casarin, Caruso, per esempio».

La riforma dei campionati?
«Abbiamo semplificato. B e A2 possono essere di formazione per i giovani di talento. La B interregionale è il campionato che mancava. In pochi anni la riforma aiuterà i club a trovare la propria missione. L’obbligo tolto degli Under è in linea con lo svincolo totale:il messaggio è non creare categorie protette, ma premiare chi investe».

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