Datome: "Non è solo Milano-Virtus. E ripartiamo dalle strutture"

Intervista all'ex cestista azzurro, che ci racconta cosa sta facendo e parla della stagione alle porte, con un occhio alla prossima Nazionale
Datome: "Non è solo Milano-Virtus. E ripartiamo dalle strutture"© TVRG R.Garavaglia/ag. A.Liver

Gigi Datome inizia la sua seconda vita, ma non cambia. Parli di basket e finisce che ti chiede se hai visto il monologo di Valerio Aprea “Parla come parli” in Propaganda. Gigi ha una visione complessiva dell’esistenza che va oltre il canestro e forse anche per questo ha sempre fatto canestro quando contava. Lasciando da Mvp delle finali per il 30° scudetto di Milano e poi con il lungo addio romantico in azzurro al Mondiale.

Datome, domenica dove sarà? E cosa sta facendo?

"Sarò a vedere la partita di Milano. Sto lavorando, meglio studiando all’Olimpia da dirigente, il ruolo sarà definito, intanto cerco di guardare e capire tutto, dalla biglietteria al marketing. Mi godo la famiglia, mia moglie Chiara e la piccola Gaia. Vivo il basket sempre con grande partecipazione, ma non avverto la mancanza dell’agonismo. Cioè, so che arriverà quel momento".

Non dica che non ha più nemmeno fatto un tiro.

"No, non ancora. Verrà il momento. Ma anche in palestra con la squadra, se mi arriva la palla vicino la passo. Mi sto allenando, palestra e pesi, ma per una questione di benessere fisico, mentre negli ultimi anni l’agonismo era diventato logorante per il mio corpo".

Le diamo la bacchetta magica, cosa cambia subito nel nostro basket?

"Le strutture, non soltanto palasport belli e funzionali, accoglienti. Ma proprio la possibilità di rendere più accessibile la pallacanestro, come ogni altra disciplina: palestre nelle scuole, strutture per le società. Io ho avuto la fortuna di un papà appassionato e visionario che ha costruito il palasport a Olbia nel 1980. Piccolo, certo, ma ancora adesso funzionante. Ora è stato introdotto lo sport nella Costituzione. Vedremo come saranno nutrite queste parole importanti. E dall’anno scorso è stato dato accesso a insegnanti di Scienze Motorie nelle scuole di primo grado. Sono primi passi, ma c’è sempre bisogno di primi passi. Avvicinare i bambini, i giovani alla pratica sportiva, dare lavoro a chi ha competenze è fondamentale, necessario".

Veniamo al primo campionato senza Datome. Come se lo immagina.

"Io prima di parlare voglio sempre analizzare e per analizzare devo vedere, informarmi. Milano e Virtus formano un duopolio, virtuoso grazie a fi lantropi come Giorgio Armani e Zanetti. Hanno dato e stanno dando impulso, motivazioni anche gli altri club. Partono in pole, ma abbiamo dimostrato noi di Milano l’anno scorso in Eurolega e per vari motivi, che i pronostici possono essere sconfessati. La verità è che azzeccando giocatori, giovani, sistemi, creando un ambiente e una cultura tutti possono competere. Vero, il basket italiano sta ripartendo dopo il Covid, una tragedia che mi auguro davvero resti unica. Ora bisogna creare l’esperienza della partita da vedere direttamente, grazie a un accesso facilitato alle arene, parcheggi, bagni puliti, comfort, intrattenimento extra per attrarre pubblico e famiglie".

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Il Mondiale, le giovanili, hanno dimostrato che il basket può avere futuro. E, per dire, Bortolani alla prima gara ufficiale ha fatto vedere di poter giocare in una squadra di alto livello.

"Sì, ci sono giovani interessanti e il campionato può dare nuovi spunti, io me lo auguro. Al Mondiale c’erano Spagnolo, Procida e Diouf, la Nazionale entro breve sarà loro. Bortolani sta facendo molto bene anche in allenamento a Milano. Caruso lavora duro, qui. Ma ce ne sono altri, sono molto curioso di vedere Sasha Grant a Reggio Emilia. Ecco, spero che ognuno dei nostri ragazzi trovi il posto migliore in cui sviluppare le proprie qualità, il valore, far crescere il potenziale".

Lei ha vissuto un’estate con questi giovani. Cos’hanno di diverso rispetto alla vostra generazione?

"L’epoca diversa comporta un problema in più. Devono essere ancora più concentrati per rispondere alle sollecitazioni ambientali, strutturali, esterne. Perché il mondo, le parole dei tifosi, dei critici, entrano direttamente sullo strumento che abbiamo sempre in mano, lo smartphone. LeBron James, parlando di Wembanyama, ha detto che dovrà affrontare molte più difficoltà rispetto a lui che poteva concentrarsi sempre e soltanto sul gioco".

Ha scelto di ritirarsi prima di andare ai Giochi. Ma se andrà a Parigi cosa vorrà seguire?

"Oltre al basket dico subito i 100 metri, ho visto allenarsi qualche volta il mio amico Filippo Tortu e fa cose incredibili. In generale l’atletica ha un fascino unico, trasmette emozioni continue. Poi per amicizia seguirò Greg Paltrinieri e Tamberi, Gimbo offre un bellissimo spettacolo per come affronta la competizione".

Al Mondiale, il basket internazionale ha mostrato di poter competere con quello Nba. Ma i giovani seguono soprattutto la Nba.

"Giocano i migliori, la Nba non è un modello sostenibile in Europa, c’è l’Eurolega. Però si possono portare giocatori, la differenza non è incolmabile. Dal punto di vista organizzativo si può studiare e prendere ciò che si può esportare per avere un modello di business serio. Ma non è questione di più bello o più brutto, il basket europeo per avere spazio deve mantenere la propria identità, club storici, tifoseria, gioco. E per questo serve il contributo di tutti. Io sono contento di essere stato tra i fondatori dell’Elpa, l’associazione giocatori di Eurolega. Possiamo portare proposte, fare in modo che si evitino stagioni di 100 partite, perché è ovvio che non possano offrire tutte uno spettacolo godibile. Bisogna preservare, aiutare i giocatori. Si può rendere tutto più organico e dunque migliore. È un primo passo fondamentale aver messo la finestra per le Nazionali quando si ferma l’Eurolega, ora si può continuare su un tavolo comune, tra le varie associazioni. E giocatori e club non devono più scegliere".

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Obiettivo delle nostre due in Eurolega?

"Due ottime squadre, possono competere. Parlo di Milano, lavoro qui. A me la squadra piace molto, ha talenti, ha un’idea, un senso".

Col senno di poi, ci può dire cosa rede un giocatore come lei decisivo al massimo livello? Mica basta il talento, essere uno strepitoso tiratore.

"Mi sono sempre divertito tanto, e ho sempre lavorato tantissimo costruendo una fiducia più importante nei miei mezzi e non ho mai avuto paura delle responsabilità. Ma ho anche ricevuto la fiducia dei miei compagni, degli allenatori, forse perché vedevano il mio lavoro. Cominci e vedi che funziona, che sai segnare quel canestro. Del resto uno vive per quei momenti, le partite in cui non c’è più fatica, non c’è dolore, si entra in una dimensione diversa".

Papà Gigi Datome porterà Chiara al basket?

"Le farò provare tanti sport, giochi, cercherò di dirle che deve divertirsi per appassionarsi. A quel punto ognuno trova una strada. E non intervenire, non creare aspettative. Importante per un genitore è partire sapendo che lo 0,005 per cento dei figli diventa un professionista. Il motivo per fare sport è diverso. È crescere come persona, stare bene fisicamente, impari a vivere in una comunità".

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Gigi Datome inizia la sua seconda vita, ma non cambia. Parli di basket e finisce che ti chiede se hai visto il monologo di Valerio Aprea “Parla come parli” in Propaganda. Gigi ha una visione complessiva dell’esistenza che va oltre il canestro e forse anche per questo ha sempre fatto canestro quando contava. Lasciando da Mvp delle finali per il 30° scudetto di Milano e poi con il lungo addio romantico in azzurro al Mondiale.

Datome, domenica dove sarà? E cosa sta facendo?

"Sarò a vedere la partita di Milano. Sto lavorando, meglio studiando all’Olimpia da dirigente, il ruolo sarà definito, intanto cerco di guardare e capire tutto, dalla biglietteria al marketing. Mi godo la famiglia, mia moglie Chiara e la piccola Gaia. Vivo il basket sempre con grande partecipazione, ma non avverto la mancanza dell’agonismo. Cioè, so che arriverà quel momento".

Non dica che non ha più nemmeno fatto un tiro.

"No, non ancora. Verrà il momento. Ma anche in palestra con la squadra, se mi arriva la palla vicino la passo. Mi sto allenando, palestra e pesi, ma per una questione di benessere fisico, mentre negli ultimi anni l’agonismo era diventato logorante per il mio corpo".

Le diamo la bacchetta magica, cosa cambia subito nel nostro basket?

"Le strutture, non soltanto palasport belli e funzionali, accoglienti. Ma proprio la possibilità di rendere più accessibile la pallacanestro, come ogni altra disciplina: palestre nelle scuole, strutture per le società. Io ho avuto la fortuna di un papà appassionato e visionario che ha costruito il palasport a Olbia nel 1980. Piccolo, certo, ma ancora adesso funzionante. Ora è stato introdotto lo sport nella Costituzione. Vedremo come saranno nutrite queste parole importanti. E dall’anno scorso è stato dato accesso a insegnanti di Scienze Motorie nelle scuole di primo grado. Sono primi passi, ma c’è sempre bisogno di primi passi. Avvicinare i bambini, i giovani alla pratica sportiva, dare lavoro a chi ha competenze è fondamentale, necessario".

Veniamo al primo campionato senza Datome. Come se lo immagina.

"Io prima di parlare voglio sempre analizzare e per analizzare devo vedere, informarmi. Milano e Virtus formano un duopolio, virtuoso grazie a fi lantropi come Giorgio Armani e Zanetti. Hanno dato e stanno dando impulso, motivazioni anche gli altri club. Partono in pole, ma abbiamo dimostrato noi di Milano l’anno scorso in Eurolega e per vari motivi, che i pronostici possono essere sconfessati. La verità è che azzeccando giocatori, giovani, sistemi, creando un ambiente e una cultura tutti possono competere. Vero, il basket italiano sta ripartendo dopo il Covid, una tragedia che mi auguro davvero resti unica. Ora bisogna creare l’esperienza della partita da vedere direttamente, grazie a un accesso facilitato alle arene, parcheggi, bagni puliti, comfort, intrattenimento extra per attrarre pubblico e famiglie".

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