Zoff: "Juve, può essere l'anno buono per vincere la Champions League"

L'ex portiere e capitano dei bianconeri stamane ai microfoni de I Lunatici su Rai Radio 2 ha parlato di Napoli, Nazionale e del suo più grande rimpianto della carriera, Paul Gascoigne: "Mi faceva disperare. Una volta si è presentato in ritiro con il codino e 12 chili in più"
Zoff© Bartoletti

TORINO - La due giorni di Champions League si è chiusa con risultati positivi per le squadre italiane, con il Napoli che ha pareggiato sul difficile campo dei campioni in carica del Liverpool e l'Inter che con un secco 3-1 ha battuto lo Slavia Praga. Martedì era stata la volta della Juve, che con una splendida punizione di Paulo Dybala ha battuto l'Atletico Madrid e si è qualificata agli ottavi da prima del girone, con una partita di anticipo. Secondo Dino Zoff, ex numero uno e capitano dei bianconeri, che stamane ha parlato ai microfoni de I Lunatici su Rai Radio 2, quest'anno può essere quello giusto per alzare al cielo la coppa dalla grandi orecchie. "La Juve ha tutte le carte in regola per vincere la Champions League. Tante squadre di levatura hanno problemi. Il Bayern, il Barcellona e non solo. La concorrenza si è indebolita".

Il Napoli e il rapporto con Gascoigne

Zoff nel corso del programma ha parlato anche del Napoli, squadra in cui ha militato per ben cinque stagioni (dal 1967 al 1972) prima di passare proprio alla Juve. Sulle tensioni tra calciatori e società, commenta: "Non si deve arrivare a certe situazioni. Non so cosa sia successo, ma quel che sta accadendo è brutto e si creano dei presupposti poco felici. Non si deve arrivare a queste cose, bisogna risolverle prima. E non con gesti eclatanti. Non so chi ha torto o ha ragione, ma non si può arrivare a soluzioni così eclatanti".
Zoff ha vissuto una parte importante della propria carriera da tecnico alla Lazio, allenando campioni del calibro di Paul Gascoigne: "Per me era una disperazione. Era un grandissimo artista che ha disperso la sua arte. Io ho sempre invidiato gli artisti, loro creano, i portieri non creano nulla. Mi faceva impazzire di rabbia, ero dispiaciuto per lui, ha buttato via la sua arte malamente - sottolinea Zoff -. Mi piangeva il cuore per lui. Si capiva già all'epoca purtroppo che una volta finito di giocare avrebbe avuto problemi. È una logica conseguenza. Se quando sei al massimo del tuo lavoro è facile che quando smetti le cose possano peggiorare. Un anno arrivò in ritiro con dodici chili più del peso forma. Si presentò col codino e ingrassato di dodici chili. Ero disperato. Quando lo vidi arrivare al campo di allenamento chiesi chi fosse quel personaggio. Era Gascoigne. È il più grande dispiacere della mia carriera".

Zoff sulla Nazionale italiana: "La vedo particolarmente bene, Mancini è bravo"

Zoff è stato protagonista con la maglia della Nazionale sia da calciatore che da ct. Con i guantoni difese i pali azzurri nel trionfo mondiale del 1982, sulla panchina sfiorò l'Europeo nel 2000, quando gli azzurri si arresero in finale contro la Francia. A propisito della Nazionale di Roberto Mancini, l'ex numero uno azzurro sembra avere le idee chiare: "L'Italia la vedo bene. Particolarmente bene. Mancini è bravo, i calciatori son venuti fuori, c'è entusiasmo, questa squadra può dire la sua agli Europei". 

Zoff: "Sivori, Platini e Altafini i più forti con cui ho giocato"

L'ex ct azzurro riavvolge poi il nasto e torna a parlare del suo passato: "Quando ero allenatore e presidente della Lazio e andavamo in giro in Europa capitava che in aeroporto non mi chiedessero il passaporto. Ero apprezzatissimo. Da bambino avevo già il numero 1 tatuato sulle spalle. Sono all'antica, per me il portiere è sempre il numero 1, ora vedo che si utilizzano dei numeri a doppia cifra che non mi piacciono molto. Ho sempre fatto il portiere, anche da bambino. Il pensiero di giocare nella rappresentativa del paese per me era già un successo - continua Zoff -. Da ragazzino qualche volta sono stato bocciato in alcuni provini, forse perchè non sono alto, quindi non mi vedevano. Da giocatore sono sempre stato ipercritico. Non sono mai stato tranquillo, ho passato tante notti senza dormire anche se spesso non lo facevo vedere. Ero di una autocritica feroce. Mi chiedevo sempre se avevo fatto il massimo, mi sentivo sempre responsabile. I più forti con cui ho giocato? Sivori, Platini e Altafini".

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