Buongiorno Paolo Rossi, lei nel 1982 portava milioni di persone per le strade e nelle piazze.
«Oggi do il contrordine: state a casa! Mi raccomando, questa volta il Mondiale lo vinciamo senza mettere il naso fuori».
Come vive questi strani giorni a casa?
«Sono fortunato, vivo in campagna con la mia famiglia e riesco, quindi, a prendere un po’ d’aria. Mi rendo conto che in un appartamento in città può essere un po’ più dura. Però apprezzo questo senso di rallentamento, ritrovare il tempo per riprendere cose lasciate indietro e dedicare più tempo ai miei cari. E poi leggo e ascolto le notizie: il lavoro di chi informa è prezioso in questo periodo, quasi come quello dei medici».
Dottori e infermieri sono i nuovi eroi di questo Paese.
«Per me non sono nuovi, lo sono sempre stati. Ho sempre avuto ammirazione per chi fa quel lavoro: necessita di un senso di umanità che non tutti hanno, si sacrificano per tutti e adesso sono più che mai in prima linea. Hanno il mio applauso e il mio affetto. Sono un loro tifoso».