Paolo Rossi: “Italia, ce la farai!”

L’eroe di Spagna ‘82: «I bomber adesso sono i medici. Io insieme a tutti voi devo fare il mediano e difendere il risultato rimanendo a casa. Bravo Tuttosport! È bellissima l’iniziativa per l’Amedeo di Savoia. Dobbiamo aiutare chi ci aiuta»
Paolo Rossi: “Italia, ce la farai!”

Buongiorno Paolo Rossi, lei nel 1982 portava milioni di persone per le strade e nelle piazze.
«Oggi do il contrordine: state a casa! Mi raccomando, questa volta il Mondiale lo vinciamo senza mettere il naso fuori».

Come vive questi strani giorni a casa?
«Sono fortunato, vivo in campagna con la mia famiglia e riesco, quindi, a prendere un po’ d’aria. Mi rendo conto che in un appartamento in città può essere un po’ più dura. Però apprezzo questo senso di rallentamento, ritrovare il tempo per riprendere cose lasciate indietro e dedicare più tempo ai miei cari. E poi leggo e ascolto le notizie: il lavoro di chi informa è prezioso in questo periodo, quasi come quello dei medici».

Dottori e infermieri sono i nuovi eroi di questo Paese.
«Per me non sono nuovi, lo sono sempre stati. Ho sempre avuto ammirazione per chi fa quel lavoro: necessita di un senso di umanità che non tutti hanno, si sacrificano per tutti e adesso sono più che mai in prima linea. Hanno il mio applauso e il mio affetto. Sono un loro tifoso».

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Questa battaglia contro il virus, effettivamente, è vissuta come una partita: ci sono molte metafore sportive.
«La mia storia lo insegna: nulla è impossibile per questo Paese. L’Italia è grande, soprattutto quando la sfida sembra impossibile, sappiamo tirare fuori risorse impensabili. I dottori e gli infermieri oggi sono i veri bomber, io questa volta devo fare il mediano, insieme a tutti voi, e restare a casa per difendere il risultato. Niente colpi di testa o dribbling, la fantasia lasciamola a chi cura e chi cerca un vaccino, noi rimaniamo uniti come una vera squadra. Possiamo ripetere il miracolo del 1982 e vincere insieme quest’altro Mondiale».

Effettivamente ci stiamo riscoprendo un Paese unito, come durante Mondiali e Olimpiadi
«Il mondo dello sport ispira sempre questi sentimenti. Nello sport si vince sempre tutti insieme. Lo sport, oltretutto, è disciplina e la disciplina, mai come in questi giorni, è necessaria. Vorrei che nessuno facesse di testa sua, ma tutti lavorassimo insieme, stando a casa per sconfiggere il virus. Uscire, disobbedire alle disposizioni è come farci un clamoroso autogol».

Leggi l’intervista completa sull’edizione odierna di Tuttosport

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Buongiorno Paolo Rossi, lei nel 1982 portava milioni di persone per le strade e nelle piazze.
«Oggi do il contrordine: state a casa! Mi raccomando, questa volta il Mondiale lo vinciamo senza mettere il naso fuori».

Come vive questi strani giorni a casa?
«Sono fortunato, vivo in campagna con la mia famiglia e riesco, quindi, a prendere un po’ d’aria. Mi rendo conto che in un appartamento in città può essere un po’ più dura. Però apprezzo questo senso di rallentamento, ritrovare il tempo per riprendere cose lasciate indietro e dedicare più tempo ai miei cari. E poi leggo e ascolto le notizie: il lavoro di chi informa è prezioso in questo periodo, quasi come quello dei medici».

Dottori e infermieri sono i nuovi eroi di questo Paese.
«Per me non sono nuovi, lo sono sempre stati. Ho sempre avuto ammirazione per chi fa quel lavoro: necessita di un senso di umanità che non tutti hanno, si sacrificano per tutti e adesso sono più che mai in prima linea. Hanno il mio applauso e il mio affetto. Sono un loro tifoso».

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