La rivolta dei medici, Castellacci: “Noi senza tutele e mai coinvolti…”

Il presidente dell’Associazione italiana medici del calcio, ex capo dello staff medico Italia: “Nessuna risposta dalla Figc. Con questo protocollo non si può giocare”
La rivolta dei medici, Castellacci: “Noi senza tutele e mai coinvolti…”© lapresse

Il Governo non ha messo in sicurezza la ripartenza del calcio - così come non ci è riuscito per gran parte delle attività imprenditoriali del Paese - ma di sicuro ha ottenuto un altro “successo storico” dopo quello di aver messo d’accordo Lega di Serie A e Aic: ha scatenato la rivolta dei medici del calcio. Che, in seguito alle deliberazioni del Comitato tecnico scientifico, vengono indicati come il la pietra angolare delle responsabilità pur senza essere mai stati invitati al tavolo delle trattative. Che, poi, ci fosse un buco grosso come una casa lo si era già capito con le dimissioni di Rodolfo Tavana, medico del Torino e rappresentante indicato dalla Lega di A, e con l’errore della Figc di non nominare nel proprio comitato un rappresentante “ufficiale” che unisse le istanze di una categoria fondamentale, ma variegata e non ancora rappresentata a livello federale. Non è un caso che, dal momento della pubblicazione del protocollo del cts, il telefono di Enrico Castellaci, presidente dell’Associazione medici italiani di calcio (Lamica) e per anni, compreso quello mondiale del 2006, sia preso d’assalto dai colleghi: «Inutile negarlo: c’è grande preoccupazione. Abbiamo già allertato i legali della nostra associazione perché facciano le loro osservazioni dopo aver letto i protocolli. Il medico del calcio è l’anello debole della catena, l’unico che non ha un contratto depositato in Lega. Ho già ricevuto molte lettere di colleghi dalla Serie B che minacciano le loro dimissioni in caso non venisse rivista la questione della responsabilità, che diventa una responsabilità penale. I club si devono assumere le loro responsabilità: noi non possiamo essere gli unici responsabili. Senza scordare che serve un’altra figura, come il medico competente, per i dipendenti non calciatori».

La sensazione è che il Governo abbia voluto scaricare la responsabilità su altri, è d’accordo?
«E’ evidente che sia così. E i medici non le rifiutano, ma questa semplificazione diventa grossolana, soprattutto perché la categoria non è stata rappresentata al tavolo nonostante siano i più esperti».

Perché la Figc non ha convocato al tavolo anche lei?
«Non ne ho idea, anche perché non ci sono problemi di rapporti tra noi. Ho scritto una lettera pacata al presidente federale, ma non ho ricevuto risposta: ma io non faccio discorsi personali, rappresento l’associazione. Ogni Lega ha nominato un proprio rappresentante: una scelta politica che però non basta a ad avere peso contrattuale durante la stesura dei protocolli, Che, peraltro, vanno stilati in modo da poter essere rispettati concretamente e non solo in modo teorico. E chi meglio dei medici di calcio ha il polso della situazione?».

Senta, la sensazione è che il ministro dello sport non abbia la forza, o il coraggio, per bloccare il campionato ma che non faccia nulla per facilitarne la ripartenza, anzi...
«Certo, la quarantena determina un grosso handicap. Soprattutto dopo che iniziano le trasferte il pericolo di contaminazione è più alta: basta un solo giocatore e si blocca il campionato. Questo crea delle perplessità non indifferenti sulla vera volontà di ripartire, ci facciano capire se ne hanno voglia. Senza dimenticare un altro aspetto fondamentale relativo ai calciatori».

Quale?
«Che non ci sono solo quelli di A e B, ma anche quelli di C e i dilettanti: anche se non ci sarà il campionato dovranno potersi allenare. Un atleta non può stare fermo così a lungo senza avere conseguenze successive. Anche in questo caso i protocolli devono poter essere onorati».

Quale sarebbe il protocollo migliore da adottare?
«Quello della Bundesliga, senza dubbio: l’unico che evidenzi una reale volontà di ripartire. Isolamento di eventuali contagiati e tamponi agli altri».

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